Semi di saggezza

Spolette dei colori per educare il senso visivo alla discriminazione cromatica

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Le spolette offrono ai bambini la possibilità di familiarizzare con il mondo colori mettendo ordine a ciò che la mente assorbente va acquisendo in maniera spontanea e naturale.

Le informazioni “assorbite” necessitano di essere ordinate perché il bambino possa davvero farle proprie passando da un approccio puramente sensoriale ad un approccio, sempre sensoriale, ma caratterizzato da un ordine ben preciso.

Proprio questo è il principio di fondo su cui poggia tutta l’educazione sensoriale di M.Montessori.

Maneggiare le spolette richiede cura, così come ordinarle seguendo la gradazione dei colori.

Le scatole delle spolette sono tre: la prima serie contiene tre coppie di spolette dei tre colori primari – blu, rosso e giallo – per un totale di sei elementi; la seconda contiene undici coppie di spolette – i tre colori primari più altri – per un totale di ventidue elementi; la terza contiene sessantatré spolette – sette spolette di varia tonalità per ogni colore.

Maneggiando le spolette dei colori, poco a poco, i bambini allenano l’occhio a cogliere differenze a riconoscere e diversificare.

Originariamente le spolette fatte realizzare da M.Montessori non erano come quelle che conosciamo oggi: erano fatte con finissimi fili di seta colorata avvolti intorno a piccole bobine di legno.

In quel caso per maneggiare le spolette il bambino doveva mettere in gioco cura, attenzione e concentrazione sia per non smuovere il filo che per non sporcarlo.

La delicatezza della seta e la sua scarsa resistenza nel tempo, hanno poi indotto ad una modifica del materiale originario che è divenuto così come oggi lo conosciamo.

La nomenclatura dei colori, anche quella più fine e particolareggiata, può accompagnare, in epoche successive a quelle della prima presentazione, le singole spolette dando concretezza ai nomi.

Attività in classe: colori primari e secondari

Tabelline, attività e giochi di memorizzazione- per autocostruire conoscenze e competenze

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“La prima premessa per lo sviluppo del bambino è la concentrazione. Il bambino che si concentra è immensamente felice “.
Maria Montessori

Non si può parlare di tabelline, senza avere la percezione concreta del loro sviluppo.

Tabellina dunque come costruzione.

Costruzione fatta con le perle, come schieramento e conteggio;

costruzione con il decanomio per un approccio “geometrico”;

costruzione con la prima tavola della moltiplicazione.

costruzione come addizione ripetuta, facilmente visualizzatile con le catene dei numeri

Tabelline dunque non come semplice memorizzazione, ma come approccio concreto con il numero.

Numero che, attraverso il materiale, passa attraverso le mani ed “entra” nella mente.

Numero che si tocca e si osserva, numero che si conta, si aggiunge, si toglie, si moltiplica, numero che e che si fa via via sempre più grande o sempre più piccolo.

Numero che affascina.

E mentre si tocca, si osserva, si conta e ci lascia affascinare, la mente compie il suo continuo lavoro di sviluppo e concettualizzazione per schemi successivi sempre più complessi.

Quelli appena accennati sono passaggi obbligati per una matematica non solo montessoriana, ma che voglia legarsi alla realtà e all’esperienza diretta dei bambini.

Fare con le mani aiuta la concentrazione e la rinforza.

Mani, occhi e mente sono simultaneamente impegnanti.

I bambini seguono il ritmo di lavoro delle mani e si concentrano materializzando forme e schemi.

La memorizzazione è solo il passaggio successivo e può avvenire in modo divertente e sempre nel rispetto della libera scelta da parte dei bambini.

In classe ho predisposto una serie di attività che i bambini possono liberamente scegliere per esercitarsi, riflettere e memorizzare in modo autonomo e responsabile.

Possono farlo individualmente o associandosi liberamente in coppie e nei piccoli gruppi.

Negli scaffali della matematica possono trovare:

il memory delle tabelline

la tombola delle tabelline

il cerchio delle tabelline

i quadrati della moltiplicazione

la tavola delle tabelline

le serie di numerazioni da abbinare al materiale delle perle

i domino delle tabelline

le strisce delle tabelline.

Costruzione delle strisce delle tabelline:

bastano poche cose e tutte di recupero; strisce di cartone della larghezza di circa 8cm e tappi di plastica delle confezioni in brick, compresa la parte con l’avvitatura.

Con la colla a caldo si incollano su ogni striscia 10 tappi.

All’interno della parte a vite, direttamente sul cartone, si scrive la successione delle tabellina, e sul tappo il risultato.

L’attività consiste nello svitare tutti i tappi della striscia della tabellina, mischiarli e avvitarli di nuovo rispettando la successione numerica della tabellina che dà il nome alla striscia.

“Perdere tempo” per guadagnarne

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Quello che sembra tempo perso è, in realtà, il modo più idoneo per favorire l’apprendimento e la crescita degli alunni

Scuola : il termine deriva dal lat. schŏla (dal gr. scholé), che in origine significava (come otium per i latini) tempo libero, piacevole uso delle proprie disposizioni intellettuali, indipendentemente da ogni bisogno o scopo pratico.

