Gianni Rodari

Educare alla differenza per educare all’uguaglianza

by

Già all’età di tre anni i bambini sono in grado di percepire le differenze e di farlo con accurata consapevolezza.

In  un periodo importante per la formazione dell’identità globale della persona, il colore della pelle e l’identità razziale rappresentano punti di partenza imprescindibili.

Nello specifico, il colore della pelle  è un’evidenza inequivocabile e non esiste bambino che non faccia domande al riguardo.

Domande che spesso imbarazzano gli adulti e imbarazzo che è sempre percepito dai bambini.

Percezione mai accompagnata però dalla consapevolezza delle ragioni che l’hanno generato.

Tutto sta nel fatto che pelle colore e razza rientrano in una sfera delicata in cui risiedono idee, giudizi e pregiudizi.  Consapevoli e inconsapevoli.

Parlarne rappresenta spesso una paura, proprio come se  parlare del colore della pelle, e magari con l’ansia di non riuscire a farlo nel modo “giusto”, potesse in un certo senso gettare i primi semi del razzismo.

Indubbiamente, paura ed imbarazzo a parte, parlare di razza e di differenze somatiche più o meno evidenti che siano, è semplice; parlare di razzismo invece non lo è.

Conversazioni, libri, film, quotidianità  e piccoli fatti di cronaca possono aiutarci a delineare un percorso formativo in cui equità sociale ed equità razziale diventino anch’esse evidenze imprescindibili su cui costruire il proprio sé.

Educare alle differenze, dunque, per educare all’uguaglianza e alla sensibilità:

  • sensibilità verso il senso di giustizia
  • sensibilità nel riconoscimento  delle ingiustizie
  • sensibilità verso le emozioni altrui
  • sensibilità per provare empatia, commozione e ammirazione

Educazione dunque, come forza prorompente e motrice per la costruzione di un mondo diverso e sicuramente migliore.

Spunti di riflessione

Parlare liberamente: partire dalla realtà per parlare della la storia delle relazioni tra razze, nel proprio Paese e  altrove; ora e prima.

Evitare i giudizi: lasciare sempre domande aperte e spazi di riflessione personale; non dare conclusioni preconfezionate né tantomeno giudizi, ma lasciare che siano i bambini a trovare, sulla scia tracciata,  le loro personali risposte

Arricchire gli scaffali dei libri : cercare libri che raccontino di diversità e differenze, storie di eroi e di eroine che hanno agito diversamente rispetto agli altri, ma anche storie di vita e di realtà quotidiane diverse dalla nostra per offrire orizzonti diversi e spunti di vista differenti.

Creare e cercare occasioni: musei, eventi, allestimenti, istallazioni artistiche, eventi culturali; l’esposizione alla diversità rende realistica l’idea dell’inclusione

Gelsomino nel paese dei bugiardi- G.Rodari

by

Nel paese dei bugiardi il pane è inchiostro, il verde è rosso, i cani miagolano, i gatti abbaiano e la verità è bandita.

Gelsomino capita per caso in quello strano paese e ne rimane travolto e stravolto, ma non sopraffatto.

Per lui il pane è sempre stato pane e il vino è sempre stato vino…

Gelsomino reagisce, nel suo piccolo, e finalmente il pane torna ad essere pane e il vino torna ad essere vino e la verità riprende il suo legittimo posto.

Per tutti non solo per lui.

Un libro scritto nel 1959, ma di straordinaria attualità, da leggere e da gustare per riflettere e per pensare alla nostra vita di oggi.

SEAC Vision HD Occhialini a Mascherina da Nuoto in Piscina e in Mare Unisex Adulto

…e se le armi si trasformassero in torte?

by

“La torta in cielo”, G.Rodari, Einaudi ragazzi 1993

Uno dei tanti messaggi pacifisti che G. Rodari elabora attraverso un lavoro a più mani tra lui e i bambini della maestra Maria Luisa Bigiaretti della scuola elementare Collodi della borgata del Trullo a Roma .

Rodari, con la sua torta gigante, mette in ridicolo tutti i problemi derivanti dalla politica del terrore, e la torta in cielo, nata per l’ incredibile errore di uno scienziato, si trasforma in qualcosa di talmente forte e potente da risolvere uno dei più grandi problemi nel mondo: la fame.

