Daniela Lucangeli propone una vera e propria rivoluzione per cambiare scuola e didattica: quella del sorriso.
Una rivoluzione che, se apparentemente silenziosa, può davvero cambiare il modo con cui bambini e bambine si approcciano alla conoscenza.
Una didattica che affonda le proprie radici nella parte emotiva del cervello, una didattica che non chiede apprendimenti formali, ma che attiva percorsi e chiede di agire con naturalezza, senza ansia e senza paure: con il sorriso, appunto.
Insegnanti e discenti coinvolti in un unico percorso che non è quello del
io insegno-tu apprendi-io verifico
ma quello di
tracciare strade e fornire strumenti
per il viaggio più bello e entusiasmante: quello della scoperta e della costruzione della conoscenza.
Attività in classe: domino matematici
L’attività comprende tre serie con tipologie di calcoli diversi
Si sviluppa con l’utilizzo del materiale per il calcolo e la verifica: perle, quadrati del cento e tavola pitagorica
Il domino si sviluppa a terra, una serie dopo l’altra.
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In un’epoca in cui la messaggistica e la rapidità comunicativa tolgono spesso spazio alle parole e all’ascolto attivo, si fa quanto educare al dialogo.
Genitori, insegnanti e educatori rivestono un ruolo fondamentale questo senso perché è proprio all’interno di un contesto educativo e sociale che si sviluppano tutta una serie di competenze che concorrono alla costruzione di un dialogo costruttivo; il loro ruolo è quello di farsi facilitatori di dialogo fin dalla più tenera età.
Spesso associamo l’idea del dialogo costruttivo alle sole situazioni di conflitto, all’interno delle quali il dialogo facilita la reciproca comprensione e favorisce una risoluzione pacifica.
In realtà la capacità di dialogare costruttivamente va ben oltre il conflitto e concorre alla formazione più profonda e completa della persona rendendola successivamente capace di contribuire positivamente alla contribuire alla costruzione di una società migliore.
Educare al dialogo significa sviluppare tutte quelle competenze sociali e relazionali in grado di rendere i bambini sempre più empatici e rispettosi delle emozioni e dei sentimenti dell’altro.
Non esiste dialogo senza ascolto; non esiste dialogo senza punti di incontro.
Educare al dialogo significa principalmente vivere il dialogo in contesto, a casa e a scuola; significa dare attento ascolto e ricevere successivamente lo stesso attento ascolto; significa mostrare attivamente la capacità di cambiare prospettiva e la volontà fattiva di cercare nuovi spazi di intesa e comprensione…
Ma…come si educa al dialogo?Come farsi facilitatori di dialogo?
Farsi “facilitatori di dialogo” implica approfondire il ruolo che l’adulto può svolgere per promuovere e sostenere una comunicazione efficace e rispettosa tra i bambini incoraggiando l’ascolto e il dialogo in ogni contesto, ma sicuramente non farsi facilitatori di dialogo non significa mai “spiegare come”.
L’esempio
Genitori e insegnanti devono fungere da modelli di comportamento, dimostrando nelle loro interazioni quotidiane come si comunica in modo rispettoso e costruttivo.
Mostrare empatia, ascoltare attentamente e rispondere in modo ponderato sono tutte competenze che i bambini possono apprendere osservando gli adulti di riferimento.
Ambiente Sicuro e Accogliente
Per favorire il dialogo, è fondamentale creare un ambiente in cui i bambini si sentano sicuri e accolti. Questo non vuol dire semplicemente creare uno spazio fisico confortevole, ma soprattutto un clima emotivo positivo in cui i bambini si sentano liberi di esprimere i propri pensieri e sentimenti, incoraggiandoli all’apertura e alla condivisione.
Ascolto Attivo
L’ascolto attivo è una componente essenziale del dialogo costruttivo. I facilitatori devono essere capaci di ascoltare con attenzione, dedicando tempo e prendendosi tempo per rispondere in modo ponderato alle tante richieste e ai tanti perché. Parafrasare e fare domande chiarificatrici avvia anche il momento dell’ascolto ad una situazione dialogica improntata all’empatia.