Scuola , dunque, come il tempo della riflessione, dell’attenzione, dello scambio dialogico che, partendo dall’atteso imprevisto, come risorsa preziosa, penetra nei nuclei fondanti delle discipline; non è tempo che corre. È Scholè.

Quanto ci siamo persi di tutto questo?

La scuola di oggi sembra governata dal mito della velocità: programmi, obiettivi, rispetto dei tempi…

un affannoso susseguirsi di cose e proposte, tra bambini più performanti e meno performanti.

Forse tutti, insegnanti, genitori, educatori, dovremmo fermarci e chiederci:

Quanto sono disposto a rallentare, a perdere il tempo, per ritrovarlo come apprendimento reale?

Nel terzo millennio abbiamo assistito ad un radicale cambiamento comunicativo: messaggistica veloce, social, mail.

Le parole si restringono; la caratteristica comunicativa è la velocità.

Velocità di trasmissione, velocità di lettura e di risposta.

Poche le parole.

Meno attenzione alle parole e al loro peso.

Cosa mettere sui piatti della bilancia?

Se sopra il primo piatto mettiamo i vantaggi, velocità, efficacia, efficienza…cosa mettere sull’altro?

Senz’altro una minore attenzione, una maggiore solitudine emotiva.

Manca il calore dell’abbraccio, dello sguardo, della ricerca reciproca, il peso della parola….

Sembra che tutti dobbiamo rapportarci con un’unica misura: il tempo.

Tutto è e deve essere veloce e tutti dobbiamo essere “multitasking” e performanti.

La bilancia non è in equilibrio; questa è un’evidenza.

Efficacia, efficienza e velocità non portano necessariamente ad un ben-essere.

E più ci si avvicina al periodo adolescenziale e più il disequilibrio si fa evidente.

I ragazzi del terzo millennio, evidenziano infatti una fragilità emotiva maggiore rispetto al passato e maggiori sono le loro vulnerabilità psicosociali.

Di contro, mostrano una maggiore apertura mentale, una maggiore sensibilità nei confronti dei diritti umani, della tutela e della sostenibilità ambientale.

Maria Montessori, e in tempi oggi ormai lontani, era perfettamente consapevole della delicatezza e della “salvaguardia” del momento adolescenziale per la costruzione del sé e molti sono i suoi scritti che riguardano proprio questa fase di sviluppo: l’adolescente è un neo-nato sociale, è il futuro uomo, è già nato, c’è, ma ancora deve formarsi e sta all’adulto prendersene cura.

M Montessori parla dell’adolescenza come di un periodo particolarmente sensibile all’interno del quale prendono forma e si sviluppano i sentimenti giustizia e di dignità personale, i caratteri più nobili dell’essere umano, che preludono all’uomo come “essere sociale”.

E se molto M.Montessori ha dedicato all’infanzia, molto ha dedicato all’adolescenza riconoscendola come la fase maggiormente critica dello sviluppo; e se la criticità fisica, con il cambiamento puberale e la tempesta ormonale, è la più evidente, risulta “

"ancor più critica dal punto di vista psicologico. É l’età dei dubbi e delle esitazioni; delle emozioni violente, dello scoramento: talvolta si osserva persino una diminuzione delle capacità intellettuali”(Dall’infanzia all’adolescenza; M.Montessori).

É nel periodo adolescenziale che si cerca il proprio posto nel mondo, staccandosi dalle principali figure di riferimento per riuscire a trovare il proprio posto nel mondo.

Ma l’essere umano non è fatto per stare solo e M.Montessori, proprio per questo, aveva pensato principalmente a rafforzare e rendere viva e concreta la dimensione sociale specie in età adolescenziale.

Sicuramente anche oggi, nel terzo millennio, M.Montessori continuerebbe ad investire, anzi forse ancora in misura più forte e pregnante, sul valore della socialità, del lavoro cooperativo e della condivisione, quali strumenti d’eccellenza per la formazione personale e la partecipazione sociale

Stare insieme per costruire e condividere.

Ideare progetti e realizzarli.

Abbandonare il multitasking e ri-concentrarci sull’essenzialità, sulla preziosità e sull’unicità del tempo.

Non per farlo correre, ma per trattenerlo e assaporarlo.

Scegliere il dialogo come strategia didattica, la parola, con tutta la sua forza, come mezzo.

Andare in controtendenza e scegliere di investire sul dialogo, un dialogo fatto di parole attente per trovare un punto di incontro e connetterci in modo davvero consapevole e non virtuale.

Dare uno scopo alle proprie parole, comunicare per dire, scrivere per raccontare e trovare, proprio mentre si racconta, un nuovo centro.

Scrivere per cambiarci, parola dopo parola.

Dialogare, leggere, scrivere…il bambino al centro, l’adolescente al centro.