Una soluzione fantastica che ancora una volta nasce dalla potenza e dalla forza generatrice dell’ errore.

Educazione alla pace, libertà e giustizia, temi cari a Rodari, ma anche ai bambini, pacifisti per eccellenza: torte non bombe, giustizia e libertà non potere e ricchezza!

Cosa ancora di più attuale?

Immagine:Cinecittà-un anno di Rodari, La torta in cielo

La torta in cielo

o sono un sognatore,
ma non sogno solo per me:
sogno una torta in cielo
per darne un poco anche a te.
Una torta di cioccolato
grande come una città,
che arrivi dallo spazio
a piccola velocità.
Sembrerà dapprima una nuvola,
che si fermerà su una piazza,
le daremo un’occhiatina
curiosa dalla terrazza…
Ma quando scenderà
come una dolce cometa
ce ne sarà per tutti
da fare festa completa.
Ognuno ne avrà una fetta
più una ciliegia candita,
e chi non dirà” buona!”
certo dirà “squisita!”
Poi si verrà a sapere
(e la cosa sarà più comica)
che qualcuno s’era provato
a buttare una bomba atomica,
ma invece del solito fungo
l’esplosione ha provocato
(e per ora nel mio sogno)
una torta di cioccolato.
“meglio fare torte di cioccolato invece che costruire bombe nucleari…”

Quante cose fa la mamma! Forse troppe

by

Gianni Rodari

Dal libro dei perché all’albo illustrato.

Erano gli anni cinquanta quando Rodari rispondeva nella sua rubrica su “L’Unità” ad un bambino che gli chiedeva perché la sua mamma dovesse andare sempre a lavorare.

La sua risposta sorprende e cambia, in poche battute, il volto della donna, disegnandone uno completamente nuovo, andando sicuramente controcorrente rispetto al suo tempo.

Ne esce un profilo di donna tutto nuovo; una donna bella forte e dignitosa; una donna, che sia mamma oppure no, che lavora e che lotta per lavorare in una società che non accetta e non approva.

La risposta di Rodari sorprende per la leggerezza del modo e per la grandezza del messaggio.

Con quella stessa leggerezza con cui abbatte stereotipi e combatte pregiudizi, immagina un nuovo futuro tra madri e figli, tra donna famiglia e società.

Forse, ancora oggi, a settant’anni di distanza, abbiamo ancora bisogno di immaginarlo quel futuro…

Buona festa delle mamma a tutte le mamme

“Il perché la mamma deve andare a lavorare” è diventato un albo, genialmente illustrato da una delle migliori illustratrici italiane di rilievo internazionale,  Chiara Carrer.

Perché la mia mamma deve andare a lavorare tutti i giorni, invece di restare a casa come piacerebbe a me e ai miei fratellini?

Ho un po’ idea che ti piacerebbe tanto se la mamma restasse sempre a casa a fare la domestica a te e ai tuoi fratellini, a lucidare le vostre scarpine, a lavare i vostri fazzolettini, e tanti altri eccetera, ecceterini. Non so che lavoro faccia la tua mamma ma sarà certo un lavoro utile: utile a voi (per i soldi che può guadagnare) e utile a tutta la società. E voi dovreste ammirarla ancora di piú, non soltanto perché è la vostra mamma, ma perché è una donna che lavora: una donna importante, e brava. Le scarpe le potete lucidare da soli, i fazzoletti li potete dare alla lavandaia, poi vi potete mettere alla finestra ad aspettare che la mamma torni per domandarle: «Che cos’hai fatto oggi? Parlaci del tuo lavoro e insegnaci a diventare bravi come te».

La mente è una sola

by

Gianni Rodari e María Montessori: oggi come ieri; con la stessa forza e la stessa necessità

…perché il processo educativo non riguarda solo i test, le interrogazioni , gli esami e le valutazioni , ma è molto molto di più.

É qualcosa che non riguarda solo insegnanti, gli educatori e gli studenti: è del singolo come della collettività.

La scuola è il mondo nella sua interezza, non uno spicchio selezionato (e magari pure male!)

