Supermercati, pubblicità, giochi, televisione…il Natale sembra davvero alle porte anche se ormai spogliato del suo significato originario.
I bambini ne sentono tutta l’attesa e in classe aleggia già nell’aria…
Attività in classe
La leggenda dell’albero di Natale (cl I/III)
La leggenda dell’albero di Natale può essere letta dall’insegnante o dagli stessi bambini.
Per i più piccoli è prevista un’attività di scrittura di parole e per i più grandi una serie di domande per la comprensione del testo.
Problemi del menù natalizio (cl.III/V)
per la risoluzione dei problemi sono richiesti il calcolo frazionario e le equivalenze; tutti i problemi hanno la tavola di controllo per l’autoverifica.
Presentare la grammatica attraverso giochi ed esperimenti; il piacere della scoperta fa tutto il resto…
Nella Psicogrammatica, documento rimasto inedito per decenni, M.Montessori presenta in modo compiuto la sua prospettiva glottodidattica.
M.Montessori individua un periodo sensitivo del linguaggio all’interno del quale il bambino piccolo, per semplice esposizione, attraverso la mente assorbente, fa proprio ciò che capta.
L’apprendimento consiste nel portare a livello di coscienza quanto recepito in modo naturale, mettendo ordine a parole e frasi, sempre in modo riconducibile all’esperienza diretta dei bambini.
Nei primi due anni della scuola primaria l’approccio alla riflessione linguistica avviene principalmente mediante esperienze senso-motorie e giocose: la differenza tra azioni diverse, quali ad esempio bagnare e asciugare, avviene in modo diretto con l’utilizzo di acqua e straccio o attraverso i “comandi”- apri la finestra; chiudi la finestra-; il piano dell’astrazione viene introdotto in un secondo momento attraverso il ricchissimo materiale proposto nelle scatole grammaticali secondo un processo inverso rispetto a quello iniziale e socializzante.
Quello delineato nella Psicogrammatica, è un percorso di riflessione e analisi che porta i bambini all’individuazione deinove simboliche rappresentano le nove parti del discorso operando, così come diceva M.Montessori un’analisi simbolica.
I simboli sono raggruppati in tre gruppi:
–famiglia del nome (sostantivi, articoli, aggettivi e pronomi)
La stella dell’analisi logica di M.Montessori si rivela uno strumento estremamente efficace per riflettere sulla funzione delle parole all’interno della frase .
Predicato e soggetto sono sulla stessa linea del complemento oggetto perchè direttamente collegati.
Intorno a loro la stella si arricchisce dei complementi indiretti.
La frase da analizzare viene riscritta in autonomia e ritagliata nei sintagmi che la compongono.
Partendo dal riconoscimento del predicato, con il supporto del materiale, mano a mano, tutti i sintagmi vengono collegati ai rispettivi complementi.
una guida operativa completa su come usare il metodo Montessori in classe. Coprono tutti gli aspetti dello sviluppo del bambino e sono validati dalla Fondazione Montessori Italia. Questo album è dedicato alle attività di lettura e grammatica per i primi anni della scuola primaria.
Un libro per leggere e per fare aspettando Natale. Dalla a alla zeta ogni lettera richiama una parola e ogni parola richiama il Natale. Dalle lettere dell’alfabeto prendono forma le parole, dalle parole le storie e dalle storie i giochi, i disegni e i colori. Un libro tutto da leggere e giocare. Il libro è scritto in stampato maiuscolo, ma presenta l’alfabeto nei quattro caratteri principali e introduce alla scrittura in corsivo.
Con Maria Montessori anche la grammatica acquista un sapore diverso. Inizia con una favola che si svolge in un paese fantastico: quello delle parti del discorso dove i bambini incontreranno tutti i personaggi delle parti del discorso…
Per una grammatica concreta; ogni parte del discorso un simbolo: nomi, pronomi, verbi, aggettivi, avverbi, articoli, preposizioni, congiunzioni, interiezioni.
Quelle che il ragionier Bianchi, spesso in trasferta per lavoro, ogni sera raccontava alla figlia al telefono per la durata di un gettone.
Oggi il telefono a gettoni nessuno lo conosce più, ma il fascino di quelle storie, brevi e divertenti, educative ma mai pedanti, rimane sempre intatto.
Una morale che non cade mai dall’alto, ma che arriva dritta dove deve forse proprio perché sempre accompagnata dalla risata o dalla forza del paradosso.
