Percorso interculturale con storie e attività per scoprire come comincia la scuola nel mondo
✨ L’inizio di un nuovo anno
Il primo giorno di scuola è molto più di una data sul calendario: è una soglia da attraversare, un momento sospeso tra attesa, emozione e possibilità. Per un bambino è un nuovo inizio. Per un insegnante è un’opportunità educativa unica: quella di seminare fin dal primo giorno i valori su cui costruire la comunità di classe.
🌍 Il mondo entra in classe
Accogliere davvero significa creare uno spazio in cui ciascuno si senta riconosciuto, accolto, rispettato. La diversità culturale, oggi più che mai, è una risorsa educativa da valorizzare fin dai primi giorni.
Ma come si comincia la scuola in altri paesi? Quali gesti, riti, oggetti simbolici aprono la porta dell’apprendimento in Kenya, Giappone, Germania o India?
📖 Narrare per accogliere
Il racconto ha un potere straordinario: crea legami, favorisce l’ascolto, avvicina mondi. Con questo percorso proponiamo 10 brevi storie ambientate in diversi paesi, pensate per i primi giorni di scuola.
Ogni racconto è una finestra su un’altra cultura, ma anche uno specchio in cui ogni bambino può riconoscere emozioni comuni: attesa, timidezza, entusiasmo, curiosità.
Le storie sono semplici ma dense di significato. E sono tutte costruite attorno a gesti simbolici di accoglienza: togliersi le scarpe, condividere il pane, ricevere un piccolo dono, camminare nel bosco…
🎒 Suggerimenti pedagogici per utilizzare il percorso
✅ 1. Lettura dialogata e condivisa
Leggi le storie in cerchio. Invita i bambini a raccontare se anche loro hanno vissuto emozioni simili, o se ci sono riti particolari nel loro paese, quartiere o famiglia. 👉 Favorisce l’ascolto, il confronto e la consapevolezza culturale.
✅ 2. Attività simboliche e inclusive
Ogni storia è seguita da un’attività “pronta all’uso” che aiuta a trasformare l’ascolto in esperienza concreta. Dipingere una ciabatta della gentilezza, scrivere una promessa, costruire una mini-valigia… 👉 Valorizza il fare, il linguaggio visivo, la cura per l’altro.
✅ 3. Costruzione della memoria collettiva
Le due attività finali (l’albero del primo giorno e la valigia delle parole) servono a creare una traccia visibile e condivisadi questo viaggio. 👉 Aiutano i bambini a sentirsi parte di un gruppo e a dare significato al cammino scolastico che inizia.
📚 Cosa trovi nel materiale completo (34 pagine)
📖 Una lettura introduttiva per accompagnare l’avvio
🌏 10 storie originali dal mondo (Giappone, India, Germania, Marocco, Kenya, ecc.)
🧩 10 attività simboliche, interculturali, inclusive
🎲 Un quiz finale per rileggere e giocare con le storie
🌳 Due grandi attività collettive con valore educativo e visivo:
L’albero del primo giorno
La valigia delle parole
🎁 Scarica l’anteprima gratuita!
👉 Abbiamo preparato per te una scheda completa gratuita con una delle 10 storie: “Yuki e le ciabatte della gentilezza” – dal Giappone 📎 Comprende: storia + attività pronta da proporre in classe
Educare all’intercultura non significa solo parlare di paesi lontani, ma aiutare i bambini a vedere l’altro come una risorsa. Iniziare l’anno con questo percorso significa seminare cura, ascolto, rispetto, fin dal primo giorno.
Un viaggio affascinante attraverso la storia della misura; un libro che segue le tracce di un percorso lungo e straordinario: leggende, curiosità, giochi e attività pratiche trasformano ogni pagina in un’esperienza per leggere, giocare e imparare. Un libro per tutti coloro che vogliono scoprire la misura con i propri occhi… e con le proprie mani!
Misurare il mondo: Un percorso nel tempo e nello spazio alla scoperta della misura Da una antica fiaba africana al concetto di misura. Un cinghiale e un camaleonte si sfidano ad una gara di corsa. Vietato dire chi vince, ma importante dire che le misure vengono prese proprio con la coda del piccolo camaleonte come unità di misura! Un viaggio nel tempo e nello spazio per scoprire come l’uomo fin dai tempi più antichi abbia cercato di elaborare un soddisfacente sistema di misura.
Una piccola rana, un grade viaggio di esplorazione verso tutte quelle piccole creature che si prendono cura del nostro pianeta. Un libro con attività multidisciplinari per la classe I/II- disponibile in corsivo e stampato maiuscolo
Due libri per i piccolissimi con le prime parole da leggere e da scrivere, disponibili in corsivo e stampato maiuscolo
Dare ai bambini l’opportunità di conoscere i vulcani significa aprire una finestra straordinaria sulla natura. Un vulcano che erutta non è solo spettacolo e potenza: è scienza viva, è la storia della Terra che continua a scriversi davanti ai nostri occhi.
Portare questo tema in classe vuol dire risvegliare curiosità scientifica, nutrire meraviglia e favorire nei bambini una consapevolezza più profonda del legame tra umanità e pianeta.
Le favole cosmiche come punto di partenza
Le favole cosmiche, cuore pulsante del metodo Montessori, sono racconti che aprono i bambini alla grande avventura dell’universo. Con un linguaggio poetico e accessibile, mostrano come ogni elemento – dall’acqua al fuoco, dalle montagne ai pianeti – abbia un ruolo essenziale e unico e come tutto sia straordinariamente interconnesso.
Collegare le favole cosmiche allo studio dei vulcani è un modo per rendere visibile e concreta quella narrazione: i vulcani diventano la prova tangibile delle forze primordiali che hanno dato forma al nostro mondo.
Dalla favola cosmica ai vulcani
Nella prima favola cosmica, Maria Montessori racconta come caos e collaborazione tra elementi abbiano generato la Terra. Il fuoco che si innalza, l’acqua che scava, l’aria che plasma, la terra che accoglie. I vulcani sono l’immagine vivente di questa creazione in atto: con la loro lava costruiscono montagne, trasformano paesaggi e aprono nuove strade alla vita.
Studiare i vulcani attraverso la lente della favola cosmica significa aiutare i bambini a percepire che la Terra è viva, in costante trasformazione, e che noi siamo parte di questa grande storia.
Perché studiare i vulcani?
I vulcani non sono solo giganti di fuoco, ma chiavi di lettura del pianeta. Conoscerli aiuta i bambini a comprendere:
La dinamica della Terra: i vulcani nascono dal movimento delle placche e dalle energie interne del pianeta.
Il cambiamento del paesaggio: un’eruzione crea nuove terre e ridisegna interi territori.
Il legame con la storia umana: dal Vesuvio al Krakatoa, i vulcani hanno inciso sulle vite e sulle culture.
La responsabilità ambientale: conoscere i vulcani significa anche imparare a rispettare e proteggere la Terra.
Attività: osservare l’eruzione artificiale e riflettere su pressione e rilascio di gas.
Disegna il tuo vulcano
I bambini immaginano e disegnano il proprio vulcano, collocandolo su una mappa e inventando la sua storia.
I vulcani che hanno cambiato la storia
Dal Vesuvio al Monte Sant’Elena: i bambini analizzano cosa è accaduto, come è cambiata la vita delle persone e quali lezioni abbiamo imparato.
La mappa dei vulcani attivi
Con bandierine e un planisfero, i bambini scoprono dove si trovano i vulcani e riflettono sul perché siano concentrati in certe zone.
Linea del tempo vulcanica
Costruire insieme una linea del tempo delle grandi eruzioni, per unire geologia e storia.
Conclusione
Parlare di vulcani non significa solo studiare scienza: significa intrecciare narrazione, meraviglia e conoscenza. Un percorso che parte dalle favole cosmiche e arriva ai fenomeni naturali accende nei bambini il desiderio di esplorare, li invita a porsi domande e a sentirsi parte del grande equilibrio della Terra.
Studiare i vulcani diventa così un’occasione preziosa per nutrire rispetto per la natura, stimolare la creatività e coltivare una mente curiosa e scientifica.
Materiale scaricabile
-Un mini percorso didattico sui vulcani: una scheda pratica con obiettivi, attività, tempi e materiali, pronta da usare in classe. Scaricala e portala la meraviglia in classe!
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Quando il quadrato si spezza: Tangram e Metodo Montessori: apprendere con le mani Un quadrato si spezza in sette pezzi e da quei pochi frammenti nascono infinite possibilità: forme, storie e avventure tutte da costruire e da inventare, con le mani e la mente. Questo libro non è solo da leggere: è da fare, da toccare e da esplorare. Attraverso leggende, attività creative, sfide geometriche, giochi di luce e ombra, collegamenti con l’arte e persino incursioni nelle fiabe, il Tangram si rivela in tutta lla sua potenza, diventando un ponte straordinario tra gioco e apprendimento.
C’è una matematica che non nasce sulla carta, ma tra le mani. Una matematica che si costruisce pezzo dopo pezzo, oggetto dopo oggetto, prima di diventare segno scritto. È la matematica “viva” di Maria Montessori, una matematica che prende forma dall’esperienza diretta del bambino e cresce con lui, fino a rendere il calcolo semplice, fluido e naturale.
La mano, primo strumento di conoscenza
“La mano è l’organo dell’uomo, il mezzo con cui realizza la sua intelligenza.” — Maria Montessori
Un bottone, una perlina, un piccolo sassolino…oggetti semplici che nelle mani del bambino diventano strumenti di pensiero.
Contando, disponendo e ricomponendo, il bambino non ripete meccanicamente un numero, non costruisce solo la quantità, ma un’intera comprensione della matematica come linguaggio del mondo.
