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Month: Maggio 2025

C’era una volta… e ancora c’è: il valore pedagogico della fiaba nel quotidiano educativo

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“Tutto ciò che il bambino apprende nella prima infanzia, lo apprende col cuore.”
— Maria Montessori

Illustrazione dal libro di Allen Say, Kamishibai man 2005 Houghton Mifflin Company Boston ed editato per l’Italia nel 2019 da Edizioni Artebambini

La fiaba ha attraversato i secoli, le culture e le generazioni. E continua a farlo, ogni volta che un adulto si prende il tempo di narrare e un bambino si apre all’ascolto. Ma che valore ha oggi, in una scuola sempre più orientata alla realtà, all’efficienza e al risultato? In questo articolo vogliamo riscoprire il significato profondo della fiaba nel percorso educativo, alla luce di una visione pedagogica ispirata al pensiero montessoriano, con proposte operative per dare alla fiaba un posto vivo nella didattica.


Perché raccontare ancora fiabe?

La fiaba è un linguaggio universale. Parla con immagini semplici ma cariche di simboli, che il bambino coglie in modo intuitivo. Non ha bisogno di spiegazioni: mostra il mondo, i suoi conflitti e le sue possibilità attraverso la narrazione.

Le fiabe non raccontano la realtà, ma preparano ad affrontarla, proprio perché la trasfigurano in qualcosa di comprensibile e gestibile per il bambino.

La loro struttura narrativa – con prove, errori, aiuti, trasformazioni – riflette il processo stesso della crescita. E quando l’eroe o l’eroina della fiaba compie il proprio cammino, anche il bambino si sente rafforzato nel suo.


La fiaba nella visione montessoriana

Maria Montessori non ha introdotto l’uso della fiaba nella primissima infanzia, convinta che nei primi anni il bambino dovesse costruire una solida conoscenza della realtà. Tuttavia, nella scuola primaria, dove il bambino attraversa quella che la Montessori chiama “mente ragionante”, il racconto simbolico assume una funzione importantissima.

Le fiabe offrono una via indiretta all’educazione morale. Lontane da prediche o istruzioni, mostrano in modo vivido il valore del bene, della perseveranza, del coraggio, della giustizia. L’identificazione con i personaggi permette al bambino di interiorizzare valori attraverso l’esperienza emotiva e immaginativa.


Cosa insegna una fiaba

Ogni fiaba ben costruita mostra un conflitto, un cammino e una trasformazione. Tre elementi essenziali, tanto nella narrazione quanto nella crescita personale del bambino.
Le fiabe:

  • Parlano in simboli: il lupo, la foresta, la strega, la casa… non sono solo personaggi o luoghi, ma archetipi che rappresentano sfide interiori.
  • Normalizzano la paura: mostrano che la paura esiste, ma che può essere affrontata.
  • Danno speranza: il lieto fine non è ingenuità, ma costruzione di fiducia nel futuro.
  • Offrono modelli: l’eroe fiabesco è imperfetto ma perseverante, cade ma si rialza, sbaglia ma impara.

Fiabe e attività: come integrarle nel quotidiano didattico

Portare la fiaba nella scuola primaria non significa solo leggerla. Vuol dire viverla, trasformarla, rielaborarla con strumenti e linguaggi che parlino al bambino. Ecco alcune proposte operative:

🌿 1. L’angolo delle fiabe

Uno spazio morbido, silenzioso, dedicato alla narrazione e all’ascolto. Può contenere libri illustrati, burattini, piccoli oggetti simbolici da toccare e usare nel racconto.

✍️ 2. Il diario del piccolo eroe

Dopo aver ascoltato una fiaba, ogni bambino può scrivere o dettare una breve riflessione: “Quando mi sono sentito come il protagonista?” – oppure inventare un seguito, un prequel, un finale alternativo.

🎭 3. Drammatizzazione e burattini

Il teatro fiabesco sviluppa espressività, collaborazione, capacità di immedesimazione. Anche con materiali semplici (cucchiai, bastoncini, carta) è possibile creare scene ed emozioni.