Al centro con le proprie parole che si legano necessariamente a quelle dell’altro.

Due mondi che si toccano e che, toccandosi, toccano un’altra infinità di mondi in un movimento caleidoscopico.

Nessun tempo può considerarsi perso se speso con e per la parola.

Ritornare alla parola, come punto di partenza e per ri-partire insieme, socialmente e dialogicamente.

Cambiamento educativo e sociale; il pensiero di M.Montessori

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"Chiunque di noi sia interessato a questioni universali, come quella della pace, della ricostruzione dell’umanità, non può che aderire al pensiero montessoriano, inteso come un pensiero cosmopolita, attento alle differenze, al dialogo tra i popoli, al progresso e al futuro del mondo. In questo senso non possiamo non dirci montessoriani, al di là della specificità del metodo e delle sue applicazioni nel contesto scolastico o nell’educazione"     Una vita per l'infanzia, Valeria Rossini

Oggi più che mai, con la guerra negli occhi e l’incertezza nel cuore, è necessario rileggere le parole di M.Montessori.

Per farlo non dobbiamo certo essere insegnanti montessoriani, dobbiamo semplicemente credere e volere un cambiamento di rotta verso un mondo diverso.

Ed ogni cambiamento non può che necessariamente partire dal basso, dall’inizio: dal bambino.

Valeria Rossini, professoressa associata di PedagogiaGenerale e Sociale all’Università di Bari, è autrice di un interessante libro sul M.Montessori.

Uno dei tanti, ma che regala uno sguardo un po’ diverso.

L’autrice racconta del suo “incontro” con il pensiero di M.Montessori durante gli studi universitari, come di un vero e proprio rapimento.

Si è sentita rapita e trascinata da quella straordinaria donna che, per tutta la vita, ha seguito con determinazione e coraggio i propri ideali sociali, educativi e professionali; una donna che ha lottato per la propria autorrealizzazione in un mondo ancora interdetto alle donne.

Una donna che ha saputo delineare con forza un cambiamento radicale in campo educativo ribaltando le concezioni del tempo mettendo il bambino al centro.

E il mettere il bambino al centro, non è semplicemente uno slogan, come oggi spesso sembra essere diventato, ma è un riconoscimento enorme di fiducia e rispetto nei suoi confronti.

Fiducia nelle sue potenzialità di sviluppo nel rispetto di particolarità, differenze e unicità; una fiducia che non si nutre di stereotipi o aspettative.

Una fiducia che genera cambiamento e offre una visione nuova del futuro.

Una missione quella di M.Montessori e con lei, di tutti gli insegnanti, i genitori e gli educatori: orientare il bambino «verso la costruzione di un mondo giusto, democratico, inclusivo e pacifico».

La psicogrammatica di Maria Montessori

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perché la grammatica non è un libro

 Nella Psicogrammaticadocumento rimasto inedito per decenni, M.Montessori presenta in modo compiuto la sua prospettiva glottodidattica.

M.Montessori individua un periodo sensitivo del linguaggio all’interno del quale il bambino piccolo, per semplice esposizione, attraverso la mente assorbente, fa proprio ciò che capta dall’ambiente circostante.

L’apprendimento consiste nel portare a livello di coscienza quanto recepito in modo naturale, mettendo ordine a parole e frasi, sempre in modo riconducibile all’esperienza diretta dei bambini.

Nei primi due anni della scuola primaria l’approccio alla riflessione linguistica avviene principalmente mediante esperienze senso-motorie e giocose: la differenza tra azioni diverse, quali ad esempio bagnare e asciugare, avviene in modo diretto con l’utilizzo di acqua e straccio o attraverso i “comandi”- apri la finestra; chiudi la finestra-; il piano dell’astrazione viene introdotto in un secondo momento attraverso il ricchissimo materiale proposto nelle scatole grammaticali secondo un processo inverso rispetto a quello iniziale e socializzante.

Quello delineato nella Psicogrammatica, è un percorso di riflessione e analisi che porta i bambini all’individuazione dei nove simboli che rappresentano le nove parti del discorso operando, così come diceva M.Montessori un’analisi simbolica.

I simboli sono raggruppati in tre gruppi:

famiglia del nome (sostantivi, articoli, aggettivi e pronomi)

famiglia del verbo (verbi e avverbi)

aiutanti (congiunzioni, preposizioni, interiezioni)

Gli elementi della famiglia del nome hanno forma triangolare, quelli della famiglia del verbo hanno forma circolare, mentre gli aiutanti hanno ciascuno una forma propria irregolare .

La famiglia del nome rappresenta la solidità e la sicurezza, la famiglia del verbo indica la dinamicità e il cambiamento:

Il nome è ben simboleggiato da quel triangolo equilatero nero fermamente piantato e immobile; mentre il verbo è ben rappresentato dal cerchio rosso che, come il sole, non si ferma mai e irradia la sua forza animando la materia.