Educare significa offrire esperienze, dare occasioni, creare situazioni stimolanti; significa favorire l’osservazione dei fatti e delle cose attraverso i sensi e si fonda necessariamente sull’esperienza diretta del bambino.

Dai sensi all’esperienza; dall’esperienza al ragionamento alla riflessione e alla scoperta.

Tutto ciò che circonda il bambino e il ragazzo è fonte di esperienza e di conoscenza significativa e autentica, non un mondo a parte.

Non esistono mondi diversi, ne esiste uno solo, come uno solo è l’uomo e la sua mente.

M. Montessori pone al centro del proprio progetto educativo la formazione di un cittadino globale, cosmico, planetario (Santerini 2011) e poggia le sue fondamenta su un nuovo incontro tra l’adulto e il bambino, non un incontro fatto di verbalismi, ma di fatti e di esperienze.

Un incontro importante in grado di attivare un processo di crescita responsabile per la formazione di futuri cittadini del mondo interessati al bene comune e impegnati nella realizzazione di una democrazia cosmica.

 “il bambino  è dotato di poteri sconosciuti, che possono guidare l’adulto a un avvenire luminoso”. M.Montessori

Un solo mondo, un solo uomo, una sola mente.

Anche G.Rodari si muove sulla stessa linea di M. Montessori, quella dell’esperienza, della concretezza e della democrazia; quella della necessità di un cambiamento nella convinzione che solo i bambini abbiano la forza per attuarlo.

La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni. Le fiabe (ascoltate o inventate) non sono «tutto» quel che serve al bambino. Il libero uso di tutte le possibilità della lingua non rappresenta che una delle direzioni in cui egli può espandersi. Ma «tout se tient», come dicono i francesi.
L’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà i suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica, come il teatro o lo sport (se non diventano un affare). 
La grammatica della fantasia,G.Rodari

Parole per scrivere sognare e raccontare, ma anche per giocare, ridere e scherzare

by

Il limerick da Edward Lear a G.Rodari

Parole.

Parole ricche di significati, di suoni, ricordi ed emozioni.

O ancora:

parole con significato senza suono,

o con un bel suono senza alcun significato;

parole logicamente concatenate

o parole messe insieme senza senso.

Dipende solo da quello che vogliamo fare.

E, se si ha voglia di giocare, con le parole potremmo non smettere mai!

Se si danno ai bambini gli strumenti e le occasioni per farlo, le parole diventano davvero un modo autonomamente ricercato per giocare.

Basta scegliere una regola, come per ogni gioco che si rispetti e cominciare a divertirsi!

I bambini ci seguiranno entusiasti e sapranno sicuramente sorprenderci.

Qualche esempio?

Potremmo proporre loro di giocare con i tautogrammi, gli acrostici, gli anagrammi, i lipogrammi e, perchè no, con i limerick.

Il limerick è una struttura poetica ideata a metà dell’Ottocento da Edward Lear, pittore naturalista e insegnante di disegno della regina Vittoria, autore delle 109 brevi poesie che sono diventate il modello di questo minuscolo genere letterario.

Edward Lear

Il limerick è un particolare “nonsense” il cui scopo è di far ridere e divertire; un piccolo componimento, buffo e, ovviamente, surreale. 

Fra gli autori italiani di Limerick, il più famoso è sicuramente Gianni Rodari che, ne “La grammatica della fantasia” ha indicato le modalità per creare i limerick.

Disegno con dedica realizzato da Rodari per l’amico L.Cerruti e divenuto poi la copertina di “Rodari le parole animate”

Ancora una volta, come per il binomio fantastico, Rodari suggerisce di partire scegliendo due parole che siano in rima tra di loro, ma appartenenti a campi semantici molto diversi.

Ascoltare le parole scelte , ripeterne il suono, lasciarsi suggestionare e trasportare, immaginare le cose più strane…finché una scintilla non accenda la prima idea per dare vita alla poesia.

Attività in classe

Scrivere limerick:

Il limerick; presentazione per LIM

Piccola guida alla scrittura di limerick

Gianni Rodari e il sasso nello stagno

by

“Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore… Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni…”

G.Rodari apre “La grammatica della fantasia” con la metafora del sasso gettato nello stagno.

Immobilità e movimento.

Movimento che richiama altro movimento.