Come non leggere, raccontare o ascoltare in questa giornata in cui tutti parlano di gentilezza, la favola de “Il paese senza punta?”
Strano che per riflettere sulla bellezza, sulla necessità e sul calore che un semplice piccolo gesto gentile porta con sé abbiamo ormai bisogno di una giornata dedicata…
La gentilezza parte dai piccoli gesti, un sorriso, uno sguardo o una mano protesa; perché così rara?
Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi Bertold Brecht
Forse però riflettere aiuta e Bertold Brecht aveva indubbiamente ragione.
In realtà però sono quasi sempre quelle degli eroi le storie ad essere raccontate con più frequenza e maggior ardore…
E se è vero che la figura dell’eroe, solo e vincente contro tutti, è esaltante è anche vero che difficilmente ci sentiamo eroi.
Così finiamo per sentirci sempre più piccoli e a guardare gli eroi con gli occhi all’insù.
L’eroe non è la norma, è l’eccezione.
E nella norma invece cosa troviamo?
Se sappiamo guardarci intorno e soffermarci su ciò che accade, forse possiamo ancora ritrovare molti gesti gentili.
E un gesto gentile è capace di moltiplicarsi all’infinito.
Chi riceve un gesto gentile, ne percepisce tutto il benessere ed è più portato a fare un gesto gentile nei confronti di qualcun altro.
Molte sono le persone che con un semplice gesto gentile hanno fatto la differenza dando vita ad un contagio positivo in grado di invertire il senso di marcia …
Attività in classe
Parlare e sperimentare la gentilezza, ogni giorno, non solo il 13 Novembre.
Molti sono i giochi e infinite le proposte da fare.
Quella che presento, è la lettura di sette storie di gentilezza realmente accadute; storie di gentilezza fatte da persone comuni che hanno saputo contagiare e unire altre persone , dando vita a grandi cambiamenti.
Tra le storie presentate c’è quella del cuoco che abbandona il suo ristorante e apre una cucina sociale, quella del libraio che regala i libri ai bambini e quella dell’anziana signora che apre il suo giardino per dare rifugio agli animali abbandonati.
Storie per riflettere e rielaborare e fare, a nostra volta, la differenza.
Attraverso i materiali di sviluppo da lei stessa ideati, Maria Montessori ha tracciato la strada per condurre i bambini verso sempre nuove sperimentazioni ed esperienze.
Sperimentazioni ed esperienze che, attraverso la mano intelligente, sono in grado di strutturare in modo via via più dettagliato e preciso il pensiero cognitivo.
La torre rosa, la scala marrone, le barre rosse.
Con il loro ripetuto utilizzo i bambini operano fondamentali esperienze relative alle misure e ai pesi fino anche ad intuire la statica di piccole costruzioni.
Le aste numeriche; lunghe, colorate, sempre adorate dai bambini; metterle in scala, riconoscerne il numero e stabilire equivalenze concrete verificandone le lunghezze, un’attività irrinunciabile.
Esperienze concrete, autonomia e senso di autoefficacia.
I materiali chiamano e i bambini, liberamente, li scelgono sperimentandoli con viva curiosità.
Le lettere smerigliate, le nomenclature, le scatole grammaticali e quelle dei comandi.
Ogni materiale si presta all’utilizzo presentato dall’insegnanti e ad altri ancora personalmente individuati dai bambini.
La lettura sboccia in modo autonomo e la scrittura si perfeziona gradualmente attraverso le numerose attività scelte sempre liberamente.
Aritmetica e geometria vanno di pari passo e l’una definisce meglio l’altra.
Perle, triangoli costruttori, il triangolo diviso e i cerchi delle frazioni; il materiale della banca, i francobolli , le tavole forate e la tavola gialla…
Il sistema decimale con le sue gerarchie e i passaggi da una all’altra, così come il concetto di equivalenza si palesano in modo evidente davanti agli occhi dei bambini e passando dalle loro mani, strutturano idee e concetti.
Attività in classe
In aggiunta a tutti i materiali di sviluppo ho rielaborato e realizzato lo strumento ideato da Camillo di Bortolato per le equivalenze arricchendolo della classica nomenclatura tipica montessoriana.
Lo strumento permette di scoprire e conoscere attraverso una precisa serie di nomenclature le diverse scale di misura, corredate di marche, nomi e valori.
Utilizzo della nomenclatura
Si compone la scala di misura desiderata seguendo la tavola di controllo; lunghezza, massa o capacità.
