La Resistenza rappresenta la fase in cui nascono e si sviluppano le premesse per la nascita della Costituzione e della Repubblica democratica. E per la prima volta le donne partecipano da protagoniste a un momento decisivo della storia italiana.

E’ un fatto inedito, che non ha precedenti: la partecipazione femminile non è più di una elite intellettuale e culturale del paese, com’era avvenuto durante il Risorgimento; si tratta invece di un fatto diffuso, realmente di massa.

Le donne svolgono un fondamentale ruolo di organizzazione e di supporto all’azione delle brigate partigiane

Eppure quando si ricordano le lotte partigiane si parla sempre di partigiani e mai di partigiane.

Si parla di “Resistenza taciuta”; una Resistenza che si sa essere stata forte e presente, ma mai raccontata. 

Il ruolo delle donne è stato fondamentale per la gestione organizzativa quotidiana delle brigate : si occupavano della stampa dei materiali di propaganda, attaccavano i manifesti, distribuivano segretamente i volantini, svolgevano funzioni di collegamento, curavano il passaggio delle informazioni, trasportavano e raccoglievano armi, munizioni, esplosivi, viveri, indumenti, medicinali, svolgevano funzioni infermieristiche, preparavano i rifugi e i nascondigli per i partigiani.

Tutto a rischio della vita. 

Le donne impegnate nella Resistenza furono oltre 70.000 e di queste, oltre 35.000, furono le combattenti: impugnarono le armi per liberare l’Italia dal giogo nazifascista, presero parte alle tante brigate partigiane, combatterono insieme agli uomini e, in alcuni casi,  vennero scelte come capi squadra delle stesse brigate. 

Eppure, finita la guerra, liberata l’Italia, il loro ruolo non fu mai debitamente riconosciuto, le medaglie andarono sono agli uomini e molte delle loro storie sono andate irrimediabilmente perdute.   

Una pagina di storia che racconta il ruolo della donna nella resistenza e lo sciopero del pane del 41.

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