Empatia e comprensione
Educare i bambini all’empatia significa aiutarli a comprendere e rispettare i sentimenti e le prospettive degli altri. Anche la lettura di storie può incoraggiare e stimolare la condivisione delle emozioni e la riflessione sulle esperienze altrui.
Il conflitto
Uno degli aspetti più critici del dialogo costruttivo è la capacità di gestire i conflitti in modo sano. I facilitatori devono mostrare e promuovere tra i bambini tutte quelle strategie di risoluzione dei conflitti che non coinvolgano l’aggressività o la sottomissione, ma che piuttosto spingano alla ricerca di soluzioni win-win in cui entrambe le parti possano ricevere un vantaggio rispetto alla situazione iniziale e ciò include necessariamente la capacità di negoziare e mediare.
Gli strumenti: i giochi
Esistono molti strumenti educativi e giochi progettati per sviluppare le competenze comunicative nei bambini che non solo rendono divertenti gli apprendimenti, ma che, al contempo, invitano ad interagire con gli altri in modo rispettoso e produttivo.
Feedback Costruttivo
Il feedback è essenziale per il miglioramento continuo. Offrire ai bambini feedback specifici sulle loro abilità comunicative e offrire loro anche ulteriori punti di vista spinge sicuramente al miglioramento continuo.
Visita lo SHOP per scoprire tutti i materiali disponibili
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Lily è una piccola rana con lo spirito è quello della grande esploratrice. Un giorno decide di uscire dal suo placido stagno e, con un salto, inizia il suo primo viaggio. Quello di Lily sarà un viaggio entusiasmante che la porterà a esplorare l’inesplorato e a scoprire l’esistenza di alcune delle meravigliose creature che si prendono cura del pianeta che le ospita, ognuno per la sua parte: api, farfalle, chiocciole e formiche. Un libro per leggere e per fare, ricco di attività e spunti didattici per nuove esplorazioni nel mondo delle scienze, della grammatica, della matematica e della lingua inglese.
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Scoprire il mondo delle api anche attraverso gli strumenti utilizzati dagli apicoltori che se ne prendono cura.
In classe, grazie al materiale messo a disposizione da un apicoltore abbiamo pensato di realizzare una piccola mostra aperta a tutti.
Dagli strumenti, alle leggende, dalle leggende alla storia.
Facendo ricerche i bambini hanno scoperto che il rapporto tra l’uomo e l’ape è iniziato in tempi lontanissimi: già al tempo degli antichi Egizi, l’uomo aveva piena consapevolezza dell’insostituibile ruolo che l’ape riveste per il benessere dell’ambiente.
Proprio per questo, l’ape era considerato un insetto sacro donato all’uomo proprio dal dio Ra.
Fonti storiche dimostrano che già gli Egizi costruivano arnie in terracotta e raccoglievano il miele.
I suoi utilizzi erano innumerevoli: andavano dall’alimentazione alla cura, dall’ imbalsamazione alla profumazione, dalla cosmesi ai collanti per prodotti artistici.
Oggi le nostre arnie non sono di terracotta e sono strutturate in modo diverso per rispettare al meglio le necessità dell’ape e del suo ciclo vitale e riproduttivo.
Come è fatta un’arnia?
Con un po’ di ricerche sono state individuate le parti che compongono un’arnia.
L’arnia ha ben 11 componenti ed ogni componente ha uno specifico ruolo.
Con scatole da scarpe, cartone e fantasia, l’arnia è stata riprodotta e ha trovato un posto d’onore tra i materiali messi in mostra.
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Poco a poco, orti, giardini, boschi e parchi si riempiono di una miriade di specie diverse di farfalle, ognuna con la sua unica combinazione di colori e disegni.
Le farfalle, attratte dal nettare zuccherino volano di fiore in fiore e spostandosi trasportano il polline che rimane inevitabilmente attaccato al loro corpo, in particolare alle zampe e alla proboscide.
