Didattica

La rupe di Dante tra Lucca e Pisa

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Questi pareva a me maestro e donno,
cacciando il lupo e’ lupicini al monte
per che i Pisani veder Lucca non ponno.
(Inferno XXXIII, vv 28-30)

È Ugolino di Guelfo della Gherardesca, conte di Donoratico, immerso nell’atmosfera tragica e sofferente del nono cerchio infernale, dove scontano la loro pena i traditori, a pronunciare queste parole. 

Un po’ di storia

Il conte Ugolino nel 1285 aveva ottenuto la signoria del comune di Pisa con il titolo di podestà, e fin da subito, fu odiato dai suoi concittadini perché, per motivi politici, aveva ceduto ai Lucchesi i castelli di Ripafratta, Bientina e Viareggio e ai Fiorentini quelli di Fucecchio,  Santa Maria a Monte, Castelfranco e Montecalvoli, che fino a quel momento erano sotto il dominio pisano. 

L’accusa di tradimento della patria fu il motivo della sua condanna e della sua straziante morte all’interno della torre, oggi chiamata “torre della fame”

Torre della fame, Piazza dei Cavalieri, Pisa

Durante l’incontro nel girone infernale, il Conte Ugolino racconta a Dante un sogno premonitore che aveva fatto quando era ancora in vita. 

Protagonista è l’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, colui che lo imprigionò nella torre insieme ai figli. 

Ugolino aveva sognato Ruggieri nelle vesti di un cacciatore che capeggiava una brigata intenta a dare la caccia a un lupo e ai suoi piccoli sul monte San Giuliano che scherma ai Pisani la vista di Lucca.

Nel sogno, Ruggieri si faceva precedere dalle famiglie ghibelline dei Gualandi, dei Sismondi e dei Lanfranchi, che mettevano sulle tracce dei lupi, delle cagne macilente e fameliche: il lupo e i piccoli erano stanchi per la corsa e venivano raggiunti dalle cagne, che li azzannavano.

Ancora oggi il sentiero che si snoda tra quei boschi prende il nome del Sommo Poeta: passo di Dante e proprio lì è stata posta una lapide su cui sono riportati e versi del XXXIII canto dell’Inferno.

Nel 1963 Boccio, uno scultore emigrato in Venezuela e rientrato in paese nel 1921, realizzò il busto di Dante che nel 1963 fu posto proprio al di sopra della lapide.

Il passo si trova  a 215 metri sul livello del mare e su una rupe si può trovare il busto di Dante, recentemente ristrutturato.

É una bella passeggiata sicuramente da consigliare e da gustare ripercorrendo, passo dopo passo, i versi di Dante e godendo della suggestiva vista che la rupe offre: nelle giornate limpide, volgendo lo sguardo verso la costa, spuntano lungo l’orizzonte il profilo della Gorgona e, sullo sfondo, le montagne della Corsica. 

Primavera…

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Perché il tepore dell’aria primaverile possa rendere i nostri cuori più leggeri e perché i nostri occhi possano vedere orizzonti diversi perdendosi negli azzurri disegni degli uccelli in volo…

BRILLA NELL’ARIA

Primavera d’intorno.
Brilla nell’aria
e per li campi esulta,
si’ ch’a mirarla intenerisce il core
odi greggi belar, muggire armenti
e gli altri augelli contenti
a gara insieme,
per lo libero ciel
fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore.

Giacomo Leopardi

Dantedì

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Dante non lo sapeva

Dante non lo sapeva
che dopo tanto viaggiare sperare che lei l’amatissima alle fine proprio lei, lei, rivelasse che il cuore celeste e la carne che portiamo hanno stessa natura di stella oppure fuoco per scaldare
o rosa protetta da spine.

Dante non lo sapeva
quanto infine freddo
sia al suo culmine l’inferno da scalare a mani nude, quante anime vaganti
il pianto tolgano dagli occhi e pietà da pregare Dio anche chi a Dio non crede.

Dante non lo sapeva
cosa siamo diventati
e dove andremo e cosa dalle sue labbra
ci dirà il futuro,
ma conta davvero in fondo sapere o ciò che salva
e altro ed è tutto
in questo andare
incontro dopo incontro
in cieca e lucente obbedienza d’amore.