La scelta delle forme per le parti del discorso non è dunque casuale: i triangoli, equilateri o isosceli (non scaleni) sono stati scelti per dare l’idea di stabilità , il cerchio per dare l’idea del cambiamento costante.

Anche la dimensione attribuita alle forme ha un senso preciso e varia a seconda del ‘carico’ semantico: il triangolo più grande è quello del nome, il cerchio più grande è quello del verbo.

Per la presentazione dei simboli delle parti del discorso può essere utilizzato il materiale in 3d dei solidi che, ad esempio, contribuisce a concretizzare la solidità del nome attraverso la piramide e la dinamicità del verbo attraverso la sfera che rotola

Per le attività in classe oltre alle scatole grammaticali, possono essere utilizzati moltissimi materiali.

Striscia grammaticale :unisce alla simbologia l’analisi delle parole sperimentata con le scatole grammaticali

grammatica per simboli con tavola di controllo: esercitazioni di analisi per simboli con tavola di controllo. I simboli possono essere disegnati, colorati e plastificati per un’uso ripetuto o semplicemente disegnati sulle parole che si vanno analizzando.

M.Montessori e i piani di sviluppo

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«La mano è quell’organo fine e complicato nella sua struttura, che permette all’intelligenza non solo di manifestarsi, ma di entrare in rapporti speciali con l’ambiente» M. Montessori

 

M. Montessori individua quattro diversi piani di sviluppo che si succedono durante la crescita di ogni individuo:

1-infanzia ( 0-3, 3-6 anni)

2-fanciullezza (6-12 anni)

3-adolescenza (12-18 anni )

4-giovinezza ( 18-24 anni)

Per ognuno di questi periodi, delinea un preciso progetto educativo teso a sviluppare le potenzialità del soggetto in via di sviluppo.

I periodi individuati evidenziano cambiamenti tanto forti ed evidenti che“…taluni psicologi, esagerando nell’intento di chiarire il concetto, hanno asserito che la crescita è una successione di nascite”(M.Montessori, “Educazione per un mondo nuovo”)

Le differenze tra queste fasce di età sono abissali , ma l’approccio montessoriano è sempre unico: quello del fare.

Fare per comprendere e capire, fare per riflettere e creare, fare per cambiare e generare.

I materiali di sviluppo e la matematica-attività in classe

I materiali di sviluppo sono progettati per sviluppare la mente matematica generando strutture cognitive via via più complesse.

I materiali di sviluppo rappresentano infatti, un vero e proprio ponte materiale fra le astrazioni necessarie allo sviluppo intellettuale e le mani.

L’utilizzo delle mani non è fine a se stesso, ma chiama in causa più sensi contemporaneamente.

Attraverso i materiali, i bambini lavorano in modo totalmente coinvolgente con strutture visibili riconoscendo schemi, forme e regolarità.

Una matematica concreta, visibile e intuibile.

Una matematica fatta di perle colorate , di serpenti positivi e negativi, di francobolli e telai.

Una matematica che invita a contare, a trovare in modo sperimentale e concreto strategie di calcolo veloce.

Una matematica che piace e che attrae.

Dopo un percorso sperimentale di questo tipo è possibile guidare i bambini a esplicitare le strategie per il calcolo veloce applicate in modo naturale e intuitivo guidandoli all’estrapolazione delle proprietà matematiche sottese.

Il libro stampabile de “Le proprietà delle quattro operazioni” può diventare una strumento da affiancare ai materiali di sviluppo in uso per dare nomi precisi a schemi e strategie.

Per una didattica dell’errore-M.Montessori e G.Rodari

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Per crescere e imparare senza il peso della perfezione e dell’infallibilità

"... il bambino lavora da sé al proprio perfezionamento. La strada giusta gli é indicata non solamente dagli oggetti che adopera, ma altresì dalla possibilità di riconoscere da solo i propri errori per mezzo di questi oggetti”.M.Montessori

Nella pedagogia montessoriana l’errore, il Signor Errore, riveste un ruolo di eccellenza ed è considerato una preziosa opportunità per imparare.

L’errore non viene caricato di significati che non gli appartengono, non viene nascosto, cancellato o demonizzato, ma semplicemente accolto e sperimentato in modo assolutamente naturale.

Attraverso l’utilizzo dei materiali, sempre autocorrettivi, i bambini sono capaci di riconoscere l’errore e di correggerlo in autonomia.

L’autocorrezione non è mai una mera trascrizione in forma corretta di qualcosa che non lo era, ma implica necessariamente una riflessione sull’errore stesso che ci rimanda ad una percezione cognitiva diversa da quella di partenza.

L’individuazione e la correzione autonoma, così come l’assenza di giudizio da parte dell’adulto, permettono ai bambini di crescere liberi non solo dal giudizio altrui, ma anche dai condizionamenti e dai pregiudizi che ne derivano…

Permette anche la crescita libera dal proprio giudizio interiore, giudizio che si genera attraverso l’immagine di sé che ritorna dall’esterno verso l’interno, esattamente come riflessa in uno specchio, dando vita a sensi di colpa e di inadeguatezza.