Il polline viene così trasferito da un fiore all’altro proprio mentre le farfalle si nutrono.
L’interazione tra farfalle e fiori favorisce la diversità genetica delle piante e contribuisce alla riproduzione delle specie vegetali.
Senza le farfalle, molte colture sarebbero a rischio, compromettendo la diversità e l’abbondanza dei nostri alimenti.
All’interno dell’ecosistema, le farfalle svolgono un importante ruolo anche come fonte di cibo per altri animali. Le loro larve, i bruchi, sono una preziosa risorsa alimentare per uccelli, rettili e altri insetti.
La scomparsa delle farfalle potrebbe avere un impatto negativo sulla catena alimentare, influenzando la biodiversità complessiva dell’ambiente in cui viviamo.
La conservazione delle farfalle e dei loro habitat è cruciale per mantenere l’equilibrio degli ecosistemi e la biodiversità e per preservare gli habitat necessari a fornire loro una varietà di fiori e piante ospiti possiamo fare sicuramente molto di più.
Senza le farfalle e altri insetti impollinatori, molti degli alimenti che apprezziamo e da cui dipendono la nostra energia e il nostro benessere sarebbero a rischio.
Osservazione, cura protezione
Con l’arrivo della bella stagione si moltiplicano molte sono le opportunità per osservare da vicino le farfalle nel loro habitat naturale.
Possiamo seguire il loro volo aggraziato, ricercare e imparare i nomi delle diverse specie distinguendole per forma e colori e apprezzare la loro importanza ecologica.
Possiamo scoprire i segreti del loro ciclo vitale e conoscere la loro straordinaria metamorfosi.
Possiamo anche creare giardini e balconi accoglienti per le farfalle, piantando fiori ricchi di nettare e piante ospiti per le larve contribuendo fattivamente alla loro conservazione e alla loro protezione per il bene dell’intero pianeta.
Lily è una piccolissima rana, ma il suo spirito è quello della grande esploratrice. Con un salto, inizia il suo primo viaggio; un viaggio entusiasmante che la porterà a esplorare l’inesplorato e a scoprire l’esistenza di alcune delle meravigliose creature che si prendono cura del pianeta che le ospita, ognuno per la sua parte: api, farfalle, chiocciole e formiche. Ma anche lo stagno le riserva delle sorprese: uova e girini popolano l’acqua. Lily scopre così la straordinaria metamorfosi della rana. Un libro, come nella tradizione di Montessorianamente Libri, per leggere e per fare, ricco di attività e spunti didattici per nuove esplorazioni nel mondo delle scienze, della grammatica, della matematica e della lingua inglese.
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L’antica arte di tessere e la parola cucita; dalle radici all’arte.
“Giocavo con grande serietà, ad un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte”
Maria Lai- Ulassai, 27 settembre 1919 – Cardedu, 16 aprile 2013
Legarsi alla montagna- 8 settembre 1981
Dopo infinite peregrinazioni, nel 1979, Maria Lai ritorna nel suo paese d’origine, Ulassai.
Il sindaco pensa subito di chiederle la realizzazione di un monumento in ricordo dei Caduti in Guerra del posto.
Maria Lai rifiuta e propone invece qualcosa di diverso: non un monumento che guarda al passato, ma un’opera fatta e pensata per il presente.
L’opera matura lentamente nella mente creativa di Maria Lai.
E per ascoltarla, ascolta a sua volta.
L’ispirazione arriva da un’antica leggenda che narra un fatto realmente accaduto ad Ulassai nel lontano 1861.
Una bambina viene mandata sulla montagna a portare del pane ai pastori.
Giunta sul luogo, sente il brontolio del tuono: sta per scoppiare un temporale.
La bambina si rifugia, allora, in una grande grotta e proprio qui trova tutte le greggi e i pastori che si riparano, aspettando la fine della bufera.
La bambina ascolta il fragore dei tuoni e osserva silenziosa lo squarcio dei lampi.