Alle marche si associano le rispettive nomenclature e i valori numerici rispetto all’unità di riferimento.
Si individuano multipli e sottomultipli.
Utilizzo dello strumento
Con le tessere in legno si compone la scala di misura sull’apposito supporto.
Nello spazio in basso si associa il nome intero della marca, la sua nomenclatura.
Con le carte dei numeri, si compone il numero di cui si vuole trovare l’equivalenza posizionandolo sulla scala di misura.
Attraverso il semplice spostamento della finestra nella nuova posizione richiesta dall’equivalenza si ottiene il risultato.
Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente
che gli consenta di svilupparsi liberamente”
Maria Montessori
Dopo aver lavorato con il materiale concreto alla scoperta delle aree di rettangoli, triangoli, parallelogrammi e trapezi, i bambini cominciano a lavorare in modo autonomo con giochi e attività non solo per continuare la riflessione iniziata, ma anche per memorizzare le formule e prendere dimestichezza con le procedure.
A questo scopo possono essere proposte attività di associazione tra figure e formule che va oltre la presentazione di una scheda o il rimando ad un cartellone.
Il gioco delle aree e delle formule risponde proprio a questo scopo; prendere in mano un cartellino con una formula, leggerla ed associarla ad una di più figure date, significa riflettere nuovamente sulla figura, ritornare con la mente all’esperienza concreta, ricordare, rielaborare e, finalmente, associare.
La collaborazione tra mano e mente permette dunque una cognitivizzazione di quanto si va facendo con la mano. Il legame tra mano e mente, punto imprescindibile della pedagogia montessoriana, è molto stretto: l’una tocca e l’altra impara in un perfetto rapporto sinergico e nello stesso tempo armonico.
Nella stessa ottica pedagogica, rientra a pieno titolo anche il gioco del Tangram, il cui utilizzo facilita la riflessione geometrica grazie alla piacevole esperienza concreta che la accompagna.
Il Tangram può essere introdotto attraverso la lettura della leggenda cinese che accompagna la storia delle sua origine e successivamente utilizzato per esplorarne le figure e le forme che possono nascere dalle diverse combinazioni, proprio come fa il ragazzo della leggenda.
Il tangram può anche essere facilmente realizzato dai bambini con cartoncino rigido e conservato per attività e giochi individuali.
Oltre alla leggenda, è possibile scaricare anche il modello per la realizzazione autonoma del Tangram.
Attività in classe
Il tangram: dalla presentazione della leggenda alla costruzione del gioco.
Il Tangram è un antico gioco cinese composto da sette pezzi chiamati “tans”, che possono essere combinati per formare una varietà infinita di figure.
Il Tangram ha origini affascinanti nella Cina del XIX secolo, ma ha viaggiato attraverso il tempo e lo spazio per diventare un gioco amato in tutto il mondo.
La parola “Tangram” deriva dall’espressione cinese “qi qiao ban,” che significa “la lavagna dei sette tans.”
Descrizione del Gioco: Il Tangram è composto da sette pezzi geometrici, chiamati tans, che possono essere combinati per creare forme diverse, tra cui animali, figure umane, lettere e molto altro. I tans sono un quadrato (1), un parallelogramma più grande (2), un parallelogramma più piccolo (3), e quattro triangoli di diverse dimensioni (4, 5, 6, 7).
Obiettivo del Gioco: L’obiettivo del Tangram è utilizzare tutti e sette i pezzi per ricreare una figura data senza sovrapposizioni. Ciò richiede pensiero spaziale, abilità geometriche e un pizzico di creatività.
Regole del Tangram:
Tutti i sette pezzi devono essere utilizzati.
I pezzi non possono sovrapporsi.
I pezzi possono essere ruotati, o capovolti , ma devono rimanere all’interno del perimetro della figura data.
Il Tangram non è solo un gioco divertente, ma offre anche numerosi benefici educativi: aiuta a sviluppare le abilità spaziali, la risoluzione dei problemi, i concetti geometrici e la creatività.
Tra i tanti materiali descritti e presentati da Maria Montessori in Psicoaritmetica e Psicogeomrtria, un posto di rilievo spetta anche al materiale giallo per lo studio delle aree che, come sempre, dà avvio ad un percorso all’insegna della meraviglia e della scoperta.
La scatola del materiale per le aree comprende quattro rettangoli che evidenziano il passaggio da quello non misurabile secondo la superficie, a quello suddiviso secondo un’unità di misura scelta: il quadrato.