Il senso di fiducia in sé e nelle proprie capacità si sviluppa principalmente proprio grazie al rapporto che il bambino crea con l’errore .

Grazie al senso di fiducia nelle proprie capacità e al livello di autostima che ne derivano, il bambino sarà portato a provare e a sperimentare soluzioni e possibilità sempre nuove e creative in modo sereno ed efficace.

“Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli”»G.Rodari

Nella prefazione scritta da G.Rodari per “Il libro degli errori” emerge l’essenza dell’ alta considerazione che G.Rodari ha dell’errore:

“Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa.”

Nel libro degli errori, il Prof. Grammaticus ha il compito di vigilare sul buon uso della grammatica salvandola dagli errori che la travolgono, ma ha cuore, passione e sensibilità. a guidarlo…

Il professore, infatti, è sempre pronto ad ascoltare, a riflettere, a capire e, cosa più importante, ad offrire soluzioni divertenti e creative.

Il pdf. Grammaticus è la voce di Rodari ; una voce che ci dice, pagina dopo pagina, che l’errore è prezioso e che sa offrire prospettive inaspettate.

L’errore non è mai un limite, ma piuttosto un regalo, una piacevole sorpresa e, con il regalo in mano, gioiosi, siamo più propensi a proseguire, qualsiasi sia la strada.

Rodari parla infatti di “ risveglio ideologico dell’errore”.

personalmente trovo bellissima l’idea del risveglio.

Mi rimanda immediatamente a qualcosa che è rimasto sopito a lungo, troppo lungo.

Un po’ come Biancaneve o la Bella Addormentata nel Bosco che, finalmente, dopo l’inaspettato bacio, quello del risveglio, appunto, cambiano completamente strada e vivono felici e contente e, non solo loro, ovviamente…

Dobbiamo all’errore, infatti, e solo a lui, se abbiamo la possibilità di percorrere strade diverse e se, lungo quelle strade, abbiamo l’opportunità di vedere, scoprire e inventare paesaggi sempre nuovi, reali, fantastici o anche solo immaginati…

Rodari fa rima con Munari: difficile e complicato

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«Un bambino che impara che il cielo non è sempre e solo blu è un bambino che probabilmente in futuro saprà trovare più soluzioni creative a un problema, che sarà più pronto a discutere e a non subire» – Bruno Munari

Rodari e Munari un sodalizio creativo di una fertilità travolgente.

Un binomio fantastico.

Due grandi artisti, con le parole e con le immagini, ma un unico nuovo grande modo di guardare le cose del mondo.

Un modo di guardare che non si ferma di fronte all’apparenza o al dato descrittivo, ma che va ben oltre innalzandosi fino al fantastico innescando dinamiche narrative sempre nuove.

Libertà fantastica ed evocativa della parola e libertà creativa e immaginifica del segno grafico; entrambe, a testimonianza di come i liberi accostamenti di immagini, segni e parole, anche se puramente casuali, abbiano lo straordinario potere di far alzare i piedi da terra a grandi e piccini per allargarne gli orizzonti, le visuali e le prospettive.

Appare chiaro che questo sforzo immaginifico, libero e creativo, non è mai fine a se stesso, ma riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo del pensiero autonomo.

“Complicare è facile, semplificare é difficile.

Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’é in più della scultura che vuol fare. Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura? Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. Eppure quando la gente si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: “questo lo so fare anche io”,  ntendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie. In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: “quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte”.

Bruno Munari

tratto da:“Lezioni di creatività”

Lettera ai bambini

Bambini, imparate a fare cose difficili 

È difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi che si credono liberi.

di Gianni Rodari

 tratta da Parole per giocare

La Psicogrammatica e la grammatica intuitiva

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I gradi dell’aggettivo

« Il nome è come una mamma, che da un lato tiene in braccio il bimbo piccolo (l’articolo), dall’altro conduce per mano la figlia maggiore (l’aggettivo). Se ci sono molti aggettivi, si dividono un po’ qua e un po’ là, rispetto al nome. Se invece hanno lo stesso significato, si prendono per mano, si congiungono». Maria Montessori, Psicogrammatica,

Psicogrammatica, psicoaritmetica e psicogeometria, racchiudono l’essenza di tutta la pedagogia montessoriana che non risponde alla logica dei saperi disciplinari, ma al nuovo modo di vedere il bambino come protagonista e costruttore del proprio sapere.

Ed è propio attorno al modo di operare dei bambini e attorno al funzionamento della loro psiche, che M.Montessori costruisce tutta la sua filosofia pedagogica.

Una vera rivoluzione per l’epoca ( e, forse, ancora oggi! ); educazione non più come trasmissione di saperi, ma come risposta alla richiesta di soddisfazione di bisogni.

Bisogno di linguaggio, di numeri e di forme .

Non ci sono nozioni, ma processi da attivare in modo che ciò che il bambino possiede in nuce possa venire fuori attraverso attività giocose e movimento.