Daniele Mencarelli

Anche quest’anno, ci avviciniamo al tanto atteso Dantedì e, in Italia e nel mondo, giovani di ogni età ne celebrano il poeta e la sua opera.

Il 25 marzo è il giorno in cui gli studiosi riconoscono l’inizio del viaggio letterario di Dante nell’aldilà; l’idea di farne una celebrazione ricorrente è nata da un’idea del giornalista del “Corriere della Sera” Paolo Di Stefano e del presidente onorario della Crusca Francesco Sabatini.

L’iniziativa è stata ufficialmente istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nel gennaio 2020 e da allora ha raccolto l’adesione di numerose istituzioni culturali, università e scuole facendone un evento straordinariamente giovane.

Può sembrare strano, ma Dante sa affascinare e appassionare anche i più piccoli che si trovano catapultati in un regno fantasy dove i colpi di scena e la suspence tengono accesa e viva la curiosità.

Personaggi conosciuti e non, animali feroci e fantastici, pene incredibili e anime ovunque…

Ci sono tutti gli ingredienti per emozionare, oggi come ieri.

Riporto in questa pagina alcune attività che possono essere presentate in classe per conoscere non solo Dante e la sua opera principale, ma anche la numeralogia, le metafore e le allegorie, la metrica e il conteggio delle sillabe e la geografia dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, ma anche cruciverba e giochi con le parole nascoste

Un modo nuovo e diverso anche per “imparare” a giocare con le parole e con ciò che hanno il potere di richiamare.

La rivoluzione di Gianni Rodari

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Chiedo scusa alla favola antica se non mi piace l’avara formica,
Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala

"Alla formica", Gianni Rodari

Quella di Rodari è una rivoluzione mite e silenziosa, ma non per questo inefficace.

Sicuramente è una rivoluzione che non fa rumore, ma possibile.

É una rivoluzione che nasce dalla forza dell’immaginazione, della parola e dalla fiducia nell’altro.

É una rivoluzione che trova la sua forza nella creatività.

Una creatività generatrice e come tale in grado di generare cambiamento.

Cambiare è sempre possibile, ma solo se possiamo trovare la spinta creativa e la visione immaginativa che ne scaturiscono.

E cosa, e come immaginare se non uscendo dal consueto, dal già noto e dal già fatto?

Uscire, uscire dallo stereotipo, uscire dal solito modo di vedere le cose per ribaltare finalmente la situazione.

Solo così la cicala non sarà più una perditempo nullafacente, ma un’altruista e generosa che dà senza che niente le venga chiesto e solo così, la formica, ancora prudente e saggia ma solo per puro egoismo, emergerà come colei che niente dà all’altro se non un lagnoso vittimismo…

E allora…inventiamo storie.

Inventiamo storie in grado di ribaltare le situazioni e chissà se questo uomo resterà sempre formica o se compirà quella rivoluzione mite e silenziosa fatta finalmente solo di sorrisi, altruismo, solidarietà e pace.

L’albero dei verbi- comprensione vs memorizzazione

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Comprendere la flessione del verbo non è certo semplice e procedere per memorizzazioni successive tra tempi e modi verbali non è mai una procedura consigliabile.

Maria Montessori, partendo dal presupposto che il bambino utilizza in modo corretto le parti del discorso, compreso il verbo nella gran parte delle sue forme e già in tenerissima età, ha strutturato una serie di attività per guidarlo alla riflessione sul verbo e sulla sua funzione all’interno del discorso portando alla luce ciò che possiede in modo implicito.

La sua proposta è giocosa e divertente, ma di stimolo alla riflessione.

Ai giochi e alle attività collettive, segue un’attività più sistematica di riflessione linguistica che parte dalla narrazione della favola delle parti del discorso fino ad attivare allo sviluppo delle scatole grammaticali

Alla famiglia del nome (articolo, nome aggettivo) si aggiunge, poco a poco, la famiglia del verbo (pronome, verbo, avverbio).

I simboli grammaticali

La favola delle parti del discorso ben chiarisce ai bambini la funzione delle diverse parti del discorso, portandoli in modo molto estremamente naturale al loro successivo riconoscimento all’interno delle frasi.