L’area del rettangolo risulta così facilmente calcolabile attraverso il conteggio, ma anche come il risultato moltiplicazione della misura della distanza tra la base e l’altezza.
Partendo dal rettangolo, attraverso scomposizioni e ricomposizioni, i bambini scoprono in maniera semplice, naturale e concreta l’area del triangolo, del parallelogramma e del trapezio.
Il materiale è facilmente riproducibile con del cartoncino rigido che permetta una facile manipolazione da parte dei bambini.
Con Maria Montessori anche la grammatica acquista un sapore diverso.
Inizia con una favola che si svolge in un paese fantastico: quello delle parti del discorso: lì i bambini incontrano un principe con i suoi aiutanti, un sole rosso che fa splendere tutte le cose ed una luna color arancio che lo fa risaltare ancor di più; incontrano anche ponti verdi che indicano direzioni e treni dai vagoni speciali in grado di connettere ogni cosa.
Personaggi dalle forme geometriche e colori.
Ogni parola, una forma e un colore.
I giochi linguistici e le attività con le scatole grammaticali si alternano ad altre attività che rinforzano e rinnovano di volta in volta la riflessione sulle parti del discorso.
Attività in classe
Raccontare la favola delle parti del discorso di Maria Montessori, rappresenta un modo semplice, veloce e intuitivo per far entrare i bambini nel mondo della grammatica e per far scoprire loro scoprire tutte le parti del discorso.
La favola si svolge nel paese delle parti del discorso ed è governato da un principe.
Ogni personaggio rappresenta una parte del discorso ed è raffigurato da una forma che ne ricorda in qualche modo la funzione.
Il triangolo, figura stabile per eccellenza, è il nome ( principe); il cerchio rosso, il sole, e il sole, per antonomasia, è movimento ed energia e rappresenta il verbo; i ponti rappresentano passaggi, attraversamenti e direzioni (preposizioni); e la luna rilucente enfatizza l’energia del verbo.
E poi ancora articoli, pronomi e interiezioni.
Ad ognuno la sua forma, il suo colore e la sua funzione.
Grazie alla favola inizia la riflessione sulla lingua che da implicita si fa esplicita e consapevole.
I modi proposti da Maria Montessori per riflettere sulla lingua sono tantissimi a partire dai primi giochi fatti insieme sul tappeto all’analisi delle frasi fatta con l’associazione del simbolo alla parola-funzione fino alle scatole grammaticali che introducono in forma approfondita le parti del discorso.
Alla prima scatola, dedicata al nome e all’articolo, ne seguono altre sette: la scatola dell’aggettivo, del verbo, della preposizione, dell’avverbio, del pronome, della congiunzione e dell’interiezione.
molti altri possono essere gli spunti e le idee per ampliare e variare le attività di riflessione linguistica, mantenendo intatta la struttura montessoriana.
Il domino della grammatica, ad esempio, è un’attività che può essere completata da soli o in compagnia e prevede l’associazione di parole ai simboli grammaticali precedentemente presentati.
Un libro che parte dalla narrazione della favola per condurre, passo dopo passo, attraverso giochi e attività, alla scoperta della grammatica. Un libro per leggere e per fare ricco di attività e spunti didattici.
L’autunno è ormai arrivato e i profumi e i colori che ci avvolgono si arricchiscono di sfumature e diverse intensità.
Le foglie cadono e scricchiolano sotto i piedi; l’aria si fa più frizzante e le giornate assolate lasciano spazio a giornate un po’ più buie, ma non per questo meno belle.
Gianni Rodari in una poesie dedicata all’autunno dopo aver indugiato con lo sguardo tutto intorno va oltre, indugia tra le pieghe dell’anima alla ricerca di ciò che non svanisce mai…
Vien l’autunno dalla montagna ed ha odor di castagna. Vien l’inverno dai ghiacciai e nel suo sacco non ha che guai. C’è ancora una lucertola sul muro, c’è ancora un geranio sul balcone. C’è ancora, ancora un po’ di primavera: ne resta sempre un poco tutt’inverno e a chi la sa trovare tanta gioia può dare. Gianni Rodari
Attività in classe
Tra le passeggiate, le raccolte e le osservazioni molte sono le attività che possono nascere dalla pluralità di stimoli che ne provengono.
Dalle nomenclature, alle leggende fino alle scherzose attività di Halloween.
Un albero è talmente tante cose che per spiegarlo questo libro ha avuto bisogno di quattro persone: una poetessa, due illustrataci e un biologo. Un albero, infatti, fa molte cose diverse e per questo può essere guardato da tanti occhi diversi.