La soddisfazione personale della scoperta renderà così piacevole conoscere che, come il sasso gettato nello stagno, attiverà processi sempre più complessi, ampi e articolati.

Nello specifico, anche per quanto riguarda l’analisi della lingua, M.Montessori parte dal presupposto che il bambino possieda una grammatica intuitiva.

Compito dell’insegnante è solo quello di sollecitarne la riflessione attraverso l’azione.

A questo scopo, Maria Montessori struttura attività e materiali in modo che il bambino possa agire cognitivamente attraverso l’esperienza.

Accanto ai giochi linguistici e di movimento ( che appassionano molto i bambini rendendoli immediatamente consapevoli), ” apri, chiudi, scrivi, salta, disegna, cerca una matita blu, scrivi con una matita rossa…”, ci sono materiali e attività pensati perché la riflessione linguistica passi dall’occhio, alla mano e alla mente in un circolo virtuoso di esperienze concrete che, accumulandosi , creano consapevolezze, conoscenze e competenze.

É il caso delle scatole e dei simboli grammaticali e di tutte le attività che strutturate che utilizzano il medesimo principio pedagogico- didattico.

III scatola grammaticale

I gradi dell’aggettivo qualificativo

L’attività è strutturata secondo la metodologia montessoriana.

Lo svolgimento dell’attività permette al bambino di sperimentare , attraverso la manipolazione del materiale, la funzione dei diversi gradi dell’aggettivo.

Il materiale è autocorrettivo ed è scaricabile anche in formato accessibile per DSA

Parte di attività relativa allo sviluppo del superlativo relativo

Parte di attività relativa allo sviluppo del superlativo assoluto

La pace è un’utopia? Gino Strada

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“Lavorare insieme per un mondo senza guerra è la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni future”

Gino Strada

Gino Strada, “chirurgo di guerra” come amava definirsi, fondatore di Emergency, vincitore del Right Livelihood Award 2015 , il premio Nobel alternativo per la Pace sintetizzava il suo credo con una bellissima frase di Albert Einstein: “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”.

La pace è un’utopia?

E cos’è l’utopia?

Semplicemente qualcosa che ancora non c’è…

Oggi più che mai le parole di Gino Strada mi ritornano alla mente e sulle labbra.

E le cerco, voglio leggerle e assaporarle di nuovo e vorrei che davvero lo facessero tutti.

Sono un chirurgo.
Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti nel mondo. Ho operato molti bambini colpiti dalle cosiddette “mine giocattolo”: grandi come un pacchetto di sigarette, sparse nei campi e dall’aspetto famigliare, pronte a esplodere non appena un bimbo incuriosito le tocchi e inizi a giocarci… mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Piccoli che restano ciechi e senza braccia. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime, e l’aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee. Perché, chi paga il prezzo della guerra? Per la stragrande maggioranza gli innocenti. La guerra non significa altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione.
È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano? Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. È vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare”. (…). “La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.L’abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione”. (…). “Lavorare insieme per un mondo senza guerra è la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni future”.

Discorso pronunciato al Parlamento svedese fondatore di Emergency,in occasione del  "Right Livelihood Award"“

Attività per la correttezza ortografica- e o è?

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“PER INSEGNARE BISOGNA EMOZIONARE. MOLTI PERÒ PENSANO ANCORA CHE SE TI DIVERTI NON IMPARI”.
(MARIA MONTESSORI)

L’attività è strutturata per facilitare la comprensione e il corretto utilizzo di e/ congiunzione ed è/verbo.

Il materiale strutturato allo scopo comprende due carte con le immagini di riferimento, i cartellini con i nomi e gli aggettivi e la tavola di controllo.

Le immagini

Il carrello per aggiungere nomi e aggettivi
La macchina per trasportare nomi e aggettivi

Presentazione:

Si posizionano le immagini sul piano di lavoro e si mostra ai bambini come abbinare nomi e aggettivi:

-si leggono i cartellini cercandone due “abbinabili” (es. il gatto- felino/l’acqua-il vino)

-si posizionano ai lati della macchina che trasporta o ai lati del carrello che aggiunge

-tra i due cartellini, si lascia un passaggio per la macchina o per il carrello

Abbinamento dei cartellini alle immagini di riferimento

-Si verificano gli abbinamenti tramite la tavola di controllo

-Si rilegge quanto fatto facendo scorrere l’auto o il carrello verso il basso

video tutorial dell’attività: “e o é?”

“e o è? “- Il materiale:

Fiabe e leggende dal mondo

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 «Io credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo» Gianni Rodari 

Ogni fiaba ha il magico potere di condurre il lettore alla scoperta di tesori sempre nuovi.

Che sia un piccolo o grande lettore, poco importa; il viaggio e la scoperta sono garantiti.