Ad ogni funzione corrisponde un simbolo; nove le parti del discorso, nove i simboli.

Le otto scatole grammaticali per l’apprendimento della grammatica procedono per riflessione e sistematizzazione dei vari cartellini ( suddivisi in base alla loro funzione e in modo da evidenziarne un’unica particolarità per volta) nella ricomposizione di una frase data.

L’albero dei verbi è un’attività aggiuntiva e divertente che permette ai bambini di riflettere sul verbo attraverso domande guida che stimolano anch’esse la riflessione.

Come la linfa, il cartellino dei verbi attraversa il tronco e i rami per arrivare alle foglie, ultima parte riflessiva prima dell’individuazione del tempo del verbo.

La strutturazione dell’albero dei verbi nasce da una ricerca svolta al Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G.M.Bertin” all’Università di Bologna “Progettualità e interventi educativi nella dislessia”.

Il prodotto che ne nasce è l’albero dei verbi di cui presento un personale rielaborazione in una grande tavola operativa da sviluppare concretamente che risponde totalmente ai principi montessoriani.

Video di presentazione all’utilizzo

Attività per l’analisi grammaticale con i simboli e tavola di controllo

Il sapore di una lettera

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In un mondo in cui la velocità caratterizza in modo determinante la nostra vita, è sempre più importante riuscire a rallentare, a fermarsi.

Messaggi scritti, vocali, e-mail.

I suoni delle notifiche accompagnano ormai i nostri gesti quotidiani e ci chiamano a leggere e a vedere..

Un occhio di qua e uno di là, una mano impegnata a fare e l’altra a reggere il telefono…

Affidiamo alla messaggistica istantanea anche i sentimenti e i momenti più intimi e profondi.

Quasi senza distinzione.

Efficacia, efficienza, rapidità.

Sembra che niente possa più essere vissuto se non digitalizzato.

I nostri smartphone sono pieni di messaggi e di foto di istanti catturati.

Forse sarebbe necessario fare un passo indietro per ritrovare un modo diverso per essere ascoltati e per ascoltare.

Con calma, dedizione e cura.

Qualcuno ricorda ancora il profumo di una lettera?

E il suo sapore?

profumo di carta e sapore di attesa e di novità.

Cosa può esserci dietro una lettera?

Sicuramente, una persona che ha scelto di disconnettersi da tutto ciò che è ormai veloce consuetudine, per cercare una “connessione” diversa.

Una persona che ha deciso di dedicarsi a te, per raccontare e raccontarsi, per ascoltare ed essere ascoltata…

É qualcosa di estremamente bello, estremamente grande ed estremamente semplice.

Non potevo non tentare.

Così , in accordo con una collega di un’altra scuola, ho proposto ai bambini e alle bambine della classe di conoscere altri bambini ed altre bambine della loro stessa età attraverso uno scambio epistolare.

Può sembrare strano, ma si sono emozionati subito all’idea ed hanno atteso con ansia la loro prima lettera.

Ieri sono arrivate, in massa. C’era una lettera per ognuno.

Impossibile raccontare l’emozione della consegna delle lettere.

Tutti ad aspettare con trepidazione e poi a leggere. Subito.

Erano incredibilmente gioiosi!

E poi tutti a raccontarsi di quei nuovi amici tutti da scoprire…

Non c è stato bisogno di dire né chiedere niente.

Carta e penna.

E tutti si sono messi a scrivere e a raccontare.

E ora?

Ora sono già in trepida attesa delle risposte!!

Che sapore quello della lettera… indubbiamente quello della carta, dell’amicizia, dell’attesa, della novità e della gioia…

Intrecciare, tagliare e cucire: mano e mente all’opera

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La motricità fine  è l’abilità che permette di controllare perfettamente i movimenti del proprio corpo; mani, dita, piedi e viso. 

M.Montessori ha da sempre sostenuto che questa abilità vada stimolata e sviluppata fin dai primissimi mesi di vita per proseguire in età prescolare e scolare.

Le azioni motorie non sono mai fini a se stesse, ma sono determinanti nella formazione della mente, e all’interno del percorso di apprendimento; sono alla base del linguaggio e delle strutturazioni cognitive complesse.