Se non si getta i sasso, non vediamo i cerchi susseguirsi e ingrandirsi.

Se non si getta il sasso perdiamo opportunità, motivazioni, spinte al fare e al pensare…

Gettiamo sassi.

Grandi e piccoli.

A scuola, a casa, ovunque.

Dobbiamo lanciare sassi perché le cose accadano, anche quelle che sembrano più lontane e inafferrabili.

 Uno e sette, Gianni Rodari

by

Una storia per parlare di uguaglianza e diversità, solidarietà e pace

Uno e sette”  racconta la storia di sette bambini.

Sette bambini diversi.

Diverse le nazionalità, diversi i nomi, diversi i papà.

Diversa la pelle, diversi i capelli e diversa la lingua.

Uno e sette, sette e uno perché “erano tutti lo stesso bambino e ridevano nella stessa lingua“.

Ieri sette bambini, un solo bambino

oggi sette uomini, un solo uomo

…e un solo uomo può forse farsi la guerra?

Uno e sette

Ho conosciuto un bambino che era sette bambini. Abitava a Roma, si chiamava Paolo e suo padre era un tranviere. Però abitava anche a Parigi, si chiamava Jean e suo padre lavorava in una fabbrica di automobili. Però abitava anche a Berlino, e lassù si chiamava Kurt, e suo padre era un professore di violoncello.

Però abitava anche a Mosca, si chiamava Juri, come Gagarin, e suo padre faceva il muratore e studiava matematica. Però abitava anche a Nuova York, si chiamava Jimmy e suo padre aveva un distributore di benzina. 

Quanti ne ho detti? Cinque. Ne mancano due: uno si chiamava Ciù, viveva a Shanghai e suo padre era un pescatore; l’ultimo si chiamava Pablo, viveva a Buenos Aires e suo padre faceva l’imbianchino.

Paolo, Jean, Kurt, Juri, Jimmy, Ciù e Pablo erano sette, ma erano sempre lo stesso bambino che aveva otto anni, sapeva già leggere e scrivere e andava in bicicletta senza appoggiare le mani sul manubrio.

Paolo era bruno, Jean biondo, e Kurt castano, ma erano lo stesso bambino. Juri aveva la pelle bianca, Ciù la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino. Pablo andava al cinema in spagnolo e Jimmy in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua.

Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.
(da Favole al telefono, di Gianni Rodari)

Il libro dei perché-Gianni Rodari

by

Prima ancora di imparare a parlare, l’uomo doveva avere nella testa un gran punto interrogativo   (Gianni Rodari )

“Il libro dei perché” – Rodari giornalista, poeta e narratore

Il libro nasce dalla fortunatissima rubrica curata da Gianni Rodari negli anni 50 su “L’Unità”.
Nella rubrica, dedicata ai piccoli lettori, Rodari rispondeva ai quesiti dei bambini.

Le risposte erano in prosa, ma Rodari non si limitava semplicemente a questo: nella sua mente, quesito e risposta, diventavano scintille creative per una nuova poesia in grado di portare il lettore ben oltre il quesito originario.

Attraverso le risposte date ai tanti perché, Rodari apre dunque nuovi e fantastici scenari in grado di trasformarsi a loro volta in qualcosa di diverso innescando meccanismi virtuosi generatori di costante cambiamento.

Perché dopo perché, la narrazione fantastica di Gianni Rodari ispira nuove, infinite possibili narrazioni i.

Leggendo le sue risposte, si ha dapprima la sensazione di percorrere una strada sconosciuta, ma simile a tante altre belle strade percorse, poi, andando avanti, la piccola strada, con una forza dirompente, apre grandi brecce e rompe schemi e barriere.

Razionalità, fantasia e poesia diventano gli elementi portanti di una nuova chiave di lettura rispetto a ciò che ci circonda; una nuova visione del mondo, vivace e ironico in grado di far riflettere e ammaliare piccoli e grandi lettori.

Le risposte di Rodari non sono né scientifiche e né fantastiche.

Sono semplicemente “altro” ; altro rispetto a qualsiasi risposta immaginabile o immaginata.