Il serpente positivo dell’addizione
Maria Montessori, con metodo scientifico e osservazione attenta, ha trasformato l’innata tendenza del bambino a contare, disporre e ordinare oggetti in un vero linguaggio universale: la matematica.
I materiali da lei ideati — oggi conosciuti in tutto il mondo — nascono da questa visione: rendere visibile e tangibile ciò che sembra astratto.
Il serpente positivo dell’addizione
I materiali Montessori non sono semplici strumenti didattici, ma materiali di sviluppo, perché attraverso l’uso spontaneo e ripetuto permettono ai bambini di accedere a livelli di comprensione sempre più profondi.
Le addizioni con il serpente positivo nascono dalle sperimentazioni con le perle colorate (unità da 1 a 9) che conducono i bambini in modo naturale al concetto di numero e quantità .
Componendo un “serpente” di perle – ad esempio con il bastoncino del 6, quello del 4, del 3, del 7, del 2, dell’8… – il bambino esegue concretamente le addizioni: conta le perle una ad una e, quando raggiunge il dieci, interrompe il conteggio e sostituisce le perle colorate con il bastoncino dorato della decina. In questo modo sperimenta con le mani il passaggio dalle unità alla decina.
Lo scopo del serpente positivo è proprio quello di lavorare sui binomi del dieci, permettendo di vivere con chiarezza il cambio di gerarchia.
Man mano che l’addizione procede, il serpente colorato “cambia pelle” e diventa dorato: un’immagine concreta e immediata della trasformazione delle unità in decine.
Così la matematica non si presenta come un insieme di regole astratte, ma come un processo vivo, visibile e comprensibile, che risponde ai bisogni profondi di ordine, di scoperta e di autocontrollo del bambino.
Concretezza: non solo Montessori
La forza di questa modalità non appartiene solo alla didattica montessoriana. Anche nella didattica tradizionale, portare in classe oggetti reali per rappresentare i numeri rende il calcolo più accessibile. Bottoni, mollette, tappi, bastoncini, mattoncini… qualsiasi piccolo oggetto può trasformarsi in un “numero tangibile”. La differenza sta nel rendere questo passaggio non una parentesi, ma una fase fondamentale e consapevole dell’apprendimento.
Un approccio per tutti
Non serve un’aula attrezzata per proporre una matematica viva: basta un racconto, un pugno di oggetti e la voglia di far contare prima le mani, poi la matita. In questo modo, l’addizione diventa un’esperienza completa: si vede, si tocca, si pensa e solo alla fine si scrive.
Dalla storia alla somma: il potere della narrazione
Un modo potente per unire lettura concretezza e motivazione è offrire storie-problema.
Quella che segue è una delle tante storie del serpente Tobias, che durante le sue passeggiate trova sempre qualcosa da contare e da mettere insieme… Il bambino, leggendo (o ascoltando) la storia ne diventa parte ed entra in un gioco di trasformazioni: “vede” il problema e cerca la soluzione in modo spontaneo: sostituisce le parole con numeri e i numeri con le perle o con oggetti concreti; immagina, manipola, conta.
Non c’è soluzione possibile senza comprensione: il racconto guida il pensiero, l’esperienza con le mani lo conferma, e la matematica prende vita come un intreccio tra fantasia e realtà.
Quando il quadrato si spezza: Tangram e Metodo Montessori: apprendere con le mani Un quadrato si spezza in sette pezzi e da quei pochi frammenti nascono infinite possibilità: forme, storie e avventure tutte da costruire e da inventare, con le mani e la mente. Questo libro non è solo da leggere: è da fare, da toccare e da esplorare. Attraverso leggende, attività creative, sfide geometriche, giochi di luce e ombra, collegamenti con l’arte e persino incursioni nelle fiabe, il Tangram si rivela in tutta lla sua potenza, diventando un ponte straordinario tra gioco e apprendimento.
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“Il bambino si forma attraverso l’ambiente. Dobbiamo offrire al bambino un ambiente che lo aiuti a svilupparsi liberamente.” — Maria Montessori, La mente del bambino. Mente assorbente
Ogni bambino cresce portando dentro di sé un desiderio naturale di scoprire, esplorare, capire. Quando ha la possibilità di vivere esperienze concrete con ciò che lo circonda, costruisce un percorso spontaneo e autentico che lo conduce, passo dopo passo, alla comprensione di concetti sempre più complessi.
Questo è il cuore del metodo Montessori: il bambino è il protagonista del proprio apprendimento. Procede per esplorazioni e scoperte, senza intermediazioni artificiali, costruendo conoscenze solide e durature. L’ambiente diventa così un maestro silenzioso, capace di offrire opportunità infinite, chiamando il bambino attraverso materiali, spazi e situazioni che stimolano curiosità e iniziativa.
“Gli oggetti hanno il potere di chiamare i bambini” (Maria Montessori): la loro voce è irresistibile e invita i bambini a toccare, provare, ripetere.
Oltre le mura: la natura come ambiente educativo
L’esplorazione non si limita alle aule.
Giardini, parchi, boschi, orti e fattorie diventano luoghi privilegiati in cui connettersi al mondo esterno. In questi contesti, l’osservazione diretta diventa esperienza viva: i bambini assistono ai cicli della vita, ai cambiamenti delle stagioni, alle dinamiche della natura.
Toccare la terra, osservare una foglia che cambia colore, ascoltare il ronzio di un’ape: ogni piccolo dettaglio diventa una porta verso la conoscenza e sviluppa, allo stesso tempo, autonomia e pensiero critico.
Il linguaggio: dal concreto all’astratto
L’apprendimento del linguaggio, per Montessori, segue lo stesso principio: partire da esperienze concrete e multisensoriali. Prima ancora di scrivere o leggere, i bambini entrano in contatto con i suoni delle lettere in modo sensoriale e pratico.
Un esempio iconico è quello delle lettere smerigliate: tracciandole con le dita, il bambino costruisce una connessione fisica con la forma e il suono di ogni simbolo. Il tatto, unito all’ascolto del fonema pronunciato, fissa nella memoria una conoscenza profonda e duratura.
Dalle lettere smerigliate si passa alle lettere mobili, che permettono di comporre e scomporre parole in modo spontaneo e giocoso, dando vita a un apprendimento attivo, vivo e coinvolgente.
Un invito all’osservazione e alla scoperta
Permettere ai bambini di fare esperienza diretta significa dare loro strumenti concreti per comprendere il mondo. In un ambiente preparato, ogni oggetto è scelto con cura: deve incuriosire, stimolare, accogliere. Tutto è a misura di bambino e invita all’azione: toccare, esplorare, manipolare.
Attraverso questi gesti semplici ma fondamentali, i bambini non apprendono solo il linguaggio, ma anche concetti di matematica, scienza, botanica e arte. E, soprattutto, imparano a imparare, in un dialogo costante con l’ambiente, la natura e la vita stessa.
🎒 Spunti didattici anche per chi non ha materiali Montessori
L’approccio montessoriano può essere applicato anche con risorse semplici e di recupero. Ecco quattro proposte operative pronte da usare in classe.
1. Ambiente preparato “fatto in casa”
Usare cestini o scatole basse per organizzare i materiali.
Mettere a disposizione pochi oggetti per volta, ordinati e accessibili.
Creare zone tematiche (angolo natura, angolo lettura, tavolo creativo).
2. Esperienze di natura a portata di mano
Allestire in classe un “tavolo delle scoperte” con foglie, fiori secchi, sassi, conchiglie.
Creare un erbario illustrato dai bambini.
Fare brevi passeggiate di osservazione con taccuini e matite.
3. Attività per il linguaggio senza lettere smerigliate
Versare farina o sale grosso in un vassoio e tracciare le lettere con le dita.
Ritagliare lettere in cartone e rivestirle con stoffa ruvida.
Creare schede con parole e abbinarle a oggetti reali presenti in classe.
4. Apprendimento concreto in tutte le materie
Matematica: usare bottoni, mollette o sassolini per contare e raggruppare.
Scienze: osservare un seme che germoglia e documentarne le fasi.
Geografia: costruire una mappa del quartiere con cartoncino e colori.
✨ In sintesi
L’essenza dell’approccio montessoriano non sta nei materiali, ma nel modo di guardare al bambino: offrirgli libertà di esplorazione, ambienti stimolanti e occasioni concrete per sperimentare. Anche senza un’aula perfettamente attrezzata, è possibile coltivare curiosità e amore per l’apprendimento… basta iniziare dall’esperienza reale.
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Questa frase di Daniela Lucangeli racchiude con semplicità e forza il senso più profondo di una pedagogia che mette al centro la relazione, la cura, la vicinanza. Un’educazione che non si accontenta di trasmettere contenuti, ma che si prende per mano con la vita emotiva del bambino.
In tempi in cui spesso la scuola viene letta solo come prestazione e valutazione, l’idea dell’abbraccio pedagogico risuona come un ritorno necessario all’essenziale: educare è prima di tutto prendersi cura. Un abbraccio – reale o simbolico – che non è gesto formale, ma alleanza invisibile tra educatore e bambino, capace di sostenere l’apprendimento e la crescita anche nei momenti più difficili.
🌱 Il cuore neuropsicologico dell’abbraccio
Secondo Daniela Lucangeli, piccoli gesti come uno sguardo, un sorriso, un tono di voce gentile o un abbraccio attivano nei bambini sistemi cerebrali legati alla sicurezza, alla fiducia e all’apprendimento. Sono “interruttori emozionali”: segnali che accendono il cervello in modo positivo, facilitando la memoria, la motivazione, la cooperazione.
Questa visione trova un punto di incontro profondo con la pedagogia di Maria Montessori, che ha sempre considerato la dimensione emotiva e relazionale come base imprescindibile per ogni conquista intellettuale. Solo un bambino che si sente accolto, rispettato, visto, è in grado di aprirsi alla conoscenza con autenticità.