Il susseguirsi di uno schema motorio in modo ripetuto, così come accade ad esempio con l’uso dei materiali montessoriani, accompagna e guida la strutturazione del pensiero dando organicità, sequenzialità e logicità favorendo importanti connessioni e concettualizzazioni.

La mano fa e il pensiero si sviluppa seguendo la mano.

Movimenti, schemi motori e rapporti fisici con la realtà sviluppano, infatti, la logica mentale rendendo evidente il prima e il dopo e i rapporti di causa ed effetto; anello dopo anello, la catena del pensiero si allunga e si rinforza. 

Attività in classe

In occasione della festa del papà proporrò ai bambini e alle bambine la realizzazione di un portachiavi ottenuto intrecciando strisce sottili di cuoio colorato.

Le strisce che ho utilizzato sono scarti di fabbricazione che ho reperito presso Grossomodo, il centro di educazione al riuso nato dalla volontà del Comune di Lucca e di alcune associazioni presenti sul territorio, ma sono comunque facilmente reperibili sul mercato a mazzi di colori diversi e a basso costo.

Materiali:

Strisce di cuoio

Ogni bambino potrà scegliere le strisce dei colori preferiti e annodarle da un lato.

A questo punto potrà intrecciate le strisce con l’aiuto di un compagno che terrà tesa la parte con il nodo.

Finita la treccia, basterà annodare anche dall’altro lato, inserire l’anello portachiavi e fissarlo alla treccia con ago e filo!

La realizzazione autonoma del portachiavi darà sicuramente grande soddisfazione: veder nascere un prodotto dalle proprie umani è qualcosa di veramente magico.

Divisione come distribuzione

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I materiali montessoriani per la sperimentazione della matematica sono davvero affascinanti, e non solo per i bambini…

Rendersi conto di come la matematica possa essere “toccata”, vista e fatta con le mani è davvero una scoperta e anche quando, da adulti, se ne conoscono le modalità e i materiali che ci permettono di farlo, ci si sorprende esattamente come fanno i bambini.

…ma guarda!Incredibile! …Se avessi potuto farlo io!

La concettualizzazione della matematica passa, attraverso l’uso della mano, primo organo di intelligenza, alla strutturazione cognitiva.

Ciò che solitamente viene presentato ai bambini come algoritmo, fatto unicamente di passaggi verbali svuotati del loro senso concreto, viene sviluppato e sperimentato attraverso l’uso delle mani.

Maria Montessori ha sviluppato diversi materiali per lo sviluppo della divisione a seconda del grado di complessità.

Le tavole matematiche per la moltiplicazione e per la divisione, permettono di imparare a fare calcoli e a lavorare con i numeri concettualizzandone i passaggi algoritmici, anche e soprattutto, in caso di difficoltà di apprendimento.

Essenzialmente i materiali sviluppabili per lo sviluppo della divisione sono tre utilizzabili secondo una progressione lineare per difficoltà: entro il dieci ed entro il 100 ad una cifra al divisore e quelle incredibilmente grandi al divisore e al dividendo con la grande tavola della divisione.

Il materiale è bello da vedere e da utilizzare, ma purtroppo abbastanza costoso.

Con un po’ di creatività, può comunque essere costruito anche con materiale di riciclo.

Tavola della divisione fai-da-te:

presentazione per l’utilizzo del materiale per la grande divisione:

In Natura niente si spreca e tutto si trasforma

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The world is a fine place, and worth fighting for.

Il mondo è un bel posto e per lui vale la pena lottare

Ernest Hemingway 

Forse è giusto partire da qui per parlare di spreco e per educare al riciclo e al riuso.

La Natura è la nostra prima vera grande maestra.

Basta osservare e farlo con attenzione.

Facciamo in modo che bambini e bambine possano fare esperienze in natura; offriamo loro la possibilità di scoprire e di osservare i fatti naturali attraverso esperienze concrete fatte con il proprio corpo.

Il corpo esplora e la mente coglie, scopre e, infine, conosce.

La natura crea, usa, consuma e ripropone senza lasciare rifiuti.