Proposte di attività per la classe:

Pesa- di- più e Pesa- di- meno

by

Attività esperenziale di compravendita con la bilancia a due piatti

La storia di Pesa di più e Pesa-di-meno di G. Rodari non solo è divertente e accattivante, ma introduce i bambini e le bambine ad una prima riflessione sul peso.

La storia racconta di un mago e di un re entrambi incapaci di distinguere tra massa e volume e che, per questo, si lasciano ingannare dall’apparenza.

Entrambi considerano il nanerottolo leggerissimo e il gigante pesantissimo.

In realtà è l’esatto contrario: il nanerottolo è così pesante che, addormentatosi sull’erba, si risveglia sprofondato in una buca tanto profonda da non riuscire ad uscire, e il gigante è così leggero che, addormentatosi anche lui sull’erba, si ritrova sui rami di un alto fico ed è talmente leggero da non riuscire a saltare giù…

La sfida procede a colpi di bilancia e re e mago ne escono sconfitti!

Per me che amo leggere in classe ( e che non perdo occasione per farlo) niente di meglio per introdurre l’attività sul peso guidando i bambini e le bambine ad una riflessione collettiva fatta di esperienze personali.

Ancora una volta, così come per il metro, ho proposto ai bambini e alle bambine un parallelismo visuale accostando il materiale montessoriano della banca e i pesi della bilancia che avevo già preparato in classe.

Il cubo del 1000 accanto al peso da 1kg, il quadrato del 100 accanto all”hg, il bastoncino del 10 accanto al decagrammo e la perla rossa dell’unità accanto al grammo.

Non sono state necessarie molte parole: il materiale, con la sua voce, parlava da solo e offriva non solo parallelismi, ma schemi e regole in modo assolutamente naturale e spontaneo.

Tutti hanno soppesato e confrontato i pesi ricercando equilibri e differenze con l’uso della bilancia.

Tutti erano eccitati e divertiti.

Una volta presa dimestichezza con i pesi, si è passati ad un’attività ancor più divertente: quella della compravendita.

Frutta ( quella portata in classe dalla mensa) e pesi.

Frutta su un piatto della bilancia e pesi sull’altro.

La bilancia a due piatti, strumento ormai quasi sconosciuto, è stata la star della giornata!

Tutti siamo ormai abituati alle comodissime bilance digitali che, se molto danno a livello di velocità e precisione, molto tolgono a livello di osservazione, esperienza e riflessione.

Con l’uso di una bilancia digitale viene a mancare tutta quella parte della ricerca dell’equilibrio, quella scelta da fare tra un peso e l’altro.

Non ci sono ipotesi o prove da fare, tutto avviene in automatico e straordinariamente preciso.

In classe non è stato certo così: ognuno ha fatto la sua spesa ed ha messo sul piatto della bilancia la frutta scelta e poi ha provveduto a pesarla.

Da quale peso cominciare?

Quello da chilo sarà troppo?

Dovendo pesare molte sono le ipotesi e molte le prove da fare e quando si arriva alla posizione di equilibrio tra i due piatti la soddisfazione è davvero tanta.

Ma la frutta non può ancora essere presa; è necessario togliere i pesi dal piatto e sommarli per conoscere il peso della frutta.

Conosciuto il peso, deve essere calcolato il costo della frutta e poi ancora rimane da pagare e calcolare il resto se necessario…

Molte sono le competenze e le abilità che vengono chiamate in gioco in modo coinvolgente e divertente.

Letta la storia di Rodari i bambini sono stati invitati a replicare la sfida cercando tra gli oggetti presenti in classe quelli grandi e leggeri…

I nani di Mantova-Gianni Rodari

by

Una storia che parla di solidarietà e di diversità, di unione di intenti, di bene comune e di ottimismo; di quell’ottimismo che la buona volontà porta sempre con sé.

Una storia che parla di cambiamento verso un mondo migliore, dove davvero nessuno è “un nano”

“I nani di Mantova” è uno degli ultimi racconti pubblicati da Rodari, pochi mesi prima della sua scomparsa.

La storia racconta di un gruppo di nani che vivono in un piccolo appartamento costruito a loro misura all’interno del Palazzo Ducale della città: lì tutto è perfetto, o almeno sembra; tutto è in miniatura e alla loro portata.