Ad un tratto, qualcosa la incuriosisce: un nastro azzurro volteggia nell’aria trasportato dal vento.
Anche i pastori lo notano, ma non gli danno importanza, lo giudicano una frivolezza.
Ma per la bambina, capace di stupore, il richiamo è irresistibile e corre dietro al nastro incurante nella pioggia.
In quel momento la grotta frana e inghiotte dentro di sé greggi e pastori.
In un attimo quello che era non è più.
Il nastro azzurro e il suo volteggiare erano stati salvezza.
La gente del posto, gridò al miracolo e conservò il ricordo di quel catastrofico giorno e dello strano volteggiare del nastro azzurro.
E il ricordo, di generazione in generazione, si è arricchito di mistero e fantasia, fino a divenire leggenda; la leggenda ispiratrice dell’opera di Maria Lai.
L’insegnamento della leggenda è semplice e grandioso allo stesso tempo: l’inutile è indispensabile.
Non c’è cosa più necessaria del superfluo.
É da questa consapevolezza che prende corpo l’idea di Maria Lai: legare tra loro tutte le case del paese con un lungo nastro azzurro e il nastro azzurro alla montagna sovrastante come simbolo della complicità tra gli uomini e di interrelazione tra uomo e natura e tra uomo e trascendente.
Dalla leggenda al monumento vivente
Le proposte della Lai suscitano il risvegliarsi di antichi rancori tra abitanti.
Molte sono le critiche, molti i rifiuti a collaborare.
Ma Maria Lai non si ferma; ascolta una ad una le famiglie del paese e, insieme a loro, giunge ad una decisione: il nastro azzurro non legherà semplicemente le case, ma racconterà qualcosa del rapporto che corre tra casa e casa: se a legarle c’è un rapporto di affetto e parentale il nastro si arricchirà di un pane della festa; se c’è un legame di amicizia, di un nodo; se invece, come spesso capita, c’è rancore e odio il nastro sarà solamente teso.
Le donne, lentamente, furono le prime a lasciarsi coinvolgere e piano piano, l’idea si espanse e prese forma.
L’opera di realizzazione durò tre giorni.
Protagonista era un nastro azzurro lungo 27 km donato da un commerciante del paese.
Il primo giorno il nastro venne tagliato in numerosissimi pezzi, il secondo fu distribuito agli abitanti e il terzo, fu legato fra porte, finestre e terrazze di case, ridisegnando le relazioni vecchie e nuove fra donne, bambini, pastori e anziani.
L’opera “presente” si trasformò in qualcosa senza precedenti: una co-realizzazione.
Ad un segnale convenuto tutti si misero in moto per sistemare e legare il loro nastro.
Alla fine della giornata, tutta Ulassai appariva come un lavoro di telaio: ogni casa, capanna, stalla e i grandi e i piccoli edifici di ogni genere erano legati tra loro come in un arazzo realizzato al telaio.
L’opera della Lai però non è rintracciabile nel solo arazzo che ha legato gli edifici, ma in quei legami che ognuno ha rielaborato, rinforzato e modificato realizzando il progetto dell’artista.
Non semplicemente un’opera, ma un’opera relazionale che solo in un secondo tempo ha trovato posto nella storia dell’arte.
Attività in classe
Grazie al progetto “Diario visivo” le bambine e i bambini della classe sono entrati in contatto con la storia dell’artista e al concetto base di “essere è tessere”; tessere legami, relazioni, parole…
Spedire bellezza, questo il compito: ogni bambino ha realizzato una cartolina seguendo le orme dell’artista; le cartoline sono state poi spedite ad una classe gemellata di un’altra regione in uno scambio virtuoso di pensieri cuciti.
Il laboratorio può essere replicato anche tra classi di uno stesso plesso, tra classi di scuole limitrofe o dello stesso istituto.
I materiali sono tutti di recupero: ritagli di stoffa, fili, pezzi di cartoncino colorato.