I rifiuti sono opera dell’uomo. 

Accanto all’osservazione della natura e alla graduale scoperta dei suoi segreti deve svilupparsi anche un’educazione al riuso e al riciclo.

Riusare e riciclare cambiando senso e destinazione, diventano anche modi preziosi per sviluppare creatività e pensiero divergente; per uscire dal convenzionale e per creare e ri-creare in modo nuovo e assolutamente personale.

Sperimentare il riuso anche attraverso le attività didattiche quotidiane può offrire esempio e spunto di riflessione.

Così riusando pezzi di un vecchio gioco, ho progettato una nuova attività didattica.

Ai bambini l’idea è piaciuta molto ed è stata da stimolo per altre personali creazioni o riflessioni, o quanto meno per porsi una domanda: Con questo cosa si potrebbe fare?

Ah! sì, con questo si possono fare un sacco di cose…pensiamoci un po’…

Questa la mia risposta .

Sempre

L’attività

Dai pezzi di un vecchio gioco a materiale didattico:

Accanto all’attività didattica concreta, si possono proporre anche due filastrocche di Bruno Tognolini per stimolare l’osservazione e la riflessione.

Filastrocche per riflettere

Rodari fa rima con Munari: difficile e complicato

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«Un bambino che impara che il cielo non è sempre e solo blu è un bambino che probabilmente in futuro saprà trovare più soluzioni creative a un problema, che sarà più pronto a discutere e a non subire» – Bruno Munari

Rodari e Munari un sodalizio creativo di una fertilità travolgente.

Un binomio fantastico.

Due grandi artisti, con le parole e con le immagini, ma un unico nuovo grande modo di guardare le cose del mondo.

Un modo di guardare che non si ferma di fronte all’apparenza o al dato descrittivo, ma che va ben oltre innalzandosi fino al fantastico innescando dinamiche narrative sempre nuove.

Libertà fantastica ed evocativa della parola e libertà creativa e immaginifica del segno grafico; entrambe, a testimonianza di come i liberi accostamenti di immagini, segni e parole, anche se puramente casuali, abbiano lo straordinario potere di far alzare i piedi da terra a grandi e piccini per allargarne gli orizzonti, le visuali e le prospettive.

Appare chiaro che questo sforzo immaginifico, libero e creativo, non è mai fine a se stesso, ma riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo del pensiero autonomo.

“Complicare è facile, semplificare é difficile.

Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’é in più della scultura che vuol fare. Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura? Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. Eppure quando la gente si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: “questo lo so fare anche io”,  ntendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie. In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: “quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte”.

Bruno Munari

tratto da:“Lezioni di creatività”

Lettera ai bambini

Bambini, imparate a fare cose difficili 

È difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi che si credono liberi.

di Gianni Rodari

 tratta da Parole per giocare

14 Marzo-Pi greco day

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Il 14 marzo è il Pi Greco Day.

Perché?

Nella notazione anglosassone il mese di marzo, indicato con 3, precede il giorno, 14: si forma così il numero 3,14 il valore approssimato alla seconda cifra decimale, della famosa costante chiamata Pi greco.

Quella del pi greco è davvero una lunga storia che parte dai Babilonesi, passa per l’Egitto e la Grecia fino ad arrivare ai più moderni calcolatori che riescono a darci miliardi di cifre decimali sfruttando il metodo ideato da Archimede.

Quella che propongo nel video è un’attività concreta per scoprire la costante di Archimede e il rapporto tra diametro e circonferenza.

Ci vorranno davvero poche cose, ma quella della costante sempre e comunque una scoperta in grado di stupire.

Oggetti rotoli di cui tracciare il perimetro, la circonferenza

Oggetti rotondi

poche cose di pi greco.

Forbici per ritagliare i cerchi ottenuti, spago e righello per misurare e confrontare.

Con pochi semplici passi i bambini scopriranno in modo autonomo la costante di Archimede e il rapporto che lega diametro e circonferenza indipendentemente dalla grandezza del cerchio.

Scopriranno che la misura della circonferenza del cerchio piccolo è 3 volte e un pezzettino rispetto al suo diametro e, con sorpresa, che anche quella cel cerchio più grande è sempre tre volte e un pezzettino rispetto al suo diametro!