Bruno Bettelheim (1903 – 1990) nel suo saggio Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, fa un’analisi estremamente interessante della fiaba:

«La fiaba, mentre intrattiene il bambino, gli permette di conoscersi, e favorisce lo sviluppo della sua personalità. Essa offre significato a livelli così diversi, e arricchisce l’esistenza del bambino in tanti modi diversi, che non basta un solo libro a rendere giustizia della quantità e della varietà dei contributi apportati da queste storie alla vita del bambino»

Secondo lo studioso, infatti, la fiaba rappresenta una risorsa importantissima per permettere al bambino  di elaborare, affrontare e riflettere sulle proprie reali difficoltà senza sentirsene investito in prima persona e offre la possibilità agli educatori di tramettere valori e messaggi positivi attraverso l’immedesimazione empatia con i personaggi.

Ma non non si tratta solo di immedesimazione empatia; la fiaba comunica con il solito linguaggio del bambino, quello della fantasia; ne cattura l’attenzione, lo diverte, lo sorprende, ne suscita emozioni, interesse e curiosità… ogni messaggio così trasmesso diventa efficace sia perché vissuto emozionalmente sia perché perfettamente in sintonia con la mente del bambino. il loro interesse e stimolano la loro attenzione: è questo dunque il migliore mezzo che hanno gli educatori per comunicare con i bambini, per trasmettere loro dei messaggi positivi. e utilizzando il solito linguaggio del bambino, quello della fantasia, sembra avere una via comunicativa Non solo ne utilizza il suo solito linguaggio, quello della fantasia, ma essendo al di fuori del tempo e dello spazio, gli consente. la fiaba si fa anche veicolo di riflessione per i grandi temi che riguardano l’intera umanità il potere di permettere consentire l’elaborazione tramite l’identificazione con i personaggi e la partecipazione emotiva, di affrontare ed elaborare le reali difficoltà della propria e della comune esistenza.

Tre fiabe per entrare in nuove e diverse dimensioni:

Quello della fiaba è un viaggio che non si fa mai da soli: i suoi personaggi , fantastici e non, ci accompagnano verso il nuovo.

Asia, Oceania e Africa.

Ad ognuno la sua.

Asia-Il fiore delle sincerità

Oceania-Il canguro Bohra

Africa-Come gli animali ebbero le code

Carnevale- il testo teatrale

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Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco (Victor Hugo)

Comunicare ed esprimere le proprie emozioni è indubbiamente più facile attraverso con l’interpretazione e la drammatizzazione di personaggi teatrali.

Favorire la drammatizzazione a scuola significa dedicare cura alle emozioni del singolo e del gruppo, valorizzare le differenze individuali e l’espressività in tutte le sue forme, verbali e non.

L’esperienza teatrale stimola gli apprendimenti indirizzando e canalizzando le energie creative ed alimenta il senso estetico ed artistico.

Immaginazione, improvvisazione, creatività ed espressività , elementi tipici del lavoro teatrale, sono elementi portanti anche per la scoperta e la gestione delle proprie emozioni, anche di quelle più nascoste; è un modo con cui bambini e bambine si rapportano con la parte più intima di loro stessi senza uscire “allo scoperto” imparando a dialogare con la loro parte più intima, a conoscersi, formarsi e a rapportarsi con gli altri prendendosi essenzialmente cura di sé e del proprio percorso di crescita.

Anche Maria Montessori riconosceva alle attività teatrali una grande valenza educativa e formativa proprio in quanto “ambiente protetto”.

Recitare e drammatizzare significa dare espressione viva alla propria individualità in piena libertà.

La valenza delle attività teatrali realizzate anche in contesti scolastici non è infatti tanto il prodotto finale, ma l’insieme dei processi e il percorso che ogni membro del gruppo compie e vive su di sé in prima persona.

Drammatizzare è dunque uno dei tanti modi per sperimentare e mettersi in gioco per esplorare sé e gli altri.

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Attività in classe

Dalla tradizione letteraria e popolare italiana tanti sono gli spunti per mettere in scena piccole drammatizzazioni teatrali.

Dalla lettura teatrale de testo e la messa in scena del testo molti sono i processi attivati.

Eccone solo pochi esempi:

-la rielaborazione deI testo teatrale

-la realizzazione delle immagini sceniche

-la ricerca di musiche suoni e rumori

-l’interazione con il gruppo

-la gestione delle emozioni

“Gli occhiali di Arlecchino”

Una rima per ogni occasione-Bruno Tognolini

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LEZIONE POETICA DI BRUNO TOGNOLINI PER GENITORI, INSEGNANTI, STUDENTI, BIBLIOTECARI, LIBRAI, E VARIO POPOLO DEI LETTORI

“Poesia deriva dal verbo greco poièo, che significa “fare”.

 La poesia è “fare”, la poesia FA.

Fa ridere, piangere, capire, intuire, comprare, votare, pregare, innamorare, arrabbiare, sfocare la rabbia…”

In ogni sua forma, testuale, video, audio o musicale, ogni giorno, la poesia ci accompagna , ci sorregge e ci supporta …

Ci fa ridere, ci fa piangere, ci fa cantare o ci consola creando un momento di magica empatia non tra persone, ma tra qualcosa che fisicamente non c’è, ma che si sente forte e presente, ed è portatore di grande energia.