La cartoline sono state realizzate su due cartoncini: uno del formato cartolina 13×18 ed una più piccola 10×15.
Sul cartoncino più piccolo sono state realizzate le opere con i ritagli di stoffa e successivamente cucite riproducendo i fili di un telaio, in tutto, in parte, in angolo.
Ognuno secondo il suo sentire e la sua creatività.
A opera finita, i cartoncini sono stati incollati su quello più grande.
La cartolina, con l’indirizzo generico della classe a cui è dedicata e il francobollo handmade, insieme ai saluti riportava il titolo dell’opera e l’idea sottesa.
Lily, piccola rara esploratrice alla scoperta delle piccole creature che si prendono cura del pianeta e della sua stessa metamorfosi; un libro per leggere e per fare, adatto anche per il periodo estivo, ricco ricco di attività e spunti didattici.
La favola delle parti del discorso di Mara Montessori; alla narrazione seguono attività e spunti didattici per l’apprendimento divertente della grammatica, a casa e a scuola.
Primo libro della collana “Leggere con Maria Montessori” dedicato al bosco. Cosa si trova in un bosco? Basta leggere e osservare. Le parole si associano alle immagini e ai colori. E parola dopo parola, i suoni prendono forma legandosi quasi magicamente uno con l’altro. Scoprirsi in grado di leggere un libro da soli è qualcosa di edificante in grado non solo di generare autostima e fiducia nelle proprie capacità, ma di mantenere vivo l’interesse per la lettura e la voglia di conoscere ed esplorare altri libri. Il libro offre una parte dedicata alle prime attività per la scrittura in corsivo; un libro per leggere e per fare.
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Dal libro dei perché all’albo illustrato; Gianni Rodari
Erano gli anni cinquanta quando Rodari rispondeva nella sua rubrica su “L’Unità” ad un bambino che gli chiedeva perché la sua mamma dovesse andare sempre a lavorare.
La sua risposta sorprende e cambia, in poche battute, il volto della donna, disegnandone uno completamente nuovo, andando sicuramente controcorrente rispetto al suo tempo.
Ne esce un profilo di donna tutto nuovo; una donna forte e dignitosa, creativa e proattiva.
Donna, prima ancora che mamma.
Donna; donna che si muove da sempre in una società che spesso non accetta e non approva; una società che impedisce e che limita…
La risposta di Rodari sorprende per la leggerezza del modo e per la grandezza del messaggio.
Con quella stessa leggerezza con cui abbatte stereotipi e combatte pregiudizi, immagina un nuovo futuro tra madri e figli, tra donna famiglia e società.
Forse, ancora oggi, a settant’anni di distanza, abbiamo ancora bisogno di immaginarlo quel futuro…
Buona festa delle mamma a tutte le mamme
“Il perché la mamma deve andare a lavorare” è diventato un albo, genialmente illustrato da una delle migliori illustratrici italiane di rilievo internazionale, Chiara Carrer.
Perché la mia mamma deve andare a lavorare tutti i giorni, invece di restare a casa come piacerebbe a me e ai miei fratellini?
Ho un po’ idea che ti piacerebbe tanto se la mamma restasse sempre a casa a fare la domestica a te e ai tuoi fratellini, a lucidare le vostre scarpine, a lavare i vostri fazzolettini, e tanti altri eccetera, ecceterini. Non so che lavoro faccia la tua mamma ma sarà certo un lavoro utile: utile a voi (per i soldi che può guadagnare) e utile a tutta la società. E voi dovreste ammirarla ancora di piú, non soltanto perché è la vostra mamma, ma perché è una donna che lavora: una donna importante, e brava. Le scarpe le potete lucidare da soli, i fazzoletti li potete dare alla lavandaia, poi vi potete mettere alla finestra ad aspettare che la mamma torni per domandarle: «Che cos’hai fatto oggi? Parlaci del tuo lavoro e insegnaci a diventare bravi come te».
Un percorso per andare al di là della semplice celebrazione e per arricchire la festa di un significato più profondo.
