Margaret Mead era un’antropologa americana che ha dedicato analisi, studio e ricerca all’esplorazione della natura umana e dei fattori che da sempre hanno influenzato le azioni dell’uomo. 

Uno degli aneddoti più famosi e davvero illuminanti è quello che racconta della domanda di uno studente interessato a conoscere il punto di vista della ricercatrice in merito ai primi segni di civiltà individuabili all’interno di una cultura.

Sicuramente la risposta sorprese lo studente dell’epoca e fa riflettere ancora noi oggi.

L’antropologa non disse che erano la costruzione di armi, utensili, vasellami o la messa a punto di una qualsivoglia prima rudimentale tecnica, a indicarci i primi segni di civiltà, ma il prendersi cura l’uno dell’altro.

Per Margaret Maead il primo segno di civiltà di una cultura è stato un femore rotto.

Un femore rotto e poi guarito.

E dietro un femore rotto e poi guarito c’è la cura.

Nel regno animale chi è ferito muore: non può fuggire dal pericolo, non può mettersi al riparo, non può procurarsi cibo, non può procurarsi acqua.

Nessun animale può sopravvivere tanto a lungo da veder risarcire il proprio femore rotto.

Il ferito può solo aspettare; aspettare di diventare carne per altri predatori.

Un pezzo della catena.

Niente di più..

Ebbene un femore rotto e poi guarito si distacca da tutto questo, esce dalla catena.

Dietro a quel femore rotto, c’è qualcuno che si è preso cura, che ha dato riparo, cibo, acqua, sostegno e conforto.

E questo fu quello che la ricercatrice disse al suo studente: il primo segno di civiltà, è il sapersi prendere cura l’uno dell’altro dando un senso preciso alla comunità.

Ma noi, oggi, sappiamo ancora prenderci davvero cura l’uno dell’altro?

Attività outdoor: bambino e Natura

Oggi si è piacevolmente conclusa l’operazione Nontiscordardimé che, se come obiettivo tangibile e visibile aveva quello di rigenerare lo spazio esterno della scuola, in realtà ne custodisce uno ancora più profondo: sviluppare il sentimento di cura.

Come?

Imparando a prendersi cura l’uno dell’altro ristabilendo un rapporto diretto tra bambino e Natura; un rapporto fatto di ascolto, attenzione e cura.

Giorno dopo giorno.

E L’attenzione è nata nel momento della progettazione.

Come suddividere le piante che verranno donate alla scuola?

Attraverso inventari di piante e fiori, i bambini e le bambine hanno individuato i bisogni principali dei diversi tipi di piante- esposizione al sole, acqua, grandezza-e in base ai bisogni hanno pensato di raggrupparli in sezioni, progettando, di fatto, lo spazio a disposizione.

Questo è stato solo il primo passo, quello dell’attenzione e dell’ascolto attento e intimo; a questo primo passo ne seguiranno molti altri e saranno indubbiamente altrettanto ricchi e, sicuramente, ancor più soddisfacenti… e saranno quelli del prendersi cura e del piacere di farlo insieme…