🌸 Montessori e Lucangeli: l’incontro tra due sguardi
Entrambe le prospettive – quella di Lucangeli e quella di Montessori – condividono l’idea che l’adulto debba essere presenza accogliente, ma mai invadente. Un adulto che osserva, che comprende, che offre uno spazio sicuro in cui il bambino possa esistere pienamente, con le sue emozioni, i suoi tempi e la sua unicità.
Maria Montessori parlava di ambiente preparato anche in senso affettivo: un luogo in cui il bambino possa sentirsi libero di agire, ma anche di essere accolto senza giudizio. Questo spazio diventa un “abbraccio silenzioso” che accompagna, sorregge e invita.
Allo stesso modo, Lucangeli propone un’idea di scuola che sia porto sicuro, dove il bambino possa sentirsi “visto con amorevolezza”, e dove l’adulto sia guida affettiva oltre che cognitiva.
💡 Educare con cura: alcuni gesti che parlano
Un’educazione basata sull’abbraccio pedagogico non richiede parole elaborate o strategie complesse. Richiede consapevolezza e presenza. Alcuni esempi:
Uno sguardo empatico mentre il bambino si concentra.
Un tono di voce caldo e lento che calma e rassicura.
Un sorriso condiviso per celebrare una conquista.
Una breve carezza sulla spalla quando nasce una difficoltà.
Un silenzio abitato che dice “sono qui con te”.
Piccoli gesti che, come dice Lucangeli, “insegnano senza spiegare e accompagnano senza invadere”. Gesti che costruiscono un clima interiore in cui l’apprendimento può accadere con gioia.
🌍 Una scuola che abbraccia: educare al futuro con radici nel cuore
In un tempo che richiede nuove competenze, innovazione e flessibilità, l’abbraccio pedagogico è quanto di più moderno possiamo offrire. Non si tratta di sentimentalismo, ma di alleanza educativa fondata sulle neuroscienze, sull’osservazione attenta e sulla fiducia nel potenziale di ciascun bambino.
Montessori e Lucangeli, pur da strade diverse, ci ricordano che senza relazione, non c’è apprendimento duraturo. E che educare significa, ogni giorno, riconoscere la dignità emotiva del bambino e offrirgli un luogo sicuro dove poter crescere.
Materiale scaricabile
L’abbraccio pedagogico. Guida pratica per educare con cura
Un percorso essenziale in 8 passi, tra pedagogia e neuroscienze, ispirato al pensiero di Maria Montessori e Daniela Lucangeli.
Per costruire ogni giorno una scuola che accoglie, accompagna e trasforma.
All’interno troverai: – i fondamenti teorici dell’abbraccio pedagogico – gesti concreti e strategie quotidiane – proposte per la classe e strumenti osservativi – spunti per la riflessione personale e la formazione condivisa
📥 Scarica ora la versione short e porta con te uno strumento semplice e potente per educare con cura.
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C’è un momento, durante le prove, in cui accade qualcosa di speciale. Non è ancora la rappresentazione finale, non ci sono applausi, eppure l’atmosfera si fa densa, vibrante.
I bambini non stanno solo recitando: si stanno ascoltando, si stanno aspettando.
Stanno costruendo qualcosa insieme. È lì che il teatro svela la sua natura più profonda: non come spettacolo, ma come esperienza trasformativa.
Nel contesto educativo, il teatro non è mai solo “recita”: è gioco serio, è allenamento alla convivenza, è forma poetica di relazione. Si diventa personaggi per esplorare emozioni, per guardare il mondo da angolazioni nuove, per costruire narrazioni che fanno riflettere e uniscono.
Fare teatro a scuola – e ancor più in una scuola ispirata alla pedagogia montessoriana o attenta alla centralità del bambino – non significa solo mettere in scena un copione, ma mettere in gioco sé stessi all’interno di un gruppo. Significa attraversare un processo in cui voce, gesto, parola e ascolto si intrecciano per dare forma a un messaggio collettivo.
🌱 Teatro e crescita: un binomio pedagogico
Il teatro è una palestra completa per il bambino:
Stimola l’espressività corporea e verbale
Rafforza l’empatia e l’ascolto attivo
Allena alla gestione delle emozioni e all’autoregolazione
Educa alla responsabilità individuale all’interno di un progetto collettivo
Ogni personaggio ha un posto, ogni gesto ha senso, ogni voce conta. In un tempo in cui i bambini si confrontano con complessità, sovrastimoli e individualismo, il teatro restituisce lentezza, profondità, presenza.
Il Teatro nella Pedagogia Montessori
Tra spontaneità e progettazione, un linguaggio per crescere insieme
Maria Montessori non ha elaborato un metodo teatrale specifico, ma il teatro può inserirsi in modo naturale e profondo nella sua visione educativa. In un ambiente montessoriano, il teatro non è semplice spettacolo, ma occasione per vivere, riflettere e trasformare.
🌿 Due percorsi possibili, un’unica radice educativa
Nel contesto della scuola Montessori (o ispirata alla sua pedagogia), l’esperienza teatrale può prendere due forme principali, entrambe ricche di significato pedagogico:
1. Il teatro che nasce dai bambini
È il teatro dell’improvvisazione, delle idee che emergono dal gioco simbolico, dalle storie inventate, dalle domande e dagli interessi dei bambini. L’adulto osserva, ascolta, e trasforma le loro intuizioni in piccole scene, in dialoghi, in rappresentazioni. In questo caso, il bambino è creatore: della trama, dei personaggi, degli oggetti. 🟢 Valori educativi: libertà, espressione personale, immaginazione, autorialità.
2. Il teatro come percorso collettivo strutturato
In altri casi, il teatro è un progetto guidato dall’adulto, che propone un testo, un tema, una storia da condividere e interpretare insieme. Ma anche in questo caso, il bambino è protagonista: riflette, discute, rielabora, prende posizione, si mette in gioco. È il teatro che accompagna il gruppo verso un obiettivo comune: creare un’identità condivisa, esplorare il senso della cooperazione, dell’inclusione, dell’appartenenza. 🟢 Valori educativi: coesione, cittadinanza attiva, empatia, responsabilità collettiva.
Entrambi gli approcci sono coerenti con la pedagogia montessoriana, perché mettono al centro la crescita interiore, il rispetto dei tempi di ciascuno, e il valore dell’esperienza concreta.
🧵 Oggetti, simboli, azioni: il linguaggio teatrale nei contesti Montessori
Nel teatro per bambini, soprattutto in ambienti ispirati al metodo Montessori, si privilegia un’estetica semplice, evocativa, simbolica. Un telo può diventare una montagna, un sasso può diventare un racconto, una pentola può rappresentare un’intera comunità. I bambini non recitano per imitare, ma per vivere dall’interno la storia. La scena è un luogo di trasformazione.
🎯 Una palestra di educazione integrale
Che sia spontaneo o strutturato, il teatro:
sviluppa la voce, il gesto, il movimento;
favorisce l’ascolto attivo e la cooperazione;
aiuta a elaborare emozioni, paure, desideri;
rafforza l’identità del gruppo e il senso di appartenenza;
avvicina a contenuti trasversali: educazione civica, empatia, linguaggio, narrazione.
🌈 Un progetto teatrale per iniziare e per costruire: Una zuppa, un sasso e un villaggio
Un percorso in cui il teatro si trasforma in un viaggio condiviso, una metafora della convivenza, uno spazio per riflettere su chi siamo e su ciò che possiamo diventare, insieme.
Attraverso una storia semplice ma potente, i bambini vivono un’esperienza che fa della scena un luogo di narrazione, ascolto e trasformazione collettiva.
Le parole si fanno gesti, i gesti si intrecciano in legami, e i legami danno vita a una piccola comunità in cammino.
Un’esperienza che non si esaurisce con il calare del sipario, ma che lascia una traccia viva nel cuore di bambini e adulti, aprendo la strada a nuove consapevolezze e relazioni.
✨ In fondo, educare è questo: creare uno spazio sicuro dove ciascuno possa esprimersi, ascoltare, trasformarsi insieme agli altri. E il teatro – nella sua forma libera o guidata – è uno degli strumenti più potenti per farlo accadere.
Materiale scaricabile🌟 Il sasso delle parole e la pentola della condivisione
Attività di accoglienza ispirata al testo teatrale “Una zuppa, un sasso e un villaggio”
Un’attività simbolica, poetica e coinvolgente per l’inizio dell’anno scolastico.
Cosa contiene il materiale scaricabile: 📦 Un file PDF pronto all’uso, composto da:
✅ Storia da leggere “Una zuppa, un sasso e un villaggio”
✅ Proposta per un’attività nel cerchio dell’accoglienza:“Il sasso delle parole”
✅ proposta per la rielaborazione grafica: “La pentola delle parole”
✅ Quiz a risposta multipla
Obiettivi didattici: 🎯 Favorire la conoscenza reciproca 🎯 Coltivare l’ascolto e l’espressione individuale 🎯 Costruire il senso di gruppo e appartenenza 🎯 Lavorare con simboli e metafore per introdurre l’educazione emotiva
Ideale per: 👧👦 Bambini della scuola primaria (soprattutto classi prime e seconde) 🧑🏫 Insegnanti alla ricerca di un’attività dolce e significativa per i primi giorni
Un piccolo gesto, un sasso, una parola alla volta… per iniziare insieme un nuovo cammino.
Libri per la grammatica e prime letture, libri per scoprire la storia della misura e per esplorare il mondo insieme a Lily, la piccola rana esploratrice; libri per leggere e per fare ideali anche per piacevoli attività estive.