🎨 4. Laboratori creativi e simbolici

  • Creare “l’oggetto magico” della fiaba (una chiave, una mappa, un talismano).
  • Costruire la mappa del viaggio dell’eroe, con tappe, ostacoli e trasformazioni.
  • Illustrare la fiaba con collage o tecniche miste, stimolando l’interpretazione personale.

📖 5. Kamishibai: la fiaba illustrata dai bambini

Il kamishibai, antico teatro d’immagini giapponese, è uno strumento prezioso per la narrazione partecipata. I bambini creano una serie di tavole illustrate, ognuna dedicata a una scena della fiaba.

Sul retro, scrivono (o dettano) il testo narrato. Il racconto può poi essere presentato alla classe o ad altri bambini. Questa attività valorizza l’espressione artistica, l’organizzazione logica del racconto e la collaborazione, permettendo a ciascuno di trovare il proprio ruolo nel processo creativo.

(Costruire il kamishibai)


Esempi di fiabe e percorsi didattici

📘 Pinocchio

Non solo fiaba, ma romanzo di formazione: perfetto per un lavoro sul tema delle scelte, del cambiamento e della coscienza morale.
Attività:

  • Diario delle scelte di Pinocchio
  • Giochi di ruolo: “Cosa faresti al suo posto?”
  • Costruzione di burattini con materiali riciclati
  • Kamishibai delle bugie: “Ogni scena, una trasformazione”

🧺 Cappuccetto Rosso

Percorso sul tema della fiducia, del rischio e dell’autonomia.
Attività:

  • Mappa del bosco con pericoli e aiuti
  • Disegno del “mio lupo” (cosa mi fa paura oggi?)
  • Storia al contrario: Cappuccetto salva il lupo?

🎩 Il Gatto con gli Stivali

Stimolo per la creatività e l’immaginazione.
Attività:

  • Inventa un oggetto magico e racconta come ti aiuta
  • Gioco teatrale dei tre fratelli: strategie, idee, alleanze

Conclusione: educare con la fiaba

Educare con le fiabe non significa allontanarsi dalla realtà, ma entrare nella profondità dell’esperienza umana. La fiaba è un ponte tra ciò che il bambino sente e ciò che non sa ancora dire.
Nel rispetto del metodo montessoriano, possiamo proporre fiabe che aiutino a dare forma all’interiorità, sviluppare empatia, affrontare paure, nutrire speranza.
Perché in ogni “C’era una volta” c’è anche un “Ci sono adesso”.
E ogni bambino, proprio come l’eroe della fiaba, ha dentro di sé il coraggio di crescere.

Pinocchio, un burattino che voleva diventare bambino” – Percorso didattico in 6 tappe

Un materiale per accompagnare i Bambini alla scoperta di Pinocchio riflettendo su valori, emozioni e crescita personale.

6 tappe narrative e operative
Ogni tappa riprende un momento chiave del viaggio di Pinocchio, con spunti di riflessione, domande guida, attività manuali e simboliche per lavorare su: la trasformazione personale, le emozioni, le scelte, l’ascolto della coscienza, l’autonomia, il valore della verità

Quante cose sa fare la mamma? Forse troppe.

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Dal “Libro dei perché” all’albo illustrato – Gianni Rodari, ieri e oggi

Era il cuore degli anni Cinquanta quando Gianni Rodari, nella sua celebre rubrica “Il libro dei perché” su L’Unità, ricevette una domanda tanto semplice quanto profonda:
“Perché la mia mamma deve andare a lavorare tutti i giorni, invece di restare a casa come piacerebbe a me e ai miei fratellini?”

La risposta di Rodari, come spesso accadeva, è un piccolo capolavoro. Con poche frasi, ribalta l’immagine tradizionale della madre-casalinga e disegna un nuovo volto della donna: non solo madre, ma donna che lavora, che contribuisce alla società, che ha un ruolo attivo, dignitoso, creativo.
Una donna forte, autonoma, capace.
Una donna importante perché lavora, non nonostante lavori.