Ma i nanetti sanno di essere lì solo per divertire e distrarre i duchi: non sono liberi di uscire, devono essere sempre pronti all’uso…

Giorno dopo giorno, cominciano a detestare la loro condizione sia di piccoli che di prigionia.

Sono tristi e infelici, ma non hanno il coraggio di ribellarsi. E continuano a divertire i duchi…

Un giorno però il duca costringe i nanetti ad una ulteriore umiliazione per rendere il suo divertimento ancora maggiore:

 "Oggi per dar nuovissimo 
spettacolo alla corte
si vuole qui vedere
chi di voi sia il più forte.

I nani sono costretti a combattere l’uno contro l’altro ed è allora e solo allora che decidono finalmente di fuggire.

La fuga li porta in giro alla scoperta del mondo e, piano piano, accade il miracolo: i nani scoprono che fuori dal palazzo la gente li rispetta e capiscono che possono fare esattamente come tutti gli altri e insieme a tutti gli altri.

Superano così le loro paure e iniziano a lavorare fra la gente: chi come pescatore, chi come ombrellaio, chi come sarta o panettiere.

Capitan Bombardo però li cerca, offre oro e zecchini a chi li scova, ma ormai tutto è cambiato: i nani hanno capito che a farli rimanere piccoli era la loro stessa incapacità di ribellarsi.

I nani non ebbero paura.In altezza erano rimasti com'erano, ma in cuore erano cresciuti. Tutti avevano un cuore da uomini coraggiosi.
E affrontarono senza tremare il capo delle guardie usando come armi gli strumenti di lavoro

I nani, con l’aiuto di molti amici, ebbero la meglio guadagnandosi la libertà e chiesero al temibile Capitan Bombardo di recapitare a tutti un gran messaggio:

Uniti pure i nani
diventano giganti

Cavalieri di coraggio- Gianni Rodari

by

In cuore abbiamo tutti un Cavaliere

pieno di coraggio,

pronto a rimettersi sempre in viaggio

Gianni Rodari

Di fronte alla realtà quotidiana, quale messaggio migliore di quello che Rodari sa darci in questa poesia, per sperare in un domani migliore?

Il Cavaliere errante, Kandinskij

In un mondo pieno di odio e di guerra, dobbiamo ancora trovare il coraggio di sperare; in un mondo pieno di angosci a e di tristezza, dobbiamo ancora trovare il coraggio di sostenere; in un mondo carico di disperazione, dobbiamo ancora trovare il coraggio di consolare; in un mondo pieno di sfiducia, dobbiamo ancora trovare il coraggio di credere in un domani migliore.

E come? Mettendosi in viaggio.

Passo dopo passo…

Don Chisciotte 

O caro Don Chisciotte,
o Cavaliere dalla Triste Figura
girasti il mondo in cerca d’avventura,
con Ronzinante e Sancio il tuo scudiere,
pronto a combattere senza paura
per ogni causa pura.

Maghi e strgoni ti facevano guerra,
e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte,
nobile Don Chisciotte,
in sella rimontavi e, lancia in resta,
tornavi a farti rompere la testa.

In cuore abbiamo tutti un Cavaliere
pieno di coraggio,
pronto a rimettersi sempre in viaggio,
e uno scudiero sonnolento,
che ha paura dei mulini a vento…
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché – magari con una spada di legno –
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!

La rivoluzione di Gianni Rodari

by

Chiedo scusa alla favola antica se non mi piace l’avara formica,
Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala

"Alla formica", Gianni Rodari

Quella di Rodari è una rivoluzione mite e silenziosa, ma non per questo inefficace.

Sicuramente è una rivoluzione che non fa rumore, ma possibile.

É una rivoluzione che nasce dalla forza dell’immaginazione, della parola e dalla fiducia nell’altro.

É una rivoluzione che trova la sua forza nella creatività.

Una creatività generatrice e come tale in grado di generare cambiamento.

Cambiare è sempre possibile, ma solo se possiamo trovare la spinta creativa e la visione immaginativa che ne scaturiscono.

E cosa, e come immaginare se non uscendo dal consueto, dal già noto e dal già fatto?

Uscire, uscire dallo stereotipo, uscire dal solito modo di vedere le cose per ribaltare finalmente la situazione.