La vera preparazione per la scuola non è nello zaino, ma nel cuore, nelle mani libere e nella mente pronta a scoprire
MontessorianamenteLucca
Meno peso, più senso: lo zaino montessoriano come metafora educativa
Settembre si avvicina. E con lui, uno degli oggetti simbolo della scuola: lo zaino. Colorato, imbottito, pieno di astucci e materiali… o vuoto,pronto a essere riempito. Ma cosa mettiamo davvero sulle spalle dei bambini?
Maria Montessori ci invita a spostare lo sguardo: non tanto su cosa mettere nello zaino, ma su perché lo mettiamo, su quale messaggio educativo stiamo trasmettendo. Lo zaino può diventare così una metafora potente del nostro modo di accompagnare il bambino nel suo cammino.
🎯 Uno zaino leggero per una mente libera
Un bambino che porta sulle spalle uno zaino troppo pesante – pieno di oggetti scelti da altri, imposti senza comprenderli – è un bambino che inizia la scuola già stanco. Uno zaino montessoriano, invece, è leggero, essenziale, costruito con il bambino. Non è vuoto, ma pieno di significato.
Dentro ci troviamo:
strumenti semplici, ma scelti con cura;
oggetti adatti alle mani del bambino, proporzionati e funzionali;
qualcosa che viene dal mondo, scelto dal bambino stesso: una foglia, una pietra liscia, una ghianda — un piccolo tesoro raccolto nella natura, da osservare, raccontare, condividere.
🧠 Cosa c’è nello zaino? Ogni oggetto, un messaggio
Una busta per raccogliere e custodire qualcosa trovato all’aperto può dire: 👉 “Il mondo è interessante. Vale la pena guardarlo da vicino.”
Un fazzoletto di stoffa piegato con cura può dire: 👉 “Hai diritto alla delicatezza. Puoi prenderti cura di te stesso.”
Un piccolo oggetto scelto e portato da casa può dire: 👉 “Hai voce. Le tue scelte contano. Hai qualcosa da raccontare.”
In questo modo, lo zaino diventa uno spazio educativo. Non solo un contenitore, ma una scatola di strumenti interiori: fiducia, autonomia, ordine mentale, senso del limite.
📚 Lo zaino come ambiente preparato
Montessori ci insegna che il bambino cresce meglio in un ambiente preparato, ordinato, essenziale. Lo zaino può diventare un’estensione dell’ambiente: un piccolo microcosmo mobile, su misura, significativo. Svuotarlo, riempirlo, sistemarlo ogni giorno con ciò che sentiamo di condividere o sperimentare è un esercizio di consapevolezza e scelta.
E questo vale anche per noi adulti: 🌀 Cosa chiediamo ai bambini di portare ogni giorno? Quanto è davvero utile? Quanto pesa, materialmente e simbolicamente?
💡 Educare alla leggerezza responsabile
In una scuola che spesso misura la preparazione in chili di libri e quaderni, proporre uno zaino essenziale è un atto pedagogico controcorrente. È un modo per dire: 🕊️ “Ti lascio spazio per pensare. Non riempio ogni minuto, ogni tasca, ogni pagina.”
È educare alla leggerezza responsabile: scegliere, portare con sé ciò che serve, lasciare a casa il superfluo, imparare a distinguere l’utile dal decorativo.
✍️ In sintesi: non solo zaini, ma visioni
Questo settembre, forse, non servono zaini più grandi. Servono adulti che preparino con i bambini zaini più veri. Servono educatori che insegnino non solo cosa mettere dentro, ma anche cosa lasciare fuori. Serve la cultura dell’essenziale, della selezione, del rispetto.
Lo zaino montessoriano non è un oggetto. È una scelta. È un invito alla cura, alla libertà, alla semplicità significativa.
Materiale scaricabile:
Le 5 cose invisibili dello zaino montessoriano Un promemoria illustrato da stampare e condividere con colleghi, genitori o da utilizzare come spunto di riflessione insieme ai bambini.
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Emma Castelnuovo e Maria Montessori: una nuova didattica della matematica
«Suscitare, attraverso l’osservazione dei fatti riguardanti la tecnica, l’arte e la natura, l’interesse dell’alunno per le proprietà fondamentali delle figure geometriche e, con esso, il gusto e l’entusiasmo per la ricerca. Questo gusto non può nascere, credo, se non facendo partecipare l’alunno nel lavoro creativo (…). È necessario animare la naturale e istintiva curiosità dei ragazzi, accompagnandoli nella scoperta delle verità matematiche, trasmettendo l’idea di averlo fatto per se stessi e, dall’altra parte, far sentire progressivamente la necessità di un ragionamento logico.» (Emma Castelnuovo, Geometria intuitiva)
La matematica come scoperta e costruzione
La matematica di Emma Castelnuovo si muove sul filo della scoperta e della riflessione.
Non è una matematica trasmessa, ma una matematica autocostruita. Le regole, in questo approccio, non vengono imposte dall’alto, ma si rivelano progressivamente attraverso l’uso del materiale concreto. Le mani, gli occhi e la mente lavorano insieme: sperimentano, confrontano, riflettono. Da qui nasce la conoscenza autentica.
Anche per Maria Montessori, come per Emma Castelnuovo, la matematica non è fatta di tecnicismi, ma di osservazione, di esperienza e di ragionamento individuale. Il materiale concreto diventa ponte tra la realtà e l’astrazione, generando concetti, abilità, competenze.
Il tempo per osservare
Oggi, però, questo tempo per osservare sembra sfuggirci. Viviamo in un mondo accelerato, dove le immagini scorrono rapide e i contenuti virtuali dominano la scena. Ma più il nostro sguardo si fa veloce, più perdiamo l’essenza di ciò che ci circonda. Osservare richiede tempo. Richiede cura. Richiede presenza.
Eppure è proprio dallo sguardo attento, prolungato e partecipe che nasce il pensiero scientifico, e con esso una matematica viva, concreta, personale.
Una matematica che nasce dall’esperienza
In un contesto educativo che rimetta al centro l’esperienza, trova spazio una nuova matematica: non più imposta per regole e definizioni astratte, ma costruita dai bambini, gradualmente e con entusiasmo. Una matematica creativa, che parte dalle mani, attraversa i sensi e arriva alla mente.
È l’educazione dell’occhio che sa osservare, delle mani che sanno fare, della mente che sa indagare.
Castelnuovo e Montessori, pur provenendo da ambiti molto diversi – matematica la prima, medico e neuropsichiatra infantile la seconda – hanno tracciato, ciascuna a modo proprio, un percorso comune: quello dell’esperienza come fondamento della conoscenza. Un cammino forse oggi un po’ più nascosto, polveroso, ma sempre attuale. È la strada maestra, quella che valorizza l’interazione tra l’io e il mondo, rendendo ogni alunno protagonista del proprio sapere.
🎓 Idee per la classe…e non solo
Per una matematica che si osserva, si tocca e si costruisce
🧠 1. Educare lo sguardo: Geometria nella realtà
Attività: “Caccia alle forme” Descrizione: I bambini esplorano l’ambiente scolastico (aula, cortile, giardino) alla ricerca di oggetti con forme geometriche piane o solide. Ogni oggetto viene osservato, disegnato e catalogato. Obiettivi:
Sviluppare la capacità di osservare forme nella realtà quotidiana
Collegare il linguaggio matematico all’esperienza concreta Materiali: Quaderno di osservazione, matite colorate, macchina fotografica o tablet
🖐️ 2. Fare per capire: Costruzione di figure
Attività: “Con le mani: creo e confronto” Descrizione: Utilizzando bastoncini, elastici, fili o cannucce, i bambini costruiscono figure geometriche, le confrontano tra loro per numero di lati, angoli, simmetrie. Obiettivi:
Sviluppare la motricità fine e la coordinazione occhio-mano
Intuire proprietà geometriche attraverso la manipolazione Materiali: Bastoncini, elastici, cartoncini, colla, forbici
🎨 3. Creatività e forme: Arte geometrica
Attività: “Un quadro con le forme” Descrizione: I bambini realizzano composizioni artistiche utilizzando solo forme geometriche. Si possono prendere ispirazione da artisti come Kandinsky, Mondrian o Escher. Obiettivi:
Potenziare il pensiero creativo legato alla geometria
Favorire il riconoscimento delle figure attraverso il gioco artistico Materiali: Cartoncini colorati, colla, forbici, immagini di opere d’arte
📏 4. Misura e strumenti: Geometria operativa
Attività: “Misura il mondo” Descrizione: I bambini utilizzano righello, metro e goniometro per misurare oggetti o figure disegnate: lunghezze, angoli, perimetri. Obiettivi:
Acquisire familiarità con strumenti di misura
Comprendere il significato di unità di misura e precisione Materiali: Righelli, goniometri, metro a nastro, figure da misurare
🌿 5. Geometria in natura: simmetrie e forme
Attività: “Lo zoo delle forme” Descrizione: Esplorazione di elementi naturali (foglie, fiori, sassi, conchiglie) per rilevare simmetrie, forme regolari o irregolari. I bambini classificano e riproducono le forme trovate. Obiettivi:
Riconoscere figure geometriche nella natura
Rafforzare il concetto di simmetria e variazione Materiali: Foglie, fiori, carta da lucido, matite, schede di classificazione
🎲 6. Giocare con la geometria
Attività: “Quiz delle 12 caselle” Descrizione: Realizzare un gioco da tavolo in cui, casella dopo casella, si propongono sfide geometriche: disegnare, calcolare, misurare. Il dado decide il percorso. Obiettivi:
Rendere la geometria un’esperienza ludica e motivante
Rinforzare le conoscenze in modo attivo e autonomo Materiali: Tabellone stampabile, dado, schede attività, tavola di controllo
🧩 7. Nomenclatura attiva: imparare i nomi giocando
Attività: “Memory delle figure piane” Descrizione: Realizzare un gioco di carte con nomi e immagini delle figure geometriche. Si abbina nome e forma, si creano mini sfide e definizioni. Obiettivi:
Favorire la memorizzazione dei termini geometrici
Stimolare l’associazione linguaggio-visivo Materiali: Carte plastificate con figure e nomi, velcro o calamite
🧠 8. Argomentare: racconta la tua figura
Attività: “Chi sono?” Descrizione: Un bambino sceglie una figura e la descrive senza nominarla; gli altri provano a indovinare di quale si tratta. Obiettivi:
Sviluppare il linguaggio descrittivo e matematico
Potenziare la capacità di argomentare e dedurre Materiali: Set di figure geometriche, cartelloni o lavagna
Materiale scaricabile
🎲 Piccolo quiz geometrico
Un gioco per esplorare la geometria con leggerezza e rigore: 12 caselle da seguire in sequenza o da affrontare a seconda del tiro del dado. Ogni casella propone una sfida: disegnare, calcolare, misurare con righello e goniometro, osservare e riflettere. Una tavola di controllo permette l’autovalutazione, rafforzando autonomia e senso critico.