Un percorso per ritrovare origini e radici.
Il materiale propone un percorso a ritroso per scoprire le origini della festa della mamma, dagli antichi Greci ai Romani, passando per il movimento pacifista degli Stati Uniti del primo Novecento fino ad oggi.
Il materiale completo disponibile nello shop comprende:
-Greci; feste legate alle divinità femminili e miti
-Romani; feste, divinità femminili e festa della mamma più propriamente detta
-Stati Uniti; dal movimento pacifista alla festa della mamma come giorno di pace
-Ufficializzazione della festa
-La festa della mamma nel mondo
-la festa della mamma in Italia; dalla prima celebrazione ad oggi
Arricchiscono il materiale numerose attività di rielaborazione
La storia della festa in Italia, dalla prima celebrazione ad oggi.
Il materiale comprende esercitazioni di vario tipo.
Lily è una piccolissima rana, ma il suo spirito è quello della grande esploratrice. Con un salto, inizia il suo primo viaggio; un viaggio entusiasmante che la porterà a esplorare l’inesplorato e a scoprire l’esistenza di alcune delle meravigliose creature che si prendono cura del pianeta che le ospita, ognuno per la sua parte: api, farfalle, chiocciole e formiche. Ma anche lo stagno le riserva delle sorprese: uova e girini popolano l’acqua. Lily scopre così la straordinaria metamorfosi della rana. Un libro, come nella tradizione di Montessorianamente Libri, per leggere e per fare, ricco di attività e spunti didattici per nuove esplorazioni nel mondo delle scienze, della grammatica, della matematica e della lingua inglese.
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Le attività con i triangoli costruttori permettono ai bambini una visuale diversa delle figure piane.
Non più semplicemente triangolo, quadrato, rettangolo e trapezio, ma un triangolo isoscele fatto da due triangoli rettangoli, un quadrato formato da due triangoli, un rettangolo formato da due quadrati o da quattro triangoli e un trapezio formato da un quadrato e un triangolo o molto molto altro ancora.
Le figure piane acquisiscono una loro posizione all’interno dello spazio; una posizione che si origina da rotazioni, traslazioni e composizioni.
Una figura non è mai solo se stessa, ma può essere vista come una composizione di figure.
L’osservazione di una figura si arricchisce di una visione più propriamente geometrica che va oltre la prima percezione facendo spazio a ipotesi e nuove creazioni.
I poligoni regolari si compongono e si scompongono dando origine a ipotesi deduttive di notevole rilevanza cognitiva.
Attività in classe
Dopo le sperimentazioni con il materiale concreto, si può passare ad un livello che si avvicina maggiormente all’astrazione.
Quella proposta per il calcolo dell’area dei poligoni regolari è un’attività che ancora una volta parte dalla sperimentazione concreta, ma per condurre verso l’autonomia operativa.
Dalla figura al calcolo dell’area
I primo passo è quello della squadratura del foglio con squadra e compasso.
Dal punto di incontro delle diagonali si traccia una circonferenza e si procede con la costruzione tecnica dell’esagono.
L’esagono risulta visibilmente suddivisibile in sei triangoli che vengono colorati diversamente.
I triangoli, colorati e ritagliati, possono essere messi in fila rendendo spontanea la deduzione:
area di 6 triangoli= area esagono 6x(bxh):2= area esagono
L’altezza del triangolo è uguale alla misura dell’apotema dell’esagono (distanza dal centro al lato) e la sua base è uguale al lato dell’esagono; in modo altrettanto spontaneo, osservando i triangoli colorati, i bambini deducono che:
6 volte la misura del lato= alla misura del perimetro
l’area dell’esagono sarà dunque facilmente calcolabile utilizzando la formula naturalmente dedotta
A = P x apotema
Le carte per l’attività autonoma
Una serie di carte numerate propone un percorso di analisi e riflessione sui poligoni regolari:
definizione, principali poligono regolari, apotema, numeri fissi, tabella dei numeri fissi, formule inverse e modalità di ricavo e tabella delle formule inverse.