Scoprire le differenze e le particolarità dei triangoli è una condizione necessaria per poterne fare una prima classificazione in modo autonomo.
Il percorso di scoperta e di classificazione dei triangoli è sicuramente possibile se fatto con materiale concreto studiato e organizzato per focalizzare l’attenzione e favorire la riflessione di volta in volta su aspetti e particolarità differenti.
L’utilizzo ripetuto del materiale concreto precede sempre la risoluzione dei problemi, ma può anche affiancarla laddove la concretezza possa indicarne la via con la ricercata certezza.
La serie dei triangoli colorati prevede la presentazione di nove problemi, ognuno contrassegnato da un colore diverso, riguardanti angoli e perimetri.
I problemi presentano difficoltà diverse: con o senza calcolo frazionario, con o senza equivalenze…
La tavola di controllo permette la verifica autonoma dell’attività svolta, ma anche un percorso guidato grazie anche alla soluzione ragionata che può essere seguita passo dopo passo.
Non si può fare matematica senza fare esperienze che conducano a scoperte.
La didattica della matematica passando da Maria Montessori a Emma Castelnuovo si è fatta sempre più osservabile e “replicabile” che astratta. Come? Attraverso la concretezza.
Lavorare con le mani, costruire, osservare con sempre maggiore attenzione, porsi domande e fare ipotesi è sicuramente un approccio didattico che permette ai bambini di fare esperienze significative e di lavorare in profondità su concetti matematici importanti e fondamentali.
Concetti matematici che rappresenteranno poi le basi su cui continuare a costruire altri concetti matematici in un processo virtuoso di autocostruzione delle proprie conoscenze, solide e stabili nel tempo.
Attività in classe
Materiale concreto per la costruzione di figure piane, ma anche strisce di carta, bastoncini o qualsiasi altro materiale utile allo scopo.
Righelli e goniometri alla mano, per misurare e confrontare.
La nomenclatura dei triangoli dà ai bambini la possibilità di svilupparla concretamente operando, attraverso la sistematizzazione dei cartellini, raggruppamenti e mappe da arricchire con figure rappresentative realizzate con i materiali più diversi.
Creare momenti da dedicare alla riflessione linguistica, all’arricchimento lessicale, all’analisi dei verbi o alla risoluzione di problemi è sicuramente fondamentale per favorire la costruzione autonoma degli apprendimenti e per favorirne la consapevolezza metacognitiva.
Non sempre però ciò avviene in modo spontaneo e spesso la richiesta rischia di diventare un’imposizione; come fare in modo che bambini e bambine scelgano liberamente di dedicarvisi?
Spesso abbinare un’esperienza piacevole, come la raccolta di frutti, foglie, stecchi, muschi e di tutto ciò che la Natura sa offrirci, rappresenta il punto di inizio per moltissime altre attività: degustazioni, (quando possibili) osservazioni, scoperta e riconoscimento di odori e profumi, percezioni di colori e sfumature…
W l’autunno rappresenta davvero un’occasione davvero speciale per farlo.
Ritrovare in qualche modo un’esperienza concreta e piacevole sugli scaffali di classe tra le proposte di attività, è sicuramente un modo per rivivere quella stessa esperienza, arricchita o da arricchire, con nuove storie, curiosità, colori, numeri e parole…
disegno di Fabio Sironi su Italo Calvino, per il @Corriere
Io credo questo: le fiabe sono vere.
Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e una donna, soprattutto per la parte della vita che appunto è il farsi di un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto; l’amore incontrato prima di conoscerlo e subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza ed al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste…” (Italo Calvino, Introduzione a “Fiabe Italiane”, 1956, vol.I, p.XVIII).
Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985) , ha raccolto e rielaborato in un’unica opera , “Fiabe Italiane“, moltissime fiabe regionali appartenenti alla nostra tradizione popolare.
La raccolta, pubblicata nel 1956 comprende, nella sua versione completa, ben duecento fiabe selezionate da una vasta varietà di fonti che restituiscono fedelmente una panoramica ricca e diversificata delle tradizioni popolari italiane. Ogni fiaba apre una piccola finestra su un aspetto unico e particolare della cultura italiana e della narrativa tradizionale.
Calvino nella sua narrazione non utilizza le forme dialettali tipiche di ogni fiaba ma sceglie uno stile unico, fiabesco e moderno allo stesso tempo secondo una prospettiva narrativa contemporanea.