Solo così la cicala non sarà più una perditempo nullafacente, ma un’altruista e generosa che dà senza che niente le venga chiesto e solo così, la formica, ancora prudente e saggia ma solo per puro egoismo, emergerà come colei che niente dà all’altro se non un lagnoso vittimismo…

E allora…inventiamo storie.

Inventiamo storie in grado di ribaltare le situazioni e chissà se questo uomo resterà sempre formica o se compirà quella rivoluzione mite e silenziosa fatta finalmente solo di sorrisi, altruismo, solidarietà e pace.

Per una didattica dell’errore-M.Montessori e G.Rodari

by

Per crescere e imparare senza il peso della perfezione e dell’infallibilità

"... il bambino lavora da sé al proprio perfezionamento. La strada giusta gli é indicata non solamente dagli oggetti che adopera, ma altresì dalla possibilità di riconoscere da solo i propri errori per mezzo di questi oggetti”.M.Montessori

Nella pedagogia montessoriana l’errore, il Signor Errore, riveste un ruolo di eccellenza ed è considerato una preziosa opportunità per imparare.

L’errore non viene caricato di significati che non gli appartengono, non viene nascosto, cancellato o demonizzato, ma semplicemente accolto e sperimentato in modo assolutamente naturale.

Attraverso l’utilizzo dei materiali, sempre autocorrettivi, i bambini sono capaci di riconoscere l’errore e di correggerlo in autonomia.

L’autocorrezione non è mai una mera trascrizione in forma corretta di qualcosa che non lo era, ma implica necessariamente una riflessione sull’errore stesso che ci rimanda ad una percezione cognitiva diversa da quella di partenza.

L’individuazione e la correzione autonoma, così come l’assenza di giudizio da parte dell’adulto, permettono ai bambini di crescere liberi non solo dal giudizio altrui, ma anche dai condizionamenti e dai pregiudizi che ne derivano…

Permette anche la crescita libera dal proprio giudizio interiore, giudizio che si genera attraverso l’immagine di sé che ritorna dall’esterno verso l’interno, esattamente come riflessa in uno specchio, dando vita a sensi di colpa e di inadeguatezza.

Il senso di fiducia in sé e nelle proprie capacità si sviluppa principalmente proprio grazie al rapporto che il bambino crea con l’errore .

Grazie al senso di fiducia nelle proprie capacità e al livello di autostima che ne derivano, il bambino sarà portato a provare e a sperimentare soluzioni e possibilità sempre nuove e creative in modo sereno ed efficace.

“Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli”»G.Rodari

Nella prefazione scritta da G.Rodari per “Il libro degli errori” emerge l’essenza dell’ alta considerazione che G.Rodari ha dell’errore:

“Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa.”

Nel libro degli errori, il Prof. Grammaticus ha il compito di vigilare sul buon uso della grammatica salvandola dagli errori che la travolgono, ma ha cuore, passione e sensibilità. a guidarlo…

Il professore, infatti, è sempre pronto ad ascoltare, a riflettere, a capire e, cosa più importante, ad offrire soluzioni divertenti e creative.

Il pdf. Grammaticus è la voce di Rodari ; una voce che ci dice, pagina dopo pagina, che l’errore è prezioso e che sa offrire prospettive inaspettate.

L’errore non è mai un limite, ma piuttosto un regalo, una piacevole sorpresa e, con il regalo in mano, gioiosi, siamo più propensi a proseguire, qualsiasi sia la strada.

Rodari parla infatti di “ risveglio ideologico dell’errore”.

personalmente trovo bellissima l’idea del risveglio.

Mi rimanda immediatamente a qualcosa che è rimasto sopito a lungo, troppo lungo.

Un po’ come Biancaneve o la Bella Addormentata nel Bosco che, finalmente, dopo l’inaspettato bacio, quello del risveglio, appunto, cambiano completamente strada e vivono felici e contente e, non solo loro, ovviamente…

Dobbiamo all’errore, infatti, e solo a lui, se abbiamo la possibilità di percorrere strade diverse e se, lungo quelle strade, abbiamo l’opportunità di vedere, scoprire e inventare paesaggi sempre nuovi, reali, fantastici o anche solo immaginati…