Chiude il percorso di studio una serie di 6 problemi con i poligoni regolari tutti rigorosamente con tavola di controllo.
Materiale stampabile
Due schede di lavoro che partendo dalle caratteristiche dei poligoni regolari, definiscono e chiariscono il concetto di apotema e guidano alla deduzione dell’area dei poligono regolari.
La scheda propone un esagono già suddiviso in triangoli pronto per l’attività autonoma di deduzione per l’area secondo le modalità sopra indicate.
Dalle misure approssimative alle misure convenzionali; un percorso di scoperta e sperimentazione
Tutto comincia con il racconto di una favola africana con un cinghiale che gareggia con un camaleonte.
Come misurare la distanza dal punto di arrivo?
Il camaleonte deicide di usare una parte del proprio corpo, quella più lunga, la coda.
La narrazione della favola è il punto di partenza per sperimentare misurazioni con il proprio corpo.
Misure corte: quaderno, penna, astuccio…
Misure lunghe: letto, tavolo, computer
O ancora più grandi: la stanza e il giro della stanza.
Pollici, spanne, palmi, cubiti, iarde, piede, passo e doppio passo.
Il percorso prosegue con le misurazioni di ciò che abbiamo intorno: in classe, nei locali della scuola e in giardino…bambine e bambini vanno a caccia di misure con carte e penna per registrare.
Banchi, sedie, lavagne, cartelloni, rochi degli alberi, aiuole, stanze, selciati…
Pollici, spanne, palmi, cubiti, iarde, piede, passo e doppio passo.
Tutto diventa misura.
Tutto si trasforma in un gioco.
Un gioco che struttura e che fa riflettere.
Confrontandosi, i bambini osservavano che le loro misurazioni non coincidono; sia che si tratti di cose molto diverse, come l’albero o il banco, che di cose uguali, come i quaderni.
Perché?
La scoperta è stata tanto semplice quanto importante, e non solo per le misurazioni, ma anche per una ovvia deduzione che riaffiora con tutta la sua forza: siamo tutti uguali, ma tutti diversi, anche nella misura dei nostri palmi, dei nostri pollici e nei nostri passi…
Da qui, a comprendere come nel corso della storia l’uomo abbia sentito la necessità sempre più forte di trovare misure convenzionali, il passo è breve.
A disposizione dei bambini sono stati messi metri di diverso tipo.
metri a nastro, a stecche , retrattili…
I bambini li hanno osservati e confrontati.
Si sono chiesti perché fossero rigidi o morbidi e perché non tutti uguali.
Era importante provare.
E i bambini lo hanno fatto: hanno provato a misurare la circonferenza della vita con il metro a stecche o l’altezza del tavolo con quello a nastro…
Erano divertiti, emozionati e coinvolti.
Erano protagonisti delle loro scoperte e delle loro deduzioni.
Ma come è fatto il metro?
Il confronto tra la catena del 100 montessoriana e il metro a stecche non ha avuto bisogno di parole.
La catena del 100 con 10 bastoncini del dieci ed ogni bastoncino con dieci perle.
Il metro con 10 stecche ed ogni stecca 1 centimetro.
La decina e il decimetro.
Era sicuramente arrivato il momento per costruire il metro.
Tutti fremevano dalla voglia di misurare.
Carta forbici e fogli a quadretti da 1/2 centimetro.
10 strisce con 10 numeri, da 0 fino a 100.
Ogni striscia un decimetro.
Ogni decimetro dieci centimetri per un totale di 100 centimetri.
Ognuno ha “scoperto” il suo metro costruendolo.
Attività outdoor
L’uscita in giardino con i 19 metri in mano è stata entusiasmate: foglie, tronchi, panche bambini e maestre tutto è stato misurato e confrontato!
Videotutorial per la costruzione del metro
Materiali scaricabili
La storia del camaleonte e del cinghiale per introdurre la misurazione; piccola nomenclatura del metro
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