Il problema è che vogliono farci credere che nel mondo contino solo i primi violini…
Daniel Pennac
Daniel Pennac con il suo romanzo “Diario di scuola” trasforma la sua storia scolastica, fatta di insuccessi e delusioni, in un vero trattato pedagogico.
Nel romanzo, passato e presente si fondono dando vita ad una nuova visione di scuola: un passato di pessimo studente ( secondo gli standard), un presente di scrittore di successo e professore di lettere e al centro, non l’alunno come dovrebbe essere, ma la scuola fatta delle sue universali disfunzioni e vittima dei medesimi errori.
Ed ecco che ad ogni pagina, nello svolgersi della storia, si aprono finestre pedagogiche fatte non tanto di risposte, ma di riflessioni e domande, di disilluse analisi sui problemi che da sempre affliggono la scuola e sul ruolo che famiglia, genitori e media rivestono nel percorso scolastico di bambini e bambine.
In tutto questo emerge però una mai sopita voglia di scoprire, conoscere e imparare che guida ognuno di noi nel proprio percorso evolutivo.
Proprio quello stesso maestro interiore di cui parlava Maria Montessotri, quella dotazione innata che ci spinge ad osservare, ad interrogarci e a cercare risposte a meno che…a meno che la scuola non tarpi le ali ai tanti esploratori diversi e originali e non si ostini a proporre viaggi uguali per tutti…
Pennac, studente dell’ultimo banco, non ha mai dimenticato il “mal di scuola” e la fatica giornaliera di percepirsi irrimediabilmente inadeguato, ma non ha dimenticato nemmeno il giorno in cui un suo insegnante gli ha cambiato la vita affidandogli il compito di scrivere un romanzo…