“Il perché la mamma deve andare a lavorare” è diventato un albo, genialmente illustrato da una delle migliori illustratrici italiane di rilievo internazionale,  Chiara Carrer.

Per l’epoca fu un pensiero rivoluzionario. Una presa di posizione netta, che rompeva con gli stereotipi della madre tutta dedita alla casa e ai figli. Rodari, come sempre, lo fece con leggerezza, ma non con superficialità. Anzi. In quella risposta c’era tutto: la difesa dei diritti, il rispetto delle scelte, la dignità del lavoro femminile. E anche un suggerimento ai bambini e agli adulti: ammirate le vostre madri, non solo per quanto fanno in casa, ma per tutto ciò che sono, per quello che sanno, per il contributo che danno ogni giorno al mondo.

A settant’anni di distanza, quella risposta continua a far riflettere.
Forse perché non abbiamo ancora davvero imparato a guardare le donne – e le madri – con quello sguardo pieno di rispetto e fiducia nel loro valore sociale, culturale, umano. Forse perché, ancora oggi, ci chiediamo (o facciamo chiedere ai bambini) se non sarebbe meglio se la mamma restasse sempre a casa…

Per questo è importante che quella risposta viva ancora.
E lo fa, oggi, anche in una nuova forma: è diventata un albo illustrato, pubblicato con il titolo “Perché la mamma deve andare a lavorare”, arricchito dalle immagini intense e poetiche di Chiara Carrer, una delle più apprezzate illustratrici italiane .

Il testo di Rodari è rimasto quello originario, asciutto e ironico, capace di parlare ai piccoli ma anche agli adulti. Le immagini, invece, lo accompagnano e ampliano, rendendo visibile quel mondo fatto di cura, responsabilità, sogni e fatica. È un albo che racconta la maternità in modo nuovo, che invita i bambini ad ascoltare le madri, a conoscere le loro giornate, ad ammirarle anche per il loro lavoro.

Una piccola, grande lezione di educazione alla parità. Un invito a costruire, insieme, una società in cui il valore delle donne – e delle madri – sia riconosciuto, sostenuto e celebrato ogni giorno.

Perché, forse, quel futuro che Rodari già immaginava, dobbiamo ancora imparare a costruirlo davvero.

Buona festa della mamma a tutte le mamme. Quelle che lavorano fuori casa e quelle che lavorano dentro. Tutte.

Il libro dei perché. Ediz. illustrata 

Un percorso per andare al di là della semplice celebrazione e per arricchire la festa di un significato più profondo.

Un percorso per ritrovare origini e radici.

Il materiale propone un percorso a ritroso per scoprire le origini della festa della mamma, dagli antichi Greci ai Romani, passando per il movimento pacifista degli Stati Uniti del primo Novecento fino ad oggi.

Il materiale completo disponibile nello shop comprende:

-Greci; feste legate alle divinità femminili e miti

-Romani; feste, divinità femminili e festa della mamma più propriamente detta 

-Stati Uniti; dal movimento pacifista alla festa della mamma come giorno di pace

-Ufficializzazione della festa 

-La festa della mamma nel mondo

-la festa della mamma in Italia; dalla prima celebrazione ad oggi

Arricchiscono il materiale numerose attività di rielaborazione 

La storia della festa in Italia, dalla prima celebrazione ad oggi.

Il materiale comprende esercitazioni di vario tipo.


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Geografia cosmica: il mondo tra contrasti e meraviglia

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La mano è lo strumento dell’intelligenza. Il bambino che agisce è un bambino che pensa.
— Maria Montessori

Un approccio montessoriano all’educazione geografica attraverso l’esperienza, la narrazione e la nomenclatura

Nel cuore della pedagogia montessoriana, la geografia non è mai soltanto una lista di nomi da memorizzare o contorni da colorare. È, invece, una forma di stupore. Una scoperta che nasce da una visione ampia — cosmica, appunto — e si avvicina sempre più al particolare, fino a toccare la terra sotto i piedi, la brezza del mare sulla pelle, la roccia tra le dita.