Sarica la prima striscia del quiz in versione SHORT:
📥 Scarica la guida gratuita: Una matematica senza regole
Abbiamo raccolto tutte le attività descritte in questo articolo – e altre ancora– in una guida stampabile pensata per accompagnarti passo dopo passo in classe.
🔧 Cosa contiene la guida?
Idee operative facili da realizzare, con materiali comuni o di recupero
Attività interdisciplinari tra arte, natura e geometria
Giochi come il Memory delle figure geometriche e le sculture con materiali non convenzionali
Suggerimenti per adattare ogni proposta al tuo gruppo classe
🧩 Una griglia per la valutazione delle competenze coinvolte
🧭 Che tu stia iniziando un percorso esplorativo sulla geometria o voglia ravvivare la tua programmazione con attività nuove, questa guida è uno strumento pensato per rendere la matematica più viva, concreta e coinvolgente.
Una matematica senza regole, nel senso più profondo e creativo del termine, è una matematica che si costruisce facendo, osservando, riflettendo. È un percorso di senso e significato che accende curiosità e passione. Castelnuovo e Montessori ci hanno lasciato strumenti e visioni che parlano ancora oggi con forza alle nostre scuole. Sta a noi renderli vivi e operativi.
Libri per la grammatica e prime letture, libri per scoprire la storia della misura e per esplorare il mondo insieme a Lily, la piccola rana esploratrice; libri per leggere e per fare ideali anche per piacevoli attività estive.
Il percorso delle Lenti del Pensiero, ispirato al Visible Thinking di David Perkins, diventa un ponte tra la narrazione simbolica e la concretezza operativa del metodo Montessori.
Ogni lente è una chiave: aiuta i bambini a nominare ciò che provano, a osservare ciò che accade, a scegliere il proprio punto di vista. E tutto questo si sposa con il cuore della pedagogia montessoriana: educare al pensiero autonomo e consapevole.
🔍 Lenti del Pensiero e Montessori: un dialogo possibile
Nel metodo Montessori, l’educazione è un atto intenzionale e discreto, che punta a “liberare il potenziale del bambino” piuttosto che riempirlo di contenuti.
Ogni proposta educativa rispetta i tempi interiori di ciascun bambino, offrendo materiali in grado di parlare direttamente alla sua sensibilità e alla sua curiosità e di rispondere ai suoi bisogni.
Sono strumenti pensati per guidare senza imporre, spesso autocorrettivi, per favorire il piacere della scoperta e sostenere il cammino verso l’autoeducazione.
Ecco perché le Lenti del Pensiero possono inserirsi armoniosamente nel contesto montessoriano:
sono simboliche ma tangibili (si costruiscono concretamente, si toccano, si usano);
si basano su narrazioni evocative, che aprono al dialogo e all’immaginazione;
offrono uno strumento concreto per nominare e pensare l’esperienza;
favoriscono l’autonomia nel riflettere, scegliere, osservare.
🎒 Le sei Lenti del Pensiero
Ecco le sei lenti, ciascuna con il suo “colore” di pensiero:
🔵 Curiosità – Lente Azzurra
Guardare come se fosse la prima volta. Porsi domande. Notare ciò che stupisce.
🟠 Prospettiva – Lente Arancione
Cosa vedono gli altri? Imparare a mettersi nei panni altrui.
🟢 Conoscenza – Lente Verde
Che cosa sappiamo? Distinguere tra ciò che pensiamo e ciò che è certo.
🟣 Collegamenti – Lente Viola
A cosa assomiglia? Cercare connessioni, similitudini, analogie.
⚪ Possibilità – Lente Grigia
Che cosa potrebbe accadere dopo? Immaginare scenari e ipotesi.
🟡 Senso e scopo – Lente Gialla
Perché lo stiamo facendo? Riflettere sul significato delle azioni.
🛠️ Attività Montessori ispirate alle Lenti del Pensiero
Ecco alcune proposte operative, montessoriane nello spirito, ispirate a ciascuna lente. Possono essere svolte al tavolo, nel tempo dell’accoglienza o come rielaborazione individuale.
🔵 Lente Azzurra – Curiosità
“Il vassoio delle meraviglie”
Prepara un vassoio con oggetti curiosi (una piuma, una lente d’ingrandimento, una conchiglia, una clessidra…). Invita i bambini ad osservare e formulare domande.
Ogni giorno si può aggiungere un oggetto nuovo.
🟠 Lente Arancione – Prospettiva
“Lo specchio delle emozioni”
Mostra ai bambini immagini di situazioni sociali (foto o illustrazioni).
Chiedi: “Tu cosa vedresti? E se fossi l’altro?” Favorisce il mettersi nei panni dell’altro.
🟢 Lente Verde – Conoscenza
“Sapere o pensare?”
Proponi affermazioni miste (es. “Il ghiaccio è freddo” – “Gli orsi sono cattivi”).
I bambini mettono un gettone sul cartellino “So che” oppure “Penso che”.
È un primo esercizio di metacognizione.
🟣 Lente Viola – Collegamenti
“Il filo rosso”
Dopo una lettura o un’esperienza, ogni bambino scrive o disegna ciò che gli ha ricordato.
Poi si uniscono i fogli con un filo: ogni pensiero è collegato.
⚪ Lente Grigia – Possibilità
“La storia continua…”
Leggi metà di una storia illustrata, poi chiedi: “Cosa potrebbe succedere dopo?” I bambini disegnano o scrivono la loro ipotesi. Si possono rileggere tutte e confrontarle.
🟡 Lente Gialla – Senso e scopo
“Perché lo facciamo?”
Dopo ogni attività, invita i bambini a scrivere una frase su un post-it per rispondere alla domanda:
“A cosa è servito secondo te?”.
Si crea un pannello del “perché” con i pensieri della classe.
🎈 Un percorso per l’accoglienza… e oltre
“Le Lenti del Pensiero” non sono solo un’attività di accoglienza: sono una modalità quotidiana di vivere la scuola, che accompagna la crescita del pensiero critico, empatico e consapevole.
Le lenti diventano strumenti mentali che aiutano i bambini a orientarsi, a leggere la realtà e a trovare parole per ciò che sentono.
Il bambino non è un vaso da riempire, ma una sorgente da far sgorgare (citazione ispirata al pensiero di Maria Montessori) e le Lenti possono essere proprio questo: uno sguardo nuovo per far fluire pensieri autentici.
Le Lenti del Pensiero – Percorso di accoglienza e gestione del pensiero per la scuola primaria
📦 Include guida pedagogica, 6 storie per sei giorni, attività quotidiane, domande per stimolare la riflessione, versione facilitata e proposte creative.
Perfetto per educatori e insegnanti che vogliono iniziare l’anno con meraviglia, riflessione… e bellezza.
Libri per la grammatica, per le prime letture, per scoprire la storia della misura e per viaggiare con Lily, la piccola rana esploratrice; libri per leggere e per fare, perfetti anche per le attività estive.
Il silenzio acuisce le nostre sensibilità. Stando in silenzio non solo possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”, ma riusciamo a cogliere profondamente la realtà che ci circonda. E’ importante allora permettere al bambino di vivere anche questa dimensione, preservando sempre nei suoi confronti una relazione di accoglienza e supporto. Maria Montessori
Viviamo in una società che teme il silenzio. Ogni momento sembra dover essere colmato da parole, suoni, notifiche, attività. Ma cosa accadrebbe se, almeno per un attimo, imparassimo a fermarci?
Il silenzio non è assenza. È un luogo pieno, denso, fertile. Nel silenzio ci si ascolta, ci si ritrova. Nel silenzio si incontra l’altro.
E proprio per questo, il silenzio è profondamente educativo.
Silenzio e ascolto: il binomio della relazione autentica
Nel metodo Montessori, il silenzio non è mai imposto. È vissuto, atteso, scoperto.
Le “lezioni del silenzio” sono un’esperienza concreta che porta i bambini a percepire l’ambiente, il corpo, gli altri. Attraverso il silenzio si coltiva l’attenzione. Si riconosce la presenza. Si educa alla cura e alla pazienza.
Nel silenzio, ogni gesto assume significato. Ogni sguardo diventa parola. Ogni pausa, uno spazio di rispetto reciproco.
Il silenzio come esperienza estiva
Anche durante l’estate, il silenzio può diventare un alleato prezioso nelle attività educative:
In un gioco d’ascolto nella natura, dove si invitano i bambini a fermarsi e riconoscere i suoni del vento, degli insetti, dell’acqua.
In un momento di disegno silenzioso, dove le parole si fermano e i pensieri si trasformano in immagini.
In un cammino consapevole a piedi nudi, dove il silenzio diventa attenzione ai sensi, al corpo, al presente.
In una storia letta senza fretta, con pause tra le parole per far risuonare le emozioni.