Big Bang! Un Viaggio nella Matematica – Il Pi Greco e il Numero Aureo – 14 Marzo Pi Greco Day

Margaret Mead: prendersi cura

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Margaret Mead era un’antropologa americana che ha dedicato analisi, studio e ricerca all’esplorazione della natura umana e dei fattori che da sempre hanno influenzato le azioni dell’uomo. 

Uno degli aneddoti più famosi e davvero illuminanti è quello che racconta della domanda di uno studente interessato a conoscere il punto di vista della ricercatrice in merito ai primi segni di civiltà individuabili all’interno di una cultura.

Sicuramente la risposta sorprese lo studente dell’epoca e fa riflettere ancora noi oggi.

L’antropologa non disse che erano la costruzione di armi, utensili, vasellami o la messa a punto di una qualsivoglia prima rudimentale tecnica, a indicarci i primi segni di civiltà, ma il prendersi cura l’uno dell’altro.

Per Margaret Maead il primo segno di civiltà di una cultura è stato un femore rotto.

Un femore rotto e poi guarito.

E dietro un femore rotto e poi guarito c’è la cura.

Nel regno animale chi è ferito muore: non può fuggire dal pericolo, non può mettersi al riparo, non può procurarsi cibo, non può procurarsi acqua.

Nessun animale può sopravvivere tanto a lungo da veder risarcire il proprio femore rotto.

Il ferito può solo aspettare; aspettare di diventare carne per altri predatori.

Un pezzo della catena.

Niente di più..

Ebbene un femore rotto e poi guarito si distacca da tutto questo, esce dalla catena.

Dietro a quel femore rotto, c’è qualcuno che si è preso cura, che ha dato riparo, cibo, acqua, sostegno e conforto.

E questo fu quello che la ricercatrice disse al suo studente: il primo segno di civiltà, è il sapersi prendere cura l’uno dell’altro dando un senso preciso alla comunità.

Ma noi, oggi, sappiamo ancora prenderci davvero cura l’uno dell’altro?

Attività outdoor: bambino e Natura

Oggi si è piacevolmente conclusa l’operazione Nontiscordardimé che, se come obiettivo tangibile e visibile aveva quello di rigenerare lo spazio esterno della scuola, in realtà ne custodisce uno ancora più profondo: sviluppare il sentimento di cura.

Come?

Imparando a prendersi cura l’uno dell’altro ristabilendo un rapporto diretto tra bambino e Natura; un rapporto fatto di ascolto, attenzione e cura.

Giorno dopo giorno.

E L’attenzione è nata nel momento della progettazione.

Come suddividere le piante che verranno donate alla scuola?

Attraverso inventari di piante e fiori, i bambini e le bambine hanno individuato i bisogni principali dei diversi tipi di piante- esposizione al sole, acqua, grandezza-e in base ai bisogni hanno pensato di raggrupparli in sezioni, progettando, di fatto, lo spazio a disposizione.

Questo è stato solo il primo passo, quello dell’attenzione e dell’ascolto attento e intimo; a questo primo passo ne seguiranno molti altri e saranno indubbiamente altrettanto ricchi e, sicuramente, ancor più soddisfacenti… e saranno quelli del prendersi cura e del piacere di farlo insieme…

Un fiore a simbolo di armonia e pace

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“Il sentimento della natura cresce come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione od esortazione fatta pedantescamente dinanzi ad un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura. Sono le esperienze che lo colpiscono... Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione”.
M.Montessori 