Dalla cosmica alla geografia: l’incanto della relazione

La “cosmica” in Montessori è l’educazione alla totalità. È il racconto dell’universo che si dispiega davanti agli occhi del bambino per offrire un senso di appartenenza e meraviglia. La geografia, in questo contesto, è molto più che studio di luoghi: è osservazione delle relazioni, è coscienza dei contrasti, è gratitudine per l’equilibrio che permette la vita.

Le montagne e i mari, le pianure e i deserti, le coste frastagliate e le spiagge sabbiose: ogni elemento geografico è un personaggio nella grande narrazione della Terra. Ogni forma ha una storia, una funzione, un impatto. E ciascuna può essere conosciuta attraverso l’esperienza diretta e il linguaggio preciso della nomenclatura.

Il valore del contrasto: imparare attraverso le differenze

Nella pedagogia montessoriana, l’osservazione dei contrasti è fondamentale. È attraverso il confronto che il bambino distingue, comprende, interiorizza.

Acqua e terra. Liscio e ruvido. Caldo e freddo. Costa e baia, isola e lago, promontorio e golfo.

Offrire ai bambini esperienze concrete di questi contrasti geografici — anche in scala ridotta, attraverso materiali tattili, mappe in rilievo, modellini, giochi con l’acqua — significa dare forma e sostanza alla conoscenza. Non si tratta solo di riconoscere “dove si trova una baia”, ma di intuire perché nasce lì, come appare, che ruolo ha nell’ecosistema e nella vita umana.

Nomenclatura e linguaggio: chiamare le cose per nome

Nel metodo Montessori, la nomenclatura ha un ruolo centrale. Dare un nome preciso a ciò che si osserva è un atto di cura, un esercizio di attenzione e un ponte tra pensiero e parola.

Le carte di nomenclatura classiche, usate in abbinamento a materiali concreti o immagini realistiche, offrono ai bambini gli strumenti linguistici per parlare del mondo con proprietà e consapevolezza. Il cartellino con la parola “promontorio” non è solo una parola da leggere: è un’etichetta che si collega a una forma, a un’esperienza vissuta, a una riflessione.

Il bambino non “studia geografia”, ma vive la geografia.

Libertà e gioco: l’ambiente che insegna

L’ambiente preparato è il primo maestro. Quando offriamo ai bambini un paesaggio da ricostruire, oggetti da collocare, storie da interpretare, invitiamo all’apprendimento attivo e autonomo. È nel gioco libero che spesso si consolidano le scoperte più profonde: costruire una costa, dare voce a un faro, immaginare il punto di vista del mare…

Ogni gesto è significativo quando nasce da una motivazione autentica e non da un’imposizione esterna.

Il nostro compito, come adulti, è fornire gli strumenti, curare il linguaggio, preparare occasioni di scoperta — e poi osservare, con rispetto e discrezione, come i bambini tessono la propria mappa interiore del mondo.

Educare allo stupore

In un tempo che tende a semplificare e accelerare, la geografia montessoriana ci invita alla lentezza e alla meraviglia. Ogni forma della terra racconta un tempo profondo, ogni elemento del paesaggio suggerisce un’interdipendenza.

Non insegniamo solo nomi e definizioni: coltiviamo uno sguardo ampio, una curiosità sensibile, una mente capace di connessioni.

Dalla cosmica alla geografia, dal racconto dell’universo alla baia costruita con la sabbia: ogni tappa è un invito a conoscere per comprendere, comprendere per rispettare.

Un percorso per trasformare lo studio della geografia in un’esperienza viva, concreta e creativa; scoprire le principali forme costiere attraverso carte illustrate e cartellini da ritagliare, ma anche per giocare a ricostruire gli ambienti con un approccio multisensoriale.