Piccoli spazi di silenzio possono trasformare una giornata estiva in un tempo lento e profondo, in cui ogni bambino si sente visto e accolto.
Il silenzio parlante: una comunicazione che va oltre le parole
L’espressione “silenzio parlante” può sembrare un ossimoro, ma racchiude una verità educativa potente.
Il silenzio parla quando sa accompagnare senza invadere. Parla quando trasmette attenzione e presenza autentica. Parla quando insegna che non tutto deve essere detto per essere compreso.
Un educatore che sa stare nel silenzio accoglie l’altro in tutta la sua interezza, anche quando le parole non arrivano.
Maria Montessori e l’arte di educare al silenzio
Maria Montessori ha intuito per prima quanto il silenzio fosse una forma alta di educazione.
Le sue lezioni del silenzio non servono a richiamare, ma a risvegliare. Non reprimono, ma educano all’ascolto: dell’ambiente, dell’altro, di sé.
Attraverso il silenzio, i bambini imparano:
a concentrarsi
a gestire il tempo interiore
a osservare
a rallentare senza perdere intensità
a rispettare lo spazio e la presenza dell’altro
Una competenza da coltivare insieme
In un tempo che corre veloce, insegnare ai bambini a so-stare nel silenzio è un atto controcorrente.
Ma è anche un dono che durerà tutta la vita. È una forma di libertà interiore, che insegna a non aver paura del vuoto, ma a riconoscerlo come spazio fertile di crescita.
Come educatori, genitori, adulti, possiamo offrire questa possibilità. Con gentilezza. Con pazienza. Con esempio.
Perché anche il silenzio, se ben accolto, può diventare una voce chiara. Una voce che educa.
SPUNTO FINALE OPERATIVO – attività per educatori e famiglie
🟡 Rituale del silenzio condiviso Scegli un momento della giornata – anche in vacanza o in un centro estivo – da dedicare a 2 minuti di silenzio condiviso. I bambini si siedono, ascoltano i suoni intorno, respirano insieme. Nessuna imposizione, solo proposta. Dopo il silenzio, si può disegnare “quello che ho sentito”.
🟡 Il barattolo del silenzio Un piccolo barattolo trasparente decorato. Ogni volta che si vive un momento silenzioso speciale, si aggiunge un sassolino o una perla. Alla fine dell’estate, si osserva quanto silenzio si è custodito.
🟡 Passeggiata dei sensi In silenzio, si cammina in un giardino, un parco, un sentiero, ascoltando, toccando, annusando. Al ritorno, ognuno può raccontare ciò che ha scoperto… senza usare la voce: con i gesti, i disegni, i colori.
Maria Montessori e le lezioni di silenzio, due modi di imparare ad ascoltare
Nel metodo Montessori, il silenzio non è mai assenza, ma presenza viva, densa di ascolto e consapevolezza.
Per aiutare i bambini a entrare in questa dimensione, Maria Montessori propose vere e proprie “lezioni del silenzio”, non come esercizi imposti, ma come inviti a scoprire un nuovo modo di essere nel mondo: più attento, più sensibile, più profondo.
Tra le tante esperienze raccolte nei suoi scritti, due in particolare raccontano con forza e poesia quanto il silenzio possa trasformarsi in una occasione educativa potente, capace di toccare mente e cuore.
La prima è una lezione condotta in classe, dove i bambini imparano a tendere l’orecchio, a rallentare i gesti, a sospendere il rumore per accogliere una voce lieve. La seconda è l’incontro con una maestra speciale e silenziosa: una neonata che, con il solo esempio del suo respiro delicato, mostra ai bambini cosa significhi davvero stare in silenzio.
Due lezioni diverse, ma profondamente unite: entrambe ci ricordano che il silenzio è una guida gentile per educare all’ascolto, alla presenza e alla cura reciproca; il silenzio non si insegna: si offre. E quando viene accolto con libertà e delicatezza, i bambini ne riconoscono subito il valore.
1.La lezione del silenzio
Durante una giornata nella “Casa dei Bambini”, Maria Montessori propose ai bambini la lezione del silenzio. Non impose nulla. Semplicemente si mise in silenzio alla porta della stanza e poi, con un filo di voce quasi impercettibile, chiamò un bambino per volta.
I bambini erano liberi di muoversi, ma uno dopo l’altro, pian piano, si fermarono.
Cominciarono ad ascoltare, incuriositi da quello che stava accadendo. In breve, la classe intera divenne silenziosa. I bambini, quasi trattenendo il fiato, ascoltavano il loro nome, pronti a coglierlo anche solo sussurrato.
Montessori racconta che, dopo aver chiamato l’ultimo bambino, rimase un lungo silenzio spontaneo. Nessuno parlava. I bambini erano felici e quieti.
Avevano scoperto la magia del silenzio come esperienza condivisa, come spazio pieno di attenzione e ascolto.
Da quel giorno, molti di loro chiedevano spontaneamente di rifare la lezione del silenzio, come se fosse un gioco meraviglioso.
E in effetti lo era: un gioco che educava alla concentrazione, alla presenza, al rispetto reciproco.
2. La Maestrina del silenzio
Un giorno, entrando in una delle sue Case dei Bambini, Maria Montessori incontrò una mamma con una bambina di pochi mesi. Dopo averle chiesto il permesso, prese tra le braccia la piccola e la portò con sé, in aula.
Subito i bambini avanzarono, incuriositi dalla piccola creatura.
“Essi guardavano la mia piccina con un misto di tenerezza e di gioia: non avevamo ancora pronunciato una parola. Io dissi: ‘Vi ho portato una maestrina’. Sguardi sorpresi, meravigliati, risa. ‘Una maestrina, sì, perché nessuno sa stare fermo come lei’.
Tutti i piccini si aggiustano fermi al loro posto. ‘Le gambe però nessuno le tiene ferme come lei’.
Tutti aggiustano con cura le gambe perché siano composte. Io li guardo sorridendo: ‘Sì, ma non saranno mai ferme come le sue: voi un poco le muovete, ma lei no. Nessuno può essere come lei’.
I bambini sono seri, sembra che sia penetrata in loro la convinzione della superiorità della maestrina. ‘Nessuno poi sta zitto come lei’. Silenzio generale. ‘Non è possibile star proprio silenziosi come lei, perché… Sentite il suo respiro come è delicato; avvicinatevi in punta di piedi’. Alcuni si alzano e si avanzano adagio adagio in punta di piedi, sporgendo la testa e volgendo l’orecchio verso la piccina. Gran silenzio. […] I bambini guardano stupiti; non avevano mai pensato che, anche fermi, si fanno dei rumori e che il silenzio dei piccoli è più profondo del silenzio dei grandi“
Questa straordinaria “lezione di silenzio” non nasce da una regola imposta, ma da un incontro. Non da un comando, ma da una presenza. Un’educazione sottile che non chiede, ma invita con meraviglia.
Ancora una volta, Montessori ci ricorda che il vero apprendimento passa attraverso l’esperienza vissuta, il coinvolgimento emotivo, la lentezza, l’osservazione.
E che anche una neonata, senza dire nulla, può insegnare a cento bambini il valore dell’ascolto, del rispetto, della meraviglia del silenzio.
Libri per la grammatica, per le prime letture, per scoprire la storia della misura e per viaggiare con Lily, la piccola rana esploratrice; libri per leggere e per fare perfetti anche per le attività estive.
La differenza non è una sottrazione. È un’aggiunta, è quello che rende possibile la meraviglia.” — Rita Levi-Montalcini
C’è una matematica che si misura in centimetri, in righe e colonne. E poi ce n’è un’altra, più sottile e preziosa, che si misura nei passi che si fanno peravvicinarsi. Nei gesti che costruiscono relazione. Nelle mani che imparano a contare per comprendere, non per dividere.
🌀 Oltre le regole
All’inizio dell’anno scolastico si parla spesso di regole: da definire, da condividere, da scrivere, da appendere… Ma forse i comportamenti più autentici non nascono dalle regole, quanto dalla costruzione di qualcosa di più profondo.
Nascono dal sentirsi parte. Dal sapere di essere visti, ascoltati, contati.
Un bambino che si sente riconosciuto non ha bisogno di regole per rispettare, perché riconosce a sua volta. Un gruppo che costruisce insieme il senso dello stare insieme non ha bisogno di confini, perché ha già un centro comune.
Un bambino che si sente visto, nominato, riconosciuto per ciò che è, non ha bisogno di regole per rispettare, perché ha sperimentato il rispetto su di sé. Non segue per obbligo, ma per naturale risonanza interiore. È attraverso l’esperienza vissuta che nasce la responsabilità autentica.
Un gruppo che costruisce insieme il senso dello stare insieme, che si è misurato non in centimetri, ma in ascolto, non ha bisogno di confini rigidi, perché ha già un centro condiviso: uno spazio interiore ed esterno in cui ognuno si sente parte, e quindi partecipa.
🔷 Matematica delle relazioni
Anche la matematica può abitare questo spazio. Non come sistema che ordina dall’esterno, ma come linguaggio che connette, svela legami, rivela strutture vive.
Quando contiamo non per separare ma per comprendere, quando misuriamo non per uniformare ma per osservare, quando costruiamo figure, insiemi, relazioni…stiamo offrendo strumenti per leggere il mondo in modo profondo, vero, umano.
È la matematica delle relazioni: quella che insegna che ogni elemento ha senso se è in relazione con gli altri. Che la bellezza di una figura non sta nella sua perfezione, ma nella coerenza armonica tra le sue parti. E che, proprio come nella vita, le differenze non disturbano l’insieme, ma lo rendono possibile.
🌈 Una piccola storia da cui partire
Per costruire tutto questo serve tempo, ascolto, bellezza. Ma basta anche una storia, un gesto, una domanda giusta.