Operazione Nontiscordardimè-Legambiente Campagna 2022

É la Campagna di volontariato promossa da Legambiente per coinvolgere l’intera comunità nella cura degli ambienti scolastici.
L’edizione di quest’anno , prevista per l’ 11-12 marzo e alla quale tutte le scuole possono liberamente partecipare, è dedicata alla rigenerazione degli spazi esterni, non solo per rispondere al bisogno di socialità dei bambini e delle bambine, ma anche a quello di una scuola sempre più verde e aperta al territorio; una scuola inclusiva , capace di farsi vera comunità in un momento storico tanto difficile, in cui allo stato di incertezza generato dalla pandemia, si è aggiunto quello di paura e sconforto per la guerra tra Russia e Ucraina.
Nel nostro piccolo, abbiamo pensato di dare nuova vita ad uno spiazzo piuttosto ampio destinato a fiori o a orti didattici.
Purtroppo, il suolo durissimo e privo ormai di terra impedisce ai bambini e alle bambine di utilizzarlo, rendendo di fatto nulle le potenzialità didattico-educative che quello spazio potrebbe offrire.
Impensabile un versamento di terra in forma “autonoma” per la rigenerazione di quella parte del cortile scolastico.
Grazie alla campagna di Legambiente, il Comune di Lucca ha dato la sua disponibilità per il versamento di terra, rendendo di nuovo disponibile quello spazio per innumerevoli attività.
La scuola avrà così non solo un’area colorata ed accogliente, ma anche uno spazio da curare per sviluppare nei bambini quel sentimento di cura di cui oggi c’è sempre più bisogno.
Quale modo migliore per farlo se non quello di prendersi cura del proprio territorio e degli spazi comuni?

Incipit di una poesia di G.Rodari

Ieri, i giardinieri del nostro Comune hanno provveduto a a versare nuova; non solo la hanno fresata e concimata rendendola pronta a dare frutti…

Da domani i bambini e le bambine, armati di palette e annaffiatoi, aspetteranno fiori e piantine da mettere a dimora a simbolo di gioia, armonia, pace e cura.

L’allestimento del nuovo spazio, sarà solo l’inizio di tante attività didattiche dedicate a ristabilire un contatto diretto con la natura.

Una poesia per riflettere: “Natura, vattene!” G.Rodari


Paesaggi perduti

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di Aina Bestard,Ippocampo edizioni

La storia della Terra è la storia più lunga e antica che si possa immaginare.

É una storia che ha circa 4,56 miliardi di anni.

L’albo propone un percorso affascinante attraverso la presentazione di paesaggi ormai perduti di ere ed epoche lontanissime.

Immaginare la Terra completamente coperta da vulcani in eruzione e poi completamente ghiacciata e poi ancora come popolata da straordinarie e gigantesche creature come i dinosauri, non è certo facile…

Una terra dove non c’erano gli animali e le piante che conosciamo…

Come immaginarla?

A destra la pagina trasparente sovrapponibile

L’albo propone una lunghissima striscia del tempo e, per ogni sezione della striscia del tempo, pagine trasparenti sovrapponibili permettono di compiere quello straordinario viaggio a ritroso alla ricerca dei paesaggi perduti, rendendo immaginabile una Terra tanto diversa…

L’albo può essere letto, sfogliato e gustato nei modi più diversi, fino alla proposta di attività guidate che permettono di ripercorrere in modo strutturato i passi della vita sulla Terra.

Attività concreto-manuale per la sperimentazione con i numeri romani

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Conoscere  un oggetto un evento, non è semplicemente guardarlo e farsene una copia mentale, o un’immagine. Conoscere un oggetto è agire su lui. Sapere è cambiare, trasformare l’oggetto e capire il processo di questa trasformazione”.

Jean Piaget

La necessità di contare ha accumunato popoli e civiltà antichissime dando vita a modalità e tecniche diverse che via via si sono fatte più articolate e complesse.

Il concetto di bisogno e necessità sta alla base della matematica.

Sumeri, Babilonesi, Egizi, Romani…

Tutti il solito bisogno di contare, registrare, ricordare, capire…

Attraverso la lettura del piccolo libro scaricabile in download su “La storia del numero“, i bambini possono ripercorrere a ritroso questo cammino e sperimentarne le modalità presentate.

Per sperimentare i numeri romani è importantissimo che i bambini abbiano un materiale concreto per scomporre e comporre i numeri.

Tessere stampabili

In alternativa a quelli di legno che si possono trovare in commercio, possono essere utilizzate le tessere (sempre scaricabili) plastificate o incollate su supporti di cartone.

Con il materiale e la tavola di controllo i bambini eseguiranno le trasformazioni del numero acquisendo dimestichezza con le diverse modalità di scrittura e si divertiranno a fare operazioni come… gli antichi romani.