Le rime e le filastrocche per bambini (fantastiche per gli adulti) rappresentano un capitolo stupendo della poesia, che non è certo minore, ma al contrario talmente forte e potente da accompagnare ogni bambino ed ogni bambina nel suo personale percorso di crescita.

Ogni poesia ha il potere di parlare ad un numero infinito di bambini e bambine, ma in un modo davvero singolare: chi la legge e chi la ascolta la trova perfetta per sé, come scritta per appositamente per sé.

Ed è così che le filastrocche e le poesie affondano le loro radici e fanno crescere e germogliare emozioni e riflessioni.

E per dirla come G.Rodari, chi ha detto che per crescere e imparare non ci si possa divertire?

In questo sito si trovano approfondimenti e strumenti di lavoro , testi e immagini sulle scritture di trent’anni di Bruno Tognolini

Bruno Tognolini-poeta per bambini e per vecchi

Dallo scaffale di classe:

Attività in classe

In questi giorni capita, purtroppo, di non essere tutti insieme in classe e di trovarci un po’ qui e un po’ al di là di uno schermo.

Chi con qualche linea di febbre e chi in attesa di terminare la quarantena.

“Filastrocca della buona guarigione” di B.Tognolini accomuna tutti in un sentire comune e lo fa in un modo leggero e singolare.

La filastrocca può offrire al gruppo importanti spunti di riflessione, ma anche essere analizzata dal punto di vista poetico.

Il bambino competente

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“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente” 

M. Montessori

Già alla nascita il bambino possiede tutte le risorse necessarie per edificare il futuro uomo attraverso il sistematico sviluppo di tutte le sue facoltà grazie ad innate direttive interiori.

Oltre un secolo fa, prima ancora che le neuroscienze potessero essere in grado di darne conferma, M. Montessori considerava la mente infantile come regolata da un diverso funzionamento rispetto a quella adulta.

La mente infantile, secondo M.Montessori, ha infatti la capacità di crescere e svilupparsi assorbendo in maniera estremamente naturale tutto ciò che l’ambiente offre.

Questa convinzione la portò a delineare le linee di una vera e propria rivoluzione educativa che non faceva più del bambino un mero oggetto educativo, ma il centro intorno al quale  doveva strutturarsi il processo educativo stesso.

Fu così che M.Montessori iniziò a creare ambienti strutturati, curati, ordinati e a misura di bambino per garantirne non solo la massima autonomia, ma anche la medesima risposta di cura, ordine e attenzione ai particolari.

L’ordine delle cose e l’ordine della mente.

Mano che riordina, mente che struttura.

Binomi inscindibili, ma non sufficienti a garantire la costruzione autonoma degli apprendimenti e lo sviluppo completo delle potenzialità di tutti.

M.Montessori strutturò infatti materiali scientificamente progettati per favorire lo sviluppo dei sensi e  guidare i bambini e le bambine nella autonoma costruzione dei propri saperi e delle proprie competenze nel rispetto dei loro tempi.

Ambiente, materiale e… maestri .

M.Montessori si preoccupò anche della  formazione di migliaia di maestre perché potessero dare vita al suo metodo a supporto di tutti i bambini e di tutte le bambine nel loro individuale e responsabile percorso di crescita.

E la rivoluzione ebbe inizio.

In tempi recenti, il neuropsicologo, pediatra e studioso del metodo Montessori, Steve Hughes, a seguito di ricerche e sperimentazioni, ha riconosciuto ad attività e materiali montessoriani, il potere di contribuire alla formazione di un sistema neurale forte ed efficiente.

Il ripetuto utilizzo dei materiali favorisce infatti lo sviluppo di tutte quelle capacità (di movimento, di attenzione, di concentrazione, di espressione della  volontà e di prontezza sensoriale)  che giocano un ruolo centrale nello sviluppo delle strutture cognitive.

I principi montessoriani che secondo il famoso neuropsicologo contribuiscono al potenziamento di specifiche funzioni cerebrali e che contribuiscono all’espandersi dello sviluppo cognitivo, sono così riassumibili:

  1. Movimento e apprendimento sono strettamente collegati; il movimento può migliorare la capacità di pensare e imparare;
  2. L’apprendimento e il benessere sono facilitati quando ci si sente protagonisti delle proprie scelte; 
  3. S’impara meglio è l’ interesse a spingere;
  4. Dare giudizi, anche positivi, siano premi o voti, ha un impatto negativo sulla motivazione a intraprendere autonomamente un’ attività in assenza di premio o  voto
  5. La collaborazione con i compagni può ulteriormente stimolare l’apprendimento, generando confronto o imitazione;
  6. Contesti significativi e autentici portano ad apprendimenti più efficaci rispetto a quelli raggiunti in contesti astratti;
  7. Specifiche modalità di comportamento degli adulti , insegnanti e non, sono associate a risultati migliori nei bambini e nelle bambine