👉 Da qui nasce “Il Paese dei Puntini”, un racconto semplice ma pieno di possibilità: Una storia di differenze, colori, forme. Di chi non trova posto, e di chi prova a costruirne uno nuovo.
Materiale gratuito da scaricare
Scopri una piccola anteprima del percorso Il Paese dei Puntini: una storia delicata e simbolica per parlare di accoglienza, differenze e appartenenza… con la matematica.
Nel file troverai: 🔹 una versione breve della storia 🔹 domande di comprensione e riflessione 🔹 una proposta creativa per disegnare il proprio “puntino”
Chiedete: “Ti è mai capitato di non sentirti contato?”
Lasciate che la storia apra parole, immagini, legami
Scoprirete che da un puntino si può partire per creare mondi condivisi
Cominciare bene l’anno non significa solo organizzarsi. Significa costruire uno spazio dove ciascuno può esistere interamente, sentirsi accolto e necessario.
E sì, la matematica può accompagnarci anche lì. Non per contare separati, ma per costruire insieme.
🌿 Conclusione
Accogliere non è solo un gesto iniziale. È un atteggiamento continuo, che si coltiva ogni giorno, nei piccoli gesti e nelle grandi scelte educative.
Insegnare a contare non significa solo insegnare numeri: significa mostrare a ogni bambino che lui conta, che ha un posto, e che il suo essere unico contribuisce all’armonia del tutto.
Quando l’inclusione passa attraverso la matematica, quando il racconto diventa spazio per riflettere, quando le forme, i colori e i valori si incontrano… nasce un’educazione che tocca davvero.
E allora sì, possiamo partire. Non solo con registri e orari, ma con un percorso che mette al centro ogni bambino, che crea legami, e che ci ricorda, ogni giorno, che “contare tutti” è il primo gesto per costruire una comunità che educa.
Proposta per l’accoglienza
Il Paese dei Puntini”
L’inizio dell’anno scolastico è un tempo prezioso: uno spazio di incontro, scoperta e costruzione di legami. In questi primi giorni, non si tratta solo di “iniziare a fare scuola”, ma di creare un gruppo, stabilire relazioni, dare valore a ogni voce.
E se tutto questo potesse accadere anche attraverso la matematica? “Il Paese dei Puntini” è molto più di una storia: è un piccolo mondo dove ogni differenza conta,
ogni forma ha un posto e ogni colore racconta un’emozione.
Un materiale nato per accompagnare le bambine e i bambini in un viaggio che intreccia accoglienza e inclusione, logica e creatività, competenze e narrazione.
Un percorso educativo ispirato alla pedagogia Montessori e alla visione cosmica: leggere, viaggiare, immaginare e conoscere il mondo attraverso le fiabe.
Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo
Gianni Rodari
In ogni angolo del mondo, i bambini ascoltano storie. Cambiano i personaggi, i paesaggi, i ritmi… ma il bisogno è lo stesso: cercare senso, emozionarsi, dare forma a ciò che si prova.
Le fiabe sono uno strumento educativo potentissimo. Parlando il linguaggio universale della fantasia, aiutano i bambini a elaborare emozioni, affrontare difficoltà, esplorare il mondo interiore e quello esteriore. E lo fanno in modo naturale, coinvolgente, senza spiegazioni dirette ma attraverso simboli, archetipi, immagini.
La fiaba arricchisce l’esistenza del bambino in tanti modi diversi (Bruno Bettelheim, Il mondo incantato); ogni storia, infatti, diventa uno specchio e una bussola: aiuta il bambino a conoscersi e a riconoscersi, a sentirsi meno solo, a dare un nome alle emozioni e a trovare, dentro di sé, le risposte alle domande più profonde,
✨ Uno sguardo montessoriano sulla fiaba
Nella pedagogia Montessori, la fiaba è un ponte. Non solo tra emozioni e pensiero, ma anche tra culture, tempi, geografie.
La “visione cosmica” montessoriana invita il bambino a sentirsi parte attiva di un tutto più grande: un universo da scoprire, rispettare e abitare con responsabilità.
In questo senso, ogni fiaba ben scelta può diventare un piccolo tassello del curricolo cosmico, aiutando il bambino a collocarsi nel mondo e a riconoscersi parte di una grande famiglia umana.
Una fiaba che attraversa paesi, suoni, riti e immagini diverse è uno strumento potentissimo per allenare lo sguardo interculturale.
Ascoltando storie che vengono da lontano, i bambini imparano ad accogliere il diverso, a riconoscere somiglianze nei dettagli più inaspettati, a mettersi nei panni di altri.
☀️ Un laboratorio estivo per viaggiare con le fiabe
Può bastare una fiaba per far partire un viaggio. Quella che suggeriamo è una proposta educativa semplice e significativa, perfetta da realizzare in una calda giornata estiva — al fresco di casa, in giardino, o anche a scuola come attività creativa di fine anno o inizio anno.
Laboratorio “Il filo delle storie del mondo”
Obiettivo: Aiutare i bambini a esplorare culture diverse attraverso la narrazione, stimolando empatia, ascolto e creatività.
Occorrente:
La fiaba “Il filo d’oro del mondo” (scaricabile gratuitamente in PDF)
Un gomitolo (preferibilmente giallo o dorato)
Cartoncini, forbici, pennarelli, colla
Mappa del mondo o un grande planisfero
Musiche e suoni dal mondo (facoltativo)
Fasi del laboratorio:
Ascolto o lettura condivisa Lettura della fiaba “Il filo d’oro del mondo”: Il viaggio di Nila, la bambina protagonista, non inizia con una partenza, ma con una domanda: “Chissà che storie raccontano i bambini che vivono oltre le montagne?” attraversa così diversi paesi, scoprendo che ogni cultura ha il proprio modo di raccontare storie. Invitali a chiudere gli occhi e immaginare i luoghi descritti.
Mappa delle fiabe Posiziona una mappa del mondo e, insieme ai bambini, segna i luoghi visitati da Nila nella storia. Puoi usare piccoli disegni, simboli o bandierine.
Costruzione del “filo narrante” Ogni bambino riceve un cartoncino colorato e lo decora con il personaggio, l’elemento o la frase della fiaba che lo ha colpito di più. Poi tutti i cartoncini vengono uniti lungo il filo d’oro, creando una collana di storie.
Storie che viaggiano Invita i bambini a inventare la tappa successiva del viaggio di Nila. Che paese visiterà? Come si raccontano le storie lì? I bambini possono disegnarla, scriverla, metterla in scena… ognuno nel proprio linguaggio preferito.
Esposizione finale Se siete a scuola, potete organizzare un piccolo angolo espositivo con la mappa, il filo delle storie, le creazioni dei bambini. Se siete a casa, potete fotografare il lavoro e inviarlo ad amici o nonni… perché ogni storia, se condivisa, continua a viaggiare.
📚 Scarica la fiaba
Una storia poetica e interculturale, perfetta per bambini dai 5 ai 10 anni, ma apprezzata anche da chi bambino non lo è più. Può essere letta ad alta voce, usata come spunto per attività o semplicemente gustata come lettura serale
Nel mondo di oggi, educare all’ascolto, alla diversità e alla meraviglia è più che mai necessario. Le fiabe, con la loro semplicità e profondità, ci offrono uno strumento potente per farlo.
Che siano lette sotto un albero, durante un pomeriggio d’estate o tra i banchi di scuola, le storie possono ancora — e sempre — unire le persone, aprire occhi, accendere immaginazione.
Perché, in fondo, ogni fiaba è un filo d’oro che ci collega.
Un libro per riflettere e giocare con la grammatica attraverso la favola di Maria Montessori; un libro ricco di giochi e spunti operativi ( classe 1/3)
Una piccola rana, un grade viaggio di esplorazione verso tutte quelle piccole creature che si prendono cura del nostro pianeta. Un libro con attività multidisciplinari per la classe I/II- disponibile in corsivo e stampato maiuscolo
Due libri per i piccolissimi con le prime parole da leggere e da scrivere, disponibili in corsivo e stampato maiuscolo
Un percorso Montessori tra travasi, pesi e lunghezze – per iniziare con stupore
Misurare non è solo una competenza matematica. Per i bambini piccoli, è un modo per dare forma al mondo che li circonda: confrontare, versare, osservare, fare ipotesi.
Nel metodo Montessori – e in ogni approccio attento all’esperienza – la misura non si insegna, si scopre. Attraverso l’azione, il corpo, il confronto. Prima ancora dei numeri.
Ecco allora alcune idee semplici e subito attuabili, da proporre nei primi giorni di scuola, durante momenti di esplorazione libera, o come esperienze guidate.
🌊 1. Travasa, confronta, racconta
Metti a disposizione:
contenitori di forme e dimensioni diverse (bicchieri, bottiglie, ciotole, brocche…)
materiali da travasare: sabbia, lenticchie, riso, acqua colorata
strumenti vari: cucchiai, mestoli, imbuti
👉 Lascia che i bambini esplorino liberamente. Poi chiedi:
Quale contenitore ha “più dentro”?
Sembravano uguali?
Quanti cucchiai ci vogliono per riempire questa bottiglia?
💡 Variante narrativa: inventate insieme una storia: “Il contenitore che sembrava piccolo ma…”
🪶 2. Più leggero o più pesante?
Prepara una cesta con oggetti simili per forma, ma diversi per massa: palline, scatole, barattoli, sacchetti.
Chiedi ai bambini di ordinarli “dal più leggero al più pesante” usando solo le mani.
Poi proponi una verifica con una bilancia artigianale (una gruccia e due bicchieri appesi con lo spago funzionano benissimo!).
👉 L’attenzione si sposta dal vedere al sentire. Scopriranno che quello che sembra… non sempre è.
📏 3. Quanto è lungo?
Con fili, nastri, mani, piedi… si può misurare quasi tutto!
Proponi:
“Cammina lungo quanto la corda”: stendi una corda e conta i passi.
