A fine estate-inizio autunno, capita di vedere passeggiando tra boschi e colline strane medaglie penzolare da piccoli cespugli fatti di stecchi.

Non sono colorate, non brillano, non luccicano.

Non ancora.

Durante una delle mie passeggiate, ho raccolto un po’ di quelle strane medaglie e le ho portate in classe.

Una medaglia per ogni bambino e per ogni bambina.

Ogni medaglia racchiusa accuratamente in una busta.

Ogni busta con il nome di ognuno.

Si capiva che era qualcosa di speciale…

E poi l’apertura delle buste.

La curiosità brilla negli occhi e fa vibrare le mani.

Dalle buste escono tante fragilissime medaglie.

Occhi attenti le osservano.

Sono leggere con un soffio…

Una medaglia che non luccica, una medaglia che non brilla.

Non ora, non ancora.

Prenderne una con un gesto solenne, come per le cose più preziose, e dire che sì, anche quelle strane medaglie brilleranno proprio come tutte le medaglie.

E brilleranno quando saranno pronte a dare nuova vita.

Stupore.

La magia della natura sta per compiersi.

Un gesto semplice ma non troppo: stringere la medaglia con la giusta delicatezza, tra il dito pollice, l’indice e il medio.

Ascoltare il rumore delle foglie secche che scricchiolano sotto il movimento delle dita.

Osservare le foglie esterne separarsi dalla parte centrale che ora, finalmente, trasparente e fragilissima luccica tra le dita.

Raccogliere i semi che sono caduti mentre si aspettava il compiersi della magia.

Semi tondi, piatti, leggerissimi.

Semi da proteggere. Uno ad uno.

La lunaria sta scomparendo ormai dai nostri territori.

Ad ognuno un compito speciale: spargere quei semi e aspettare il germoglio di una nuova vita.