La straordinarietà dell’opera sta sicuramente non solo nello sforzo progettuale e nell’ eccellenza narrativa, ma anche nella di capacità di aver saputo sapientemente preservare, valorizzare e rielaborare la ricchezza della cultura popolare italiana, contribuendo allo stesso tempo alla discussione su temi universali attraverso una prospettiva unica.
Attività in classe
“Gallo Cristallo” è una delle tante fiabe tratte dalla raccolta di Italo Calvino; è una fiaba marchigiana che diverte e cattura l’attenzione ma che si presta anche a divertenti drammatizzazioni in classe che possono liberamente seguire la narrazione.
La fiaba narra di un gallo di nome Cristallo che scopre dopo il ritrovamento casuale di una lettera di essere stato invitato alle nozze di Pollicino.
Nella lettera vengono ben specificati anche gli altri invitati: la Gallina Cristallina, l’Oca Contessa, l’Anatra Badessa e l’Uccellino Cardellino.
Il gallo si mette in cammino e, uno ad uno trova tutti gli invitati, anzi uno di più: il lupo.
La storia si chiude con un lieto fine grazie all’astuzia del più piccolo e fragile degli invitati, Uccellino Cardellino.
I bambini sono il nostro modello. Abbracciano la scoperta e la meraviglia . Apprendono in modo naturale. Queste sono qualità preziose che dovrebbero essere nustrite e stimolate tutta la vita. Ole Kirk Kristiansen
Ole Kirk kristiansen, inventore dei Lego.
Oggi il marchio da lui creato è uno dei più conosciuti.
La sua storia, non è però una storia semplice; è una storia fatta di coraggio, tenacia e creatività, ma anche di attenzione all’innovazione e disponibilità all’ascolto e al cambiamento in una visione che si lancia ben oltre il momento presente.
I suoi mattoncini affascinano da sempre grandi e piccini da ormai novant’anni ed hanno raggiunto un tale grado di perfezione e specificità da consentire anche la costruzione di modelli molto complessi.
Perché non usarli anche a scuola per giochi matematici?
Attività in classe
Dalla presentazione della storia del famoso inventore, ai giochi geometrici o di calcolo fatti direttamente con i mattoncini sui banchi o su un tappeto, il passo è breve ma racchiude tutta la voglia di giocare, leggere, scoprire, inventare e sperimentare.
Perché allora non usare i mattoncini per esercitazioni matematiche?
Nella sua favola del paese delle parti del discorso Maria Montessori affianca l’immagine del verbo ad un grande sole rosso che irradia energia e fa muovere tutte le cose.
Molte altre sono le attività da lei proposte per concretizzare la funzione del verbo: i giochi verbali da fare sul tappeto, le scatole dei comandi, le storie, le attività pratiche quotidiane.
Il verbo permea e sottende ogni cosa che facciamo, che pensiamo, che programmiamo; l’enfasi che poniamo sulla sua funzione all’interno della frase contribuisce ad incrementarne l’analisi e la riflessione.
Dall’analisi grammaticale con i nove simboli delle parti del discorso, alla stella dell’analisi logica fino allo studio sistematico delle coniugazioni, il verbo, anche a livello percettivo, appare sempre come protagonista: sole rosso e centro propulsore .
Attività in classe
Un’attività per concretizzare lo studio delle coniugazioni è quella delle scatole del verbo.
Le scatole sono tre: due per le coniugazioni proprie ed una comprensiva delle tre coniugazioni.
La scatola presentata nel video è quella relativa alla coniugazione propria del verbo avere.
La scatola è suddivisa in scomparti per i modi finiti e per i modi indefiniti e comprende una serie di cartellini con le voci verbali.
Ogni cartellino, una voce verbale da leggere, analizzare e sistemare nel giusto scomparto.
La tavola di controllo permette l’autoverifica dell’attività.
“Il ragno e l’uva”
Un esercizio importante per riflettere sulla rete di relazioni semantiche e sintattiche che nascono dal verbo è il cloze.
L’attività proposta presenta una favola di Leonardo Da Vinci dalla quale sono state eliminate le forme verbali ed una favola senza verbi non ha storia, non ha colore e non ha tempo…
L’esercizio spinge quindi verso una riflessione del verbo e successivamente mira alla ricostruzione della favola tramite l’inserimento dei verbi presentati a parte.
L’attività può proseguire con l’analisi grammaticale delle voci verbali.