“Trova qualcosa più lungo del tuo filo”: ogni bambino ha un pezzetto di filo da confrontare con gli oggetti in aula.
“Disegna la tua lunghezza”: sdraiati a terra e traccia il contorno del corpo, poi confronta con altri bambini.
👉 Senza numeri, i bambini imparano a confrontare, stimare, confrontarsi.
📘 4. Racconta quello che hai scoperto
Dopo ogni attività, invita i bambini a raccontare:
Cosa ti ha sorpreso?
Cosa sembrava… ma poi non era?
Come hai capito chi era più lungo o più pesante?
Si può disegnare, raccontare a voce, dettare all’insegnante. La matematica, così, diventa racconto, esperienza, gioco.
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Un percorso montessoriano per l’infanzia e la primaria: travasi, pesi e lunghezze tra storie, azioni e scoperte. Con griglia osservativa non valutativa , schede operative e materiale guida per il docente, il genitore o l’educatore.
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Un viaggio affascinante attraverso la storia della misura; un libro che segue le tracce di un percorso lungo e straordinario: leggende, curiosità, giochi e attività pratiche trasformano ogni pagina in un’esperienza per leggere, giocare e imparare. Un libro per tutti coloro che vogliono scoprire la misura con i propri occhi… e con le proprie mani!
Misurare il mondo: Un percorso nel tempo e nello spazio alla scoperta della misura Da una antica fiaba africana al concetto di misura. Un cinghiale e un camaleonte si sfidano ad una gara di corsa. Vietato dire chi vince, ma importante dire che le misure vengono prese proprio con la coda del piccolo camaleonte come unità di misura! Un viaggio nel tempo e nello spazio per scoprire come l’uomo fin dai tempi più antichi abbia cercato di elaborare un soddisfacente sistema di misura.
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L’attenzione del bambino è attirata da ciò che lo rende capace di agire
Maria Montessori
Il viaggio verso l’apprendimento della lettura e della scrittura è un’avventura entusiasmante che apre le porte alla conoscenza, stimola la curiosità e sviluppa competenze fondamentali per la vita.
Maria Montessori, osservando i bambini nella Casa dei Bambini, notò come già intorno ai tre anni e mezzo essi dimostrassero un grande interesse per lettere e parole. Era come se queste avessero un potere magico, capace di attirare la loro attenzione e accendere la voglia di scoperta.
Per rispondere a questa sete di conoscenza, ideò un percorso di alfabetizzazione strumentale che conduce gradualmente alla lettura autonoma. Tra gli strumenti di questo percorso c’è anche la margherita delle sillabe.
🌼 Cos’è la margherita delle sillabe?
È un materiale semplice ma potentissimo per l’apprendimento delle sillabe. Si tratta di un fiore con cinque petali, su ciascuno dei quali è scritta una vocale rossa. Al centro si trova un cerchio colorato vuoto, destinato ad accogliere le consonanti.
📝 Come si usa?
Prepara il materiale. Disponi la margherita sul tavolo insieme a un sacchetto o scatola contenente le lettere dell’alfabeto.
Osserva la margherita. Invita il bambino a guardarla, indicandogli le vocali sui petali. Partendo dall’alto (vocale A), pronuncia insieme a lui tutte le vocali in senso orario.
Inserisci una consonante. Pesca una consonante dal sacchetto e posizionala al centro della margherita. Nominala e pronunciane il suono.
Componi le sillabe. Abbinando la consonante alle vocali, pronunciate insieme le sillabe che si formano. Ad esempio, con la consonante L: LA, LE, LI, LO, LU.
Prosegui. Dopo aver completato una consonante, sceglietene un’altra e ripetete l’attività.
Materiale scaricabile
La margherita delle sillabe
La margherita stampabile può essere utilizzata con le consonanti di un alfabetario mobile o semplicemente con cartellini riportanti le lettere dell’alfabeto
🔹 1. “Trova la parola” Dopo aver formato diverse sillabe, chiedi al bambino di creare parole reali o inventate utilizzando le sillabe prodotte. Scrivetele insieme su un quaderno dedicato.
🔹 2. “Sillabe in movimento” Distribuisci le vocali sui petali come previsto. Metti la consonante al centro e chiedi al bambino di saltellare o muoversi su un tappeto per ripetere la sillaba corrispondente a ogni petalo, unendo movimento e suono.
🔹 3. “Disegna la sillaba” Ogni sillaba creata diventa un piccolo disegno: ad esempio LU può diventare un lupo, LI una lima o un limone, LA una lampada… Un’attività perfetta per stimolare connessioni lessicali e memoria visiva.
🔹 4. “La storia delle sillabe” Invita i bambini a inventare una storia breve utilizzando almeno 3-5 sillabe create con la margherita. Scrivila o registrala insieme: sarà un bellissimo momento di narrazione condivisa.
🔹 5. “Gara delle sillabe” Con più bambini, organizza una piccola gara a squadre:
Ogni squadra pesca una consonante.
Vince chi pronuncia correttamente più sillabe o chi trova più parole vere utilizzando quelle sillabe.
🌱 Conclusione
La margherita delle sillabe è uno strumento semplice ma prezioso che rende l’apprendimento della lettura e della scrittura gioioso, concreto e significativo. Attraverso il gioco, i bambini imparano senza accorgersene, coltivando la magia delle parole fin dai loro primi passi verso l’alfabetizzazione.
Con la #MargheritaDelleSillabe, i bambini possono sviluppare la loro alfabetizzazione in modo creativo e naturale, un approccio che riflette perfettamente i principi del #MetodoMontessori.”
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Libri per la grammatica e prime letture, libri per scoprire la storia della misura e per esplorare il mondo insieme a Lily, la piccola rana esploratrice; libri per leggere e per fare ideali anche per piacevoli attività estive.
C’è un momento, nella crescita, in cui i bambini iniziano a fare domande nuove: “Quanto è lungo?” “Quanto pesa?” “Quanto manca?” Sono domande che aprono un mondo. Non sono solo numeri: sono tentativi di dare forma, ordine e senso a ciò che li circonda.
La misura – in tutte le sue forme – è molto più di un argomento scolastico. È un ponte tra esperienza e ragionamento, tra mani che toccano e mente che comprende. Eppure, spesso, viene presentata in modo astratto o noioso.
Ma se provassimo a raccontarla come una storia? Con leggende, storie di civiltà antiche, oggetti impensati, idee geniali e giochi da provare davvero? E se per una volta la misura fosse… un’avventura?
✨ Un libro per chi vuole scoprire la misura con occhi e mani
È nato così il nuovo libro di MontessorianamenteLibri, “A misura di mondo“: un percorso tra Egizi, Sumeri, Romani, tra leggende, proporzioni, domande e piccole attività pratiche. Un libro per bambini dai 8 agli 11 anni, pensato per chi è curioso, per chi ama la scienza e la storia, per chi vuole provare con le mani e non solo leggere.
📚 Dalla notte dei tempi, la necessità di misurare ha sempre accompagnato l’umanità. In ogni angolo del mondo, civiltà lontane tra loro hanno trovato modi ingegnosi per dare ordine alla realtà: lunghezze, pesi, tempo, spazio. Ma come facevano gli antichi a misurare senza righelli o bilance?
Questo libro invita a seguire le tracce di un cammino affascinante: un viaggio attraverso le grandi civiltà del passato e le idee geniali con cui l’uomo ha cercato di comprendere, rappresentare e misurare il mondo.
Leggende, curiosità, quiz, giochi e attività da provare con le mani trasformano ogni scoperta in un’esperienza attiva e coinvolgente. Un libro che intreccia scienza, storia e immaginazione: da leggere, esplorare, costruire.
🎯 Età consigliata: 8–11 anni ✨ Un libro per tutti coloro che vogliono scoprire la misura con i propri occhi… e con le proprie mani!
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Prima ancora di conoscere metri e bilance, i bambini possono essere invitati a osservare, stimare, confrontare. Contare i passi fino alla porta, paragonare la lunghezza delle braccia con un compagno, usare una matita per “misurare” il banco: sono gesti semplici che aprono la strada alla riflessione su cosa significa misurare.
Queste forme di misura — non convenzionali, creative, corporee — diventano un ponte prezioso tra esperienza e astrazione. Ci ricordano che ogni sistema nasce da un’esigenza concreta: quella di condividere una misura comune del mondo.
Per introdurre il tema della misura possiamo proporre una serie di giochi/attività da fare insieme ai bambini: attività che coinvolgono il corpo, gli oggetti e la voglia di capire.
✋ Attività pratiche da fare con i bambini
Per avvicinare i bambini al tema della misura e stimolare la loro curiosità, ecco alcune semplici attività da proporre prima della presentazione del libro:
Misura con il corpo Invita i bambini a usare le proprie mani, piedi, o braccia per misurare oggetti in aula o a casa. Ad esempio:
Quante mani serve per misurare il tavolo?
Quanto è lungo il corridoio in passi? Questa esperienza aiuta a capire come l’uomo ha usato il proprio corpo come primo strumento di misura.
La misura “improvvisata” Fai scegliere ai bambini un oggetto di riferimento (una matita, un libro, una scarpa) e poi chiedi loro di misurare altri oggetti usando solo quell’unità. Così capiranno l’importanza di avere unità di misura standard.
Indovina il peso Porta diversi oggetti (una mela, un sassolino, una bottiglia piena d’acqua) e sfida i bambini a indovinare quale pesa di più, poi pesali con una bilancia. Un modo divertente per introdurre la misura del peso.
Disegna e misura Chiedi ai bambini di disegnare un rettangolo sul foglio e di misurarlo con il righello (o con unità improvvisate), per poi calcolare il perimetro o l’area in modo semplice. Attività base di geometria e misura che stimola la